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Quattrocento in gara per il premio 'Pomodorino d'Oro'

A giorni verrà assegnato il diciassettesimo "Pomodorino d'Oro", il premio con la maggiore storia alle spalle in questo settore e che qualcuno paragona all'oscar del pomodoro se non fosse legato quasi esclusivamente a un unico distretto, non a caso nel cuore della food valley, ossia a Parma e dintorni. A dispetto di quanto si immagini, è proprio nelle terre rosse dell'alta pianura di Parma e in quelle nere della pianura padana, fino alle torbe delle Valli del Mezzano e alle sabbie del litorale adriatico che maturano i migliori pomodori, quelli tondi e rossi di Parma, ideali per la polpa, la passata e il concentrato.

Sono tanti i motivi che rendono speciali questi terreni, a cominciare dall'effetto del mare che si chiama Adriatico (ma che sempre Mediterraneo è), peraltro in uno dei suoi anfratti più quieti; e, ancora, il "gemellaggio" agronomico con il parmigiano reggiano, che condividendo gli stessi terreni messi a rotazione con erba media e grano, lascia in eredità appezzamenti ricchi di sostanza organica grazie al pascolo dei bovini da latte. Da considerare, infine, la varietà di microclimi nell'ambito dello stesso distretto, una caratteristica che consente di cominciare la raccolta già a metà luglio con le varietà più precoci, e di prolungarla per oltre settanta giorni.

Condizioni, tuttavia, che vanno sapute sfruttare e valorizzare, come avrebbe detto il mitico Giovanni Mutti, fondatore dell'omonima azienda, uno che dell'alternanza delle coltivazioni ne sapeva parecchio, avendo applicato questo principio con almeno quindici anni di anticipo rispetto ai trattati di agronomia (stiamo parlando di due secoli fa).

Ed è proprio l'azienda Mutti a organizzare il Pomodorino d'Oro, mettendo in competizione i suoi oltre quattrocento fornitori con riconoscimenti tutt'altro che simbolici, a riconoscimento del lavoro e dell'impegno economico che comporta, oggi, produrre pomodoro di alta qualità.

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Data di pubblicazione: