L'agricoltura italiana ha un grande bisogno di innovazione genetica, per motivi commerciali, ambientali e tecnici. La sfida dell'ecosostenibilità del settore è enorme: bisogna produrre di più e meglio, consumando meno suolo e meno acqua, meno fertilizzanti e meno prodotti chimici per la difesa delle piante. Risolvere un'equazione così complessa con tante variabili non è affatto semplice. Ma dalle tecnologie di genome editing possono arrivare risposte importanti per un'innovazione a misura dell'agricoltura Made in Italy. Questo il punto di partenza del convegno sul tema organizzato oggi a Roma, nella Sala Aldo Moro della Camera, da Cia-Agricoltori Italiani e Fondazione EYU.
Le nuove opportunità offerte dalla ricerca vegetale sono straordinarie. Il genome editing o editing genomico è un metodo che permette di selezionare caratteristiche migliorative delle piante senza introdurre tratti estranei alla pianta stessa, come avviene invece per gli OGM - si è detto nel corso dei lavori -. Questa tecnologia sembra cucita proprio sull'agricoltura italiana: la selezione delle piante, con questa metodologia, non intacca né la qualità né la tipicità delle nostre produzioni e delle nostre varietà locali, perché al di là del carattere desiderato non tocca null'altro del genoma della pianta.
L'introduzione di tecniche di miglioramento genetico, tra l'altro, potrà rivelarsi utile a sviluppare piante più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici. Per coltivazioni tipiche dell'agricoltura italiana, ad esempio, questo vuol dire ridurre l'uso di pesticidi in viticoltura introducendo per via genetica la resistenza a funghi parassiti nella vite o anche aumentare la tolleranza alla siccità nel grano duro.
Il genome editing - sottolineano Cia e Fondazione EYU - dimostra che tradizione e innovazione possono andare a braccetto, anzi che il ricorso all'innovazione può permetterci di mantenere le nostre varietà tradizionali e la nostra competitività sui mercati, aumentando al contempo sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tanto più che l'editing è una tecnologia semplice e di facile utilizzo che non richiede grandi investimenti, quindi ideale per essere sfruttata sia dalla ricerca pubblica che dalle piccole imprese.
E' fondamentale ora garantire l'accessibilità alle nuove tecnologie in Europa e in Italia - è emerso in chiusura del convegno - a patto che l'UE modifichi l'attuale normativa, distinguendo nettamente queste metodologie dagli OGM, anche per evitare di introdurre tempi e costi di autorizzazione tali da impedirne lo sviluppo.
Sono intervenuti ai lavori il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino; il presidente del Conaf Andrea Sisti; il presidente della commissione Agricoltura della Camera Luca Sani; Michele Morgante, Francesco Marangon e Antonio Massarutto dell'Università di Udine. Ha portato i suoi saluti la vicepresidente della Camera Marina Sereni, mentre le conclusioni sono state affidate al viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero.

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Agricoltura, Cia e Fondazione EYU: con innovazione genetica Made in Italy piu' forte e sostenibile
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