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Agritech: la vera sfida tecnologica per l'agricoltura del futuro sara' la gestione di Big Data

Si è svolto ieri a Milano il terzo e conclusivo workshop facente parte di un progetto che SDA Bocconi ha avviato lo scorso anno e che la vede impegnata a fianco di diverse realtà del settore primario.

Si tratta di un programma di formazione manageriale, finalizzato a trasferire competenze, strumenti e tecniche per la gestione ottimale di un'impresa agricola: una nuova proposta formativa della prestigiosa Università Bocconi di Milano, rivolta agli imprenditori che desiderano fare un salto di qualità.



Oltre al corso, coordinato da Vitaliano Fiorillo (in foto qui sopra), SDA Lecturer, il progetto ha incluso alcuni momenti di approfondimento su aspetti cruciali del fare impresa agroalimentare oggi, quali la riqualificazione paesaggistica, gli aspetti finanziari e l'agritech, oggetto quest'ultimo del workshop conclusivo.



Insieme a esperti provenienti da diversi settori, dall'informazione ai macchinari agricoli, dalla ricerca all'energia, fino al sementiero e alle tecnologie per la selezione della qualità in post-raccolta, il workshop ha indicato le sfide inerenti alla produzione di cibo e gli strumenti che sono oggi a disposizione per affrontarle.


Sopra: Vitaliano Fiorillo insieme ai relatori. Sotto: l'aula



Se da una parte, infatti, l'agricoltura assorbe molte risorse naturali, dall'altra è la prima a soffrire per i mutamenti climatici. In uno scenario di sovrappopolazione, le sfide ambientali si fanno sempre più critiche; guardare con diffidenza all'innovazione tecnologica potrebbe compromettere la possibilità stessa, per l'umanità, di sopravvivere.

Dopo un'introduzione alle sfide sistemiche da parte del dott. Fiorillo, una panoramica sui principali ambiti di innovazione in agricoltura è stata proposta da Rossella Gigli, direttrice di FreshPlaza, la quale ha ricordato l'etimologia greca del termine "tech" per evidenziarne la connotazione di un sapere al servizio del fare. La tecnologia sta coinvolgendo tutti gli ambiti del settore agricolo: dagli elementi fondamentali (suolo, acqua, luce), fino ai fattori competitivi (costi della manodopera, tecniche di conservazione, logistica).


Rossella Gigli

La sfida futura, sulla quale tutti i relatori hanno concordato, sarà tuttavia quella di gestire una mole esponenzialmente crescente di dati e informazioni provenienti da fonti diverse, spesso non strutturati (Big Data), che possono costituire, se "riorganizzati" mediante metodi analitici specifici, una chiave interpretativa fondamentale per supportare non soltanto diversi tipi di analisi, ma anche per conferire alle imprese facoltà "predittive" circa fenomeni in rapida evoluzione.



Si pensi per esempio al TIM-Tractor Implement Management - illustrato da Paolo Ghislandi, direttore per la comunicazione di SDF (uno dei principali produttori mondiali di trattori e macchine agricole).


Paolo Ghislandi

Se tale sistema oggi consente il dialogo tra il mezzo trainato dal trattore e il trattore stesso, un domani (nel Farming 4.0) potrà trasferire dati e informazioni a tutto il macrocosmo (sistemi per l'irrigazione, esigenze di difesa delle colture, magazzini di stoccaggio e lavorazione, ditte sementiere, etc.) e finanche a tutto l'indotto (dealers. contractors, etc.) che circonda le lavorazioni in campo.



Stessa cosa, come emerso dall'intervento di Alessandra Stella, direttore scientifico del PTP-Parco Tecnologico Padano - sta avvenendo in progetti UE (es. SPACE2ID) basati sulla sinergia tra il settore aerospaziale e molti altri comparti, come quelli energetico, logistico, della mobilità o agricolo: anche qui l'eterogeneità dei dati (e si pensi a quante differenti unità di misura vengono impiegate in agricoltura nei diversi Paesi!) risulta il vero ostacolo da superare, ma anche la vera opportunità; perché solo la gestione accurata delle informazioni raccolte e la loro standardizzazione secondo metriche condivise potrà consentire di rispondere a esigenze di sostenibilità, efficienza energetica, tutela della biodiversità e molto altro.


Alessandra Stella

Anche in Syngenta, uno dei principali attori dell'agro-industria mondiale che lavora ogni giorno al fine di "sviluppare il potenziale delle piante al servizio della vita" (secondo il claim aziendale), la gestione di Big Data sta diventando una delle principali problematiche. La testimonianza di Stefano Ramella (R&D Head Italy per Syngenta) non ha lasciato dubbi. Egli ha sottolineato quanto sia diventato importante non solo il prodotto finito, ma soprattutto come ottenerlo.


Stefano Ramella

I mutamenti climatici in atto, infatti, e le sfide che essi pongono all'agricoltura, sono talmente rapidi che altrettanto celeri e precise devono diventare le risposte. Come farlo? Certamente le nuove tecniche genetiche (si pensi al CRISP Cas-genome editing) consentiranno interventi mirati e risultati in tempi più brevi rispetto all'ibridazione classica, ma solo la gestione e l'analisi dei dati raccolti in tutto il mondo da diverse fonti potranno consentire di precorrere i fenomeni e di impostare dunque per tempo le risposte più adeguate (non solo nel miglioramento varietale, ma anche nei prodotti chimici al servizio dell'agricoltura).



Altrettanto sensibili alla raccolta ed elaborazione di Big Data sono le aziende multiutility, come LGH Group, operante in prevalenza nel sud della Lombardia. L'AD, Massimiliano Masi, ha sottolineato che l'efficienza energetica può ottenersi solo attraverso la comprensione del dato energetico, tanto per le città più densamente abitate, quanto per le realtà agricole.


Massimiliano Masi

Queste ultime possono avvalersi utilmente delle stesse metodiche sviluppate per il concetto di Smart Cities, dove sensori e altri dispositivi di misurazione collocati nelle aree abitate forniscono le informazioni di base per la comprensione di criticità ed esigenze e per lo sviluppo di servizi mirati. Tali tecnologie, sebbene sviluppate per l'ambito urbano, sono state sperimentate anche in imprese agricole, generando interessantissimi risparmi (€ 1.600 di minori costi per ettaro!).

In conclusione dei lavori, Luca Montanari, vicepresidente Unitec, ha elencato le tante variabili in gioco nel commercio della frutta. Anche in questo caso, se non si parte dalla standardizzazione di ciò che sarebbe altrimenti caotico e imponderabile, non si può sperare di avere successo. I gusti dei consumatori cambiano e hanno le loro peculiarità per ogni mercato; gli utilizzi potenziali della frutta sono diversi e non sovrapponibili (dal consumo fresco, al trasformato, dal frutto più morbido a quello più consistente, più dolce o acidulo, etc.).



Unitec mette ordine nel disordine, grazie a tecnologie di selezione della qualità esterna e interna dei prodotti ortofrutticoli che consentono risparmi, efficienza e segmentazione dell'offerta (due video su aziende cilene che esportano ciliegie e mirtilli in Cina hanno fornito una testimonianza in tal senso). Soprattutto, lo sguardo dell'innovazione tecnologica è rivolto non solo alle esigenze delle imprese, ma anche al "cliente del cliente", cioè alla soddisfazione del consumatore finale, sovrano incontrastato di qualsiasi commercio di successo.


Luca Montanari

Insomma, chi più "vede" il dato (e tanto più Big, tanto meglio, potremmo dire!), più "prevede" le strategie future, offrendo risposte adeguate, efficaci e tempestive. Una dote quasi divina, come prerogativa divina era la "techne" degli antichi Greci. Le sfide che ci attendono, del resto, richiedono non comuni capacità.

Clicca qui per il video integrale del workshop (inizio al minuto 14:00 - Non sono però inquadrate le slide, NdR).

Fonte: La Redazione
Data di pubblicazione: