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OP Etruria Royal Fruit approfondisce il tema

Troppo bassa l'aggregazione ortofrutticola in Toscana: non raggiunge il 20%

Si è svolta ieri, 5 ottobre 2016, la seconda delle due giornate di formazione dal titolo "L'Orticoltura di Domani" rivolte a tecnici e imprenditori agricoli e organizzate nel livornese dall'OP Etruria Royal Fruit. Tema del giorno: l'aggregazione come strumento per affrontare un mercato che cambia a ritmo sempre più rapido e che richiede anche nuove modalità di approccio al consumatore finale.


La sala del corso.

Il settore ortofrutticolo toscano, come emerso dai dati presentati nell'occasione tanto da Melven Bosca, dirigente del settore organizzativo di Unaproa, quanto dai dirigenti e funzionari della Regione, presenta un dato molto basso di aggregazione in forme quali le OP (organizzazioni di produttori). Non si arriva al 20%. In soldoni, parliamo di un valore di 30 milioni di euro di produzione ortofrutticola aggregata su un totale di oltre 155 milioni a livello regionale, come sottolineato nella relazione di Gennaro Gilberto e Luciano Zoppi della Regione Toscana (in foto qui sotto).



Eppure oggi, a prescindere dalla nota Politica Agricola Comunitaria (PAC) - in special modo nella sua declinazione dell'OCM-Organizzazione Comune di Mercato per il settore ortofrutta - le organizzazioni di produttori avrebbero a disposizione anche nuovi sostegni economici, visto che si sta andando verso una complementarietà tra fondi comunitari e fondi erogati dai PSR-Piani di Sviluppo Rurale delle singole Regioni.



Come provocazione, Melven Bosca (in foto qui sopra) ha voluto presentare un calcolo matematico per misurare quanto il settore ortofrutticolo toscano stia perdendo in termini di finanziamenti e dunque di investimenti: la cifra appare abbastanza ingente, trattandosi di ben 11,6 milioni di euro potenzialmente spendibili (nel caso in cui l'intera produzione ortofrutticola toscana fosse aggregata in OP).


Clicca qui per un ingrandimento.

Un dato abbastanza sorprendente è constatare come oltre il 50% del valore dell'ortofrutta aggregata toscana sia in realtà commercializzato da parte di OP di altre Regioni.

Il che, in un certo senso, cozza con quanto sottolineato dal dirigente della Regione Toscana Gennaro Gilberto al termine del suo intervento: "C'è una straordinaria fame di Toscana, nel mondo, ma manca il prodotto". Manca al punto che nemmeno la ristorazione che fornisce le mense pubbliche a Firenze sa dove andare ad approvvigionarsi di prodotti locali, per dirne una. E pure i supermercati, che magari sarebbero interessati a inserire con maggior convinzione e rilievo forniture toscane di ortofrutta sui loro scaffali, non trovano referenti in grado di fare massa critica.



Spostare il cursore verso il mercato

Come sottolineato nell'esaustiva relazione iniziale di Melven Bosca, la finalità del Legislatore comunitario è quella di premiare le OP in quanto produttrici di "beni pubblici", non solo di frutta e verdura. La visione è quella di conferire maturità e spessore alla base produttiva, non ridotta a mera fornitrice di merci, bensì elevata a compagine in grado di salvaguardare il territorio, di tutelare il pubblico, di rispondere ad aspettative di sicurezza e igiene, di creare valore, "spostando il cursore verso il consumatore", come da efficace metafora del dirigente Unaproa.

Ed ecco perché oggi la Commissione Europea intende favorire l'inserimento di investimenti specifici, nei Piani Operativi delle OP, per la ricerca e la sperimentazione, per l'innovazione, per l'internazionalizzazione: perché fare frutta e verdura non significa più solamente coltivare un terreno e raccoglierne il prodotto, ma anche valorizzare le produzioni in un'ottica di sviluppo futuro del mercato e delle esigenze dei consumatori.


Qui sopra: un'evoluzione del marchio "5 Colori del Benessere" con l'integrazione di informazioni sulle porzioni indicative di frutta e verdura consigliate, cui sono associati il gruppo-colore di appartenenza e l'invito a un consumo variato.

Le strade da intraprendere, in questo senso, sono molteplici: Unaproa ha ideato nel 2013 un marchio collettivo (il noto "5 Colori del Benessere"), di cui Bosca ha riferito dettagliatamente; ma oggi la comunicazione al consumatore può assumere forme inedite, come quelle che derivano dalla digitalizzazione.

Un esempio di realtà aumentata in ortofrutta
A tal proposito è intervenuto Antonio Laudazi (in foto qui sotto), co-fondatore della start-up Marte5, agenzia di idee digitali. Dopo una disamina di cosa debba intendersi per digitalizzazione, l'esperto ha mostrato in diretta il funzionamento dell'applicazione sviluppata per la OP Etruria Royal Fruit, di facile e intuitivo utilizzo mediante smartphone.



Grazie alla tecnologia della realtà aumentata, determinate immagini (es. etichette di prodotto) possono all'istante trasformarsi, guardandole attraverso uno smartphone, in qualcosa di diverso, in quanto all'immagine reale può sovrapporsene un'altra. Interagendo con quest'ultima, il consumatore può accedere a ulteriori risorse, come schede informative su un sito web, tabelle nutrizionali o notizie e aggiornamenti che consentano anche (e soprattutto, come sottolineato dal relatore) un contatto diretto con l'azienda produttrice: "La digitalizzazione non va confusa con la virtualizzazione - ha avvertito Laudazi - in quanto non deve spersonalizzare i rapporti interpersonali, bensì costruire nuove forme di relazione concreta con il pubblico".


I saluti e i ringraziamenti finali di Alberto Veronesi, direttore di OP Etruria Royal Fruit, qui affiancato da Rossella Gigli, che ha moderato i lavori.

In conclusione della mattinata, un momento di interazione con i partecipanti è stato messo in pratica dalla direttrice di FreshPlaza Rossella Gigli, la quale ha fornito alcune indicazioni su cosa significhi lavorare per obiettivi.


Foto di gruppo al termine dei lavori. Clicca qui per un ingrandimento.

Arrivederci alla prossima occasione formativa!