Poi, nell'ultima decade del secolo scorso, è arrivata l'apertura verso i mercati dell'Est; da lì sono iniziati ad arrivare sul mercato tedesco grandi volumi di susine molto simili per aspetto, forma e gusto alla Prugna Nera di Dro (così si chiama la cultivar del Basso Sarca, una susina europea), ma commercializzate a prezzi decisamente inferiori. Questo, unito al fatto che quelli erano anche gli anni in cui in Trentino Alto Adige ci si stava convertendo alla melicoltura e all'uva da vino, ha portato un progressivo declino della coltivazione di questa drupacea tipica del territorio.

La susina di Dro.
Oggi non ne restano che 14 ettari, di cui 8 all'interno del territorio riconosciuto per la DOP, coltivati da frutticoltori della cooperativa Valli del Sarca. Da un paio di anni i volumi produttivi sono costanti e intorno alle 180 tonnellate, un po' al di sotto del potenziale produttivo, che è di 250 tonnellate. Per quest'anno la produzione non particolarmente abbondante è da imputarsi al freddo registrato durante la fioritura.

Andrea Valerio, direttore commerciale e ricerca e sviluppo de La Trentina.
Dopo il declino di questi ultimi 20 anni, ora, "abbiamo dei progetti per rilanciarla e valorizzarla, sul mercato italiano, a partire dalla prossima campagna", ci spiega Andrea Valerio, direttore commerciale e ricerca e sviluppo de La Trentina, che ne segue la commercializzazione. "Si tratta - riprende Valerio - di una susina d'alta qualità. Di colore tra il blu e il viola, molto zuccherina, con 15 gradi Brix e un ottimo bilanciamento tra il dolce e l'acido. Ha una buona consistenza al tatto e al palato; è spiccante e produce frutti piccoli tra i 20 e i 30 grammi. Ma, soprattutto, contiene molta pruina e molti polifenoli, due valori aggiunti".
Susina di Dro.
"L'obiettivo - conclude - è arrivare a una produzione annua tra le 400 e le 500 ton. Per i produttori la susina di Dro può essere un'opportunità, perché i nostri sono soprattutto piccoli produttori, e questa susina può affiancarsi bene a mele e vite, integrando il reddito. Inoltre, essendo una coltura che ha bisogno di pochi trattamenti, è molto sostenibile e ben si adatta anche a una convivenza con la società, all'interno o in prossimità dei centri urbani", dove temi come ad esempio la deriva dei trattamenti con agrofarmaci sono molto sentiti.