I prodotti ortofrutticoli generano maggiori margini nel settore retail
Maryla Masojada di Trade intelligence.
L'anno scorso il valore del settore alimentare sudafricano è stato stimato a circa 32,572 miliardi di euro; anche alcuni prodotti non alimentari sono compresi nella valutazione.
"Ogni singolo rivenditore avrà la sezione dei freschissimi collocata nelle proprie zone strategiche di attenzione nei prossimi 12-18 mesi" ha detto Masojada, aggiungendo che, nel settore di vendita al dettaglio, c'è stato un aumento nell'assegnazione di spazio a scaffale e superfici per i prodotti ortofrutticoli in Sudafrica.
In parte, ciò è guidato dai consumatori e dalla loro maggiore consapevolezza riguardo la salute sia a livello locale che internazionale. "Ho sentito qualcuno dire che dobbiamo ricordarci che ammalarsi è costoso".
L'altro motivo per una tale attenzione ai prodotti ortofrutticoli è che i rivenditori ottengono margini maggiori da tali prodotti, che non da quelli non alimentari. "Il mercato del convenience è altamente competitivo e il nostro settore retail lo è di conseguenza" ha dichiarato Masojada, indicando che i rapporti dei presunti enormi margini di profitto ottenuti dai rivenditori alimentari e non del Sudafrica sono esagerati. Per capire dove si trova un margine bisogna osservare l'intera catena del valore. "E' un settore altamente competitivo che riduce i prezzi e, di conseguenza, fa precipitare i margini dei rivenditori alimentari".
Al contrario di altri beni di consumo come apparecchi elettronici ed elettrodomestici, la catena di fornitura ortofrutticola è largamente locale, e questo fornisce ai rivenditori più spazio di manovra. Come Masojada ha riportato durante la sua presentazione al PMS: "I rivenditori sudafricani si stanno concentrando per diventare specialisti nel locale, sfruttando al tempo stesso le economie a livello regionale, nazionale e internazionale".
La frutta e la verdura dipendono in particolare dalla gestione della catena del freddo, dalla logistica e dall'efficienza nella catena di approvvigionamento in generale. Al momento l'investimento nella catena di fornitura è massiccio, soprattutto perché i rivenditori sudafricani continuano ad espandersi nell'Africa meridionale. "Le efficienze nella catena di fornitura sono l'ultima frontiera - ha continuato Masojada - e chiunque le infranga sarà il leader del futuro. Se si riesce nell'impresa, i margini arriveranno".
Alcune catene alimentari hanno deciso il percorso dell'integrazione verticale, acquisendo grossisti e ri-distributori di frutta e verdura a monte, mentre gli altri acquistano localmente, direttamente dagli agricoltori regionali o negoziando ogni mattina nei mercati agricoli locali.
In termini di punti vendita, Masojada ha fornito cifre della presenza di rivenditori sudafricani in tutta l'Africa. Nel 2010 Shoprite Holdings possedeva 207 negozi in tutto il continente, che nel 2016 sono saliti a 380. Anche tutti gli altri rivenditori hanno aperto più punti vendita: il gruppo Spar nel 2010 ne aveva 100 e ora ne conta 147; il Pick n Pay Group è salito da 90 a 122; Woolworths Holdings ne aveva 90 in tutta l'Africa l'anno scorso.
La redditività dei margini è sempre più interessata da pratiche di sostenibilità in agricoltura che hanno anche un impatto positivo sul vitale aspetto di continuità dell'offerta. "Il prezzo sarà sempre un problema, ma ci possono essere risultati fenomenali in caso di collaborazione tra rivenditore e fornitore. L'allineamento strategico nel lungo periodo è assolutamente critico".
Per maggiori informazioni:
Maryla Masojada
Trade Intelligence
Tel.: +27 31 303 2803
Email: [email protected]
Web: www.tradeintelligence.co.za
Testo e traduzione FreshPlaza. Tutti i diritti riservati.