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Romania: prospettive incoraggianti per l'agricoltura biologica grazie ai fondi UE

In Romania l'agricoltura biologica sta crescendo da diversi anni. Lo testimonia il numero di nuovi operatori di settore registrati e di nuovi stabilimenti con una tendenza sempre più marcata alla diversificazione dei prodotti. La conferma è arrivata recentemente anche dal segretario di Stato, Simona Man.

I numeri parlano di vero e proprio boom, almeno fino al 2014, con margini di ulteriore crescita. Gli operatori, aumentati di quasi cinque volte sono circa 14.500. La superficie coltivata che ammontava nel 2010 a poco più di 182.000 ettari, alla fine del 2014 ha raggiunto quasi 290.000 ettari. Il numero di unità di trasformazione e lavorazione dei prodotti è aumentato da 48 nel 2007 a 120 nel 2014.

La crescita del settore ha subito una forte accelerazione con l'entrata della Romania nell'Unione Europea nel 2007. Negli ultimi due anni invece, come dimostrano i dati statistici, c'è stata qualche battuta d'arresto dovuta ai ritardi della nuova programmazione europea e anche a causa della maggiore attenzione degli operatori, che oggi si informano meglio e progettano con scrupolo un investimento in un mercato che risulta pur sempre di nicchia.

Ma il biologico in Romania ha tanto spazio per espandersi. Parliamo di una superficie agricola utilizzata di circa 14 milioni di ettari (il 61,7% del totale), di cui 9,4 milioni di terreno arabile (39,5% del totale). La Romania occupa il settimo posto in Europa come superficie agricola (dopo Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Polonia) e il quinto posto come superficie arabile (dopo Spagna, Francia, Germania e Polonia).

Secondo la classifica Eurostat per superficie di area destinata al biologico, la Romania è undicesima in Europa, dopo la Repubblica Ceca e la Grecia. La Spagna occupa la prima posizione, seguita dall'Italia, la Francia, la Germania e la Polonia.

Il 70-80% della produzione bio della Romania (cereali, oleaginose, miele, frutti di bosco, olio di girasole) è destinata però all'export, principalmente verso Germania, Austria, Italia, Paesi Bassi, Svizzera e Danimarca.

Se parliamo invece di confetture, succhi di frutta, prodotti cosmetici bio e altro, il punto debole del settore riguarda la trasformazione delle materie prime, il confezionamento e la commercializzazione. Questo handicap del settore è dovuto soprattutto agli alti costi di acquisto di impianti industriali e imballaggi. La Romania deve fronteggiare una significativa carenza di attrezzature e impianti moderni con il risultato che spesso la merce torna nel Paese a prezzi molto più alti.

Nel contesto attuale il settore richiede nuovi investimenti e una campagna continua di promozione tra gli operatori. Anche in Romania esiste, attraverso la regolamentazione europea, il supporto fino al 50% per azioni di informazione e promozione del biologico da parte di professionisti del settore. Il governo ha approvato inoltre il decreto n. 34/2000 sui prodotti alimentari biologici, al fine di migliorare il sistema di produzione attraverso la creazione di laboratori di riferimento per l'analisi di campioni di suolo, di piante e alimenti biologici.

Il potenziale di crescita diventa ancora più importante considerando anche la programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 attraverso la quale il biologico beneficia di circa 200 milioni di euro stanziati nell'ambito della Misura 11 del Programma Nazionale per lo Sviluppo Rurale (PNSR). Tale misura prevede il sostegno alla conversione ai metodi di agricoltura biologica, nonché al mantenimento delle pratiche sotto forma di pagamenti diretti. Tutti i progetti di settore depositati per la richiesta di finanziamenti PNSR ricevono inoltre un punteggio supplementare nella valutazione dell'eleggibilità.

Fonte: ICE BUCAREST
Data di pubblicazione: