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Crescono Grecia e California. Nuova Zelanda in piena riscossa dopo la PSA

Export di kiwi: sara' una campagna accesa

In media, stando ai dati CSO Servizi presentati a Verona in occasione dell'annuale convegno dedicato al kiwi (cfr. FreshPlaza del 13/10/2016), 8 famiglie italiane su 10 acquistano almeno una volta all'anno dei kiwi, per una spesa media annua di 12 euro (un euro al mese, ndr). In termini di volumi, annualmente italiani consumano in media 6 kg di kiwi.

Questi elementi di evidente scarsità di consumi interni contribuiscono a spiegare il fatto che la stragrande maggioranza della produzione italiana prende la via dell'estero: l'Italia esporta circa il 70% dei kiwi che produce, con un trend in crescita. Nella stagione 2014/15 ne esportò poco più di 323mila ton, la passata stagione 392mila ton (+21%); un aumento tuttavia penalizzato, sul fronte della redditività, dai bassi prezzi di vendita realizzati.


L'andamento delle esportazioni italiane di kiwi. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Fonte grafico: CSO su dati Istat)

Al riguardo è interessante notare come i mercati di destinazione del kiwi italiano si siano diversificati negli anni. Pur rappresentando ancora la principale destinazione, è calato il peso dell'Europa comunitaria, mentre è aumentata la quota di prodotto spedita fuori dall'Europa.


Il confronto negli anni delle esportazioni italiane di kiwi indirizzate ai paesi comunitari e a quelli non. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Fonte grafico: CSO su dati Istat)

Nella passata stagione, l'Italia ha spedito verso l'UE-28 il 64% dei kiwi che ha esportato; cinque stagioni fa lo stesso dato era del 71%. Complice l'embargo russo sono diminuite le spedizioni verso l'Europa extra-UE: 2% nella stagione 2015/16 contro l'8% di cinque stagioni fa. Viceversa sono aumentate le spedizioni verso il Nord America (dal 6% del 2010/12 al 12% del 2015/16), specie verso gli Stati Uniti, e verso l'Estremo Oriente (dal 3% al 7%). Minore infine l'incremento dell'export italiano verso il Medio Oriente, che in cinque stagioni ha guadagnato un punto percentuale, passando dal 3% della campagna 2010/12 al 4% di quella 2015/16.


Il pubblico durante il convegno a Verona del 13 ottobre 2016 scorso.

Diversi elementi fanno pensare che sul fronte della commercializzazione internazionale del kiwi questa campagna 2016/17 potrebbe essere particolarmente movimentata. Primo: se per l'Italia è la Germania il principale mercato europeo, ci sono comunque dei paesi comunitari che sono consumatori e produttori e che quest'anno avranno meno, molto meno prodotto nazionale; parliamo di Portogallo e Spagna (secondo mercato di destinazione europeo per il kiwi italiano), dove rispettivamente si parla di cali di produzione dell'ordine del 20 e del 16%. Questo potrebbe far aumentare la domanda di prodotto d'importazione, con l'Italia in pole position insieme alla Francia (dove si stima un aumento di produzione del 3%).

Il secondo elemento ci porta direttamente nel Nord America che abbiamo già visto, poco sopra, essere cresciuto d'importanza per l'export italiano: per questa nuova stagione la produzione in California è stimata in considerevole aumento, +20% rispetto alla stagione passata, e il rischio è che ciò porti a una minore domanda di prodotto di importazione.


Il palco dei relatori durante il convegno a Verona del 13 ottobre 2016 scorso.

Il terzo elemento ci porta a parlare ancora della batteriosi del kiwi, dovuta al batterio PSA. Nonostante non ci sia ancora una cura e nonostante faccia ancora diversi danni, oggi i toni tra produttori, ricercatori e addetti del settore sono quelli della convivenza: pur non riuscendo a debellarla, in praticamente ogni areale dov'è presente si è riusciti ad arrivare a una sostanziale convivenza sempre vigile per evitare che rialzi la testa.

L'effetto di questo è che se fino al 2014, a causa della malattia, il potenziale produttivo di molti paesi era rimasto contenuto, ora questo freno non c'è più e tanto in Italia quanto all'estero si assiste a una ripresa produttiva. Questo è particolarmente vero in Nuova Zelanda, che è stato il più il paese più colpito da PSA: se fino al 2013 la produzione è stata in calo, dal 2014 in avanti è tornata a crescere, così come sono cresciuti gli ettari in produzione (oggi sono 12.200 contro gli 11mila durante il dilagare della malattia). Per la stagione in corso, la produzione di kiwi neozelandese è prevista in aumento rispetto all'anno scorso e si stima aumenterà ancora nel 2017. A spingere questa crescita è soprattutto l'aumento della produzione di kiwi a polpa gialla, a fronte di volumi costanti di quello a polpa verde.


La situazione produttiva neozelandese negli ultimi anni. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico rielaborazione FreshPlaza su dati CSO/Iko)

Ma se è facile prevedere che la maggiore produzione un neozelandese porterà a una maggiore concorrenza per la collocazione del prodotto sui mercati, la stessa previsione la si può fare per un altro produttore di kiwi che in questi anni sta crescendo molto: la Grecia. Qui le superfici dedicate al kiwi sono cresciute notevolmente negli anni, tanto che in termini di potenzialità produttiva ora eguagliano quelle del Cile.

Dal paese ellenico potrebbero arrivare diversi grattacapi per l'export italiano: come l'Italia, anche la produzione greca è fortemente vocata all'export (nella passata stagione hanno esportato il 68% della loro produzione), complice da un lato una domanda nazionale di kiwi particolarmente bassa e dall'altro la loro capacità di portare sui mercati internazionali un prodotto a prezzi molto concorrenziali, per via dei loro costi di produzione più bassi. Infine va notato come oggi il prodotto greco sia in grado di restare sul mercato più a lungo di quanto non avvenisse in passato. Si stima che in questa campagna 2016/17 la Grecia produrrà 170mila ton di kiwi; ammettendo che la percentuale d'export rimanga invariata, questo significa quasi 116mila ton di kiwi greco sui mercati internazionali.