Ricercatori del Govind Ballabh Pant National Institute of Himalayan Environment and Sustainable Development hanno analizzato i composti bioattivi di 10 frutti commestibili selvatici himalayani.

Dalle analisi è risultato che:
1) Terminalia chebula, Phyllanthus emblica e Myrica esculenta sono la più ricca fonte di polifenoli totali;
2) Pyaracantha crenulata, Terminalia chebula e Berberis asiatica sono una ricca fonte di flavonoidi;
4) Phyllanthus Emblica, Morus alba e Ficus palmata sono una fonte di acido ascorbico e antociani;
5) Morus alba, fra le specie analizzate, è risultata l'unica fonte di beta-carotene (1,12 mg/100 g PF).
Composti antiossidanti rilevati nei 10 frutti selvatici himalayani - Clicca qui per un ingrandimento della tabella.

"I composti fenolici, quali acido gallico, catechina, acido clorogenico, acido caffeico e p-cumarico, variano tra le specie – spiegano i ricercatori – anche se il livello massimo è stato trovato in Terminalia chebula e Phyllanthus emblica. L’attività antiossidante è risultata significativamente correlata a fenoli totali, flavonoidi e composti fenolici".
I risultati hanno indicato che queste specie dovrebbero essere promosse come fonte naturale di composti antiossidanti e nutraceutici in modo tale che possano essere utilizzati per integrare la dieta alimentare della gente di montagna, oltre ad aiutare a prevenire le malattie degenerative.
Fonte: Indra D. Bhatt, Sandeep Rawat, Amit Badhani, Ranbeer S. Rawal, ‘Nutraceutical potential of selected wild edible fruits of the Indian Himalayan region’, 2017, Food Chemistry, Vol. 215, pag. 84–91