A riferirci l'andamento della campagna è Ettore Cagna, presidente della Agricola Don Camillo di Brescello (RE), il quale sottolinea come i produttori abbiano ottenuto margini interessanti sulla loro offerta, in particolar modo quella di qualità. "Per chi ha creduto, per esempio, alla nostra proposta della linea Don Camillo Più, con pack dedicato, i riscontri sono stati molto positivi".
La linea premium è stata lanciata quest'anno e include meloni Charentais e angurie mini e midi seedless (senza semi) valorizzati in confezioni dedicate nei formati da frutto singolo, oppure 2-4-5 o 6 frutti.
Confezione da 5 meloncini Charentais. La pezzatura di questi frutti varia tra 950 grammi a 1,4 kg.
"Abbiamo puntato convintamente sullo Charentais - sottolinea Ettore Cagna - in quanto abbiamo ormai acquisito un'esperienza pluriennale grazie alla collaborazione con la francese Soldive, specialista proprio in questa tipologia di melone". Il melone cosiddetto francesino necessita infatti di cure e accorgimenti particolari nel corso della coltivazione; ad esempio, va tenuto "in asciutto" per gli ultimi 20 giorni, affinché la polpa esprima al meglio tutte le sue caratteristiche organolettiche.
La differenza tra un retato e un francesino si riscontra anche sul prezzo: uno Charentais può costare anche 60 eurocent al kg di più rispetto al melone retato. Un piccolo differenziale in più che però spesso si ripaga ampiamente in termini di quantità e qualità di polpa commestibile.
Sul retato, comunque, soddisfazione è giunta per quanto attiene il Melone Mantovano a marchio IGP-Indicazione Geografica Protetta.
L'Agricola Don Camillo ha fatto quest'anno il proprio ingresso nel Consorzio di Tutela del melone IGP , rafforzando il nucleo storico di produttori che include OP Francescon, Az. Ortofrutticola Nadalini, le aziende agricole di Mauro Aguzzi, Merighi, Ca' De Preti e Perini, i quali hanno già colto l'importanza di disporre di un marchio territoriale IGP per i mercati nazionali e internazionali.
Secondo il presidente della Don Camillo, il mercato della mini anguria è spesso ostacolato dalla mancanza di programmazione nelle superfici, con molti che inseguono l'andamento dei prezzi stagionali per decidere se coltivare o meno angurie di taglia piccola, le quali tuttavia, oltre alla pezzatura contenuta, non presentano altri particolari pregi come per esempio l'assenza di semi. Il che può anche scoraggiare il consumatore.
Impossibile coordinarsi a livello nazionale
"Nonostante mi sia speso in prima persona nel tentativo di realizzare una maggiore aggregazione nella produzione italiana di meloni e angurie, oggi posso dire che non ci sono le premesse per crederci realmente - sottolinea Ettore con una punta di amarezza - L'aggregazione può funzionare, forse, per quelle produzioni che sono distribuite in un contesto geografico più delimitato. Meloni e angurie invece si coltivano ovunque, in Italia, dal Sud al Nord, e l'ipotesi di un coordinamento unico è semplicemente impossibile. Peccato".
Dallo scorso maggio, infine, la Don Camillo è a pieno regime con il suo nuovo impianto di lavorazione dei meloni che include una nuova calibratrice e consente un output di 50 tonnellate/ora nei due magazzini aziendali.
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