La ricerca empirica su questo tema è scarsa e contraddittoria. Sembra infatti che i consumatori agiscano in modo diverso verso i prodotti non ottimali a seconda che si trovino al supermercato e devono decidere di acquistarli oppure siano a casa e devono decidere di mangiarli. Un classico esempio è la confezione danneggiata, che al supermercato viene percepita come rischio di contaminazione mentre a casa una confezione schiacciata si preferisce utilizzarla subito piuttosto che sprecarla.
Uno studio pubblicato su Food Quality and Preference riporta i risultati di un'indagine condotta per capire a quali condizioni i consumatori acquistano o consumano alimenti che si discostano dai prodotti conformi in termini di standard commerciali (aspetto, forma, calibro, ecc.), etichettatura, data di scadenza, o confezioni danneggiate, a patto però che qualità e sicurezza intrinseca siano garantite.
L'indagine condotta su 4214 consumatori provenienti da cinque paesi del Nord Europa (Svezia, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Germania) rivela che le preferenze dei consumatori per i prodotti non ottimali variano a seconda che il consumatore si trovi al supermercato o in casa e in base al tipo di imperfezione del prodotto.
E' emerso che le scelte dei consumatori, le preferenze per i prodotti scontati e la tendenza a scartare i prodotti non ottimali sono influenzati da dati demografici (nazionalità, età), dai valori etici delle persone per la sostenibilità ambientale e dalla gestione individuale dei rifiuti in ambito domestico.

Nei supermercati, il 25% degli intervistati avrebbe comprato un cetriolo piegato, ma difficilmente avrebbe acquistato una mela con un'ammaccatura (2,6%) o biscotti rotti (3,3%). A casa, oltre il 40% degli intervistati avrebbe consumato latte o yogurt (46,9%) oltre la data di scadenza, ma solo il 21% dei consumatori avrebbe consumato la mela ammaccata.
Questi risultati forniscono importanti informazioni sull'atteggiamento dei consumatori verso i prodotti non ottimali e suggerimenti utili alla Gdo per la regolamentazione sui prodotti non ottimali.
"I prodotti non ottimali non sono necessariamente una causa di rifiuti alimentari- spiegano i ricercatori - I consumatori sono aperti ad acquistare e quindi a consumare soprattutto prodotti che differiscono per la loro forma, data di scadenza, o imballaggio danneggiato. Quasi ogni tipo di prodotto non ottimale può essere venduto quando i consumatori ricevono uno sconto che si adatta alla non ottimalità".
"Eppure, la non ottimalità del prodotto può influenzare la percezione dei consumatori in termini di gusto, aspetto attrattivo e sicurezza, anche se la qualità intrinseca non è cambiata. Dovremmo quindi porci queste domande per il futuro: Come possiamo convincere i consumatori a fidarsi della qualità intrinseca di un prodotto prima del suo aspetto? Come possiamo insegnare ai consumatori a separare la qualità, il gusto e la sicurezza di un prodotto dal suo aspetto? E come possiamo regolamentare il consumo dei prodotti non ottimali? Sono linee interessanti per la ricerca futura che devono ancora essere affrontate".
"Tuttavia, sulla base della nostra ricerca, possiamo almeno concludere una cosa: la non ottimalità di un prodotto è fondamentale nel processo decisionale del consumatore".
Fonte: Ilona E. de Hooge,, Marije Oostindjer, Jessica Aschemann-Witzel c, Anne Normann, Simone Mueller Loose, Valérie Lengard Almli , ‘This apple is too ugly for me! Consumer preferences for suboptimal food products in the supermarket and at home’, 2017, Food Quality and Preference, Vol. 56, pag. 80–92.