Il libro è stato presentato ieri pomeriggio, 21 marzo 2016, a Cesena, presso l'Istituto tecnico agrario "Garibaldi", durante un convegno organizzato dal collegio provinciale dei periti agrari.
Sopra: la sala. Sotto: i saluti dell'On. Paolo De Castro.
A fare gli onori di casa il presidente dei periti agrari, ed economista, Gianluca Bagnara, seguito dal segretario Aride Poletti e dal dirigente scolastico Camillo Giorgi.
Poletti e Bagnara.
All'incontro di Cesena hanno partecipato imprenditori da tutta Italia, in rappresentanza delle aziende protagoniste del libro di Faben e che ne incarnano "la sfida". Le sue pagine, infatti, raccontano la storia di imprese italiane che, ogni mattina, si inventano qualcosa per restare competitive sul mercato.
Dopo il video messaggio di Paolo De Castro, che è anche autore della prefazione, la parola è passata alle esperienze. Come quella di Unitec, portata dal presidente Angelo Benedetti. "Tutto ruota attorno alla qualità. Ma cos'è, la qualità e da dove parte? Ogni mattina io apro una confezione di mirtilli freschi. Pochi giorni fa ho gettato il 90 per cento dei frutti contenuti in un cestino. Capite che la qualità si fa in campo, mentre le nostre macchine selezionatrici possono essere un valido aiuto, ma non possono sostituirsi a chi lavora in campo. Ad esempio, i mercati asiatici pagano bene frutta e verdura, ma non se in una partita il 90 per cento deve essere scartato".
Una sfida quotidiana, dunque, per Benedetti, così come per Nello Alba, presidente di Oranfrizer. "Credo che manchi una corretta informazione sul versante delle Igp e delle Dop. Il consumatore è spaesato. Noi produciamo succo di arancia rossa al naturale, ma non riusciamo a farci conoscere abbastanza. Credo che l'ente pubblico potrebbe fare di più per diffondere il concetto di qualità legato ai singoli prodotti. Ne trarrebbe vantaggio l'intero comparto".
Gli ha fatto eco Salvatore Secondulfo, presidente della omonima Op. "Dobbiamo rinnovarci, non avere paura di cambiare strada quando necessario. Si pensi alla rivoluzione portata dalle uve apirene. Però le nostre imprese possono essere competitive solo se lo Stato abbatte la burocrazia e migliora le infrastrutture".
Roberto Zanichelli, direttore commerciale e marketing di ILIP, ha posto l'accento sulle novità del settore del packaging. La nuova frontiera sta negli imballaggi non solo belli e resistenti, ma funzionali, in grado di allungare la shelf life dei prodotti. "E se un imballaggio è funzionale – ha ribadito – possiamo permetterci di andare a rosicchiare quote di mercato alle merendine tradizionali, ponendo la frutta pronta da mangiare sullo stesso piano degli snack più accattivanti".
Un altro settore dal quale ci si può aspettare solo crescita è quello dei surgelati, come rimarcato da Luca Pagliacci, direttore marketing di Orogel. "La verdura surgelata ha qualità nutrizionali migliori di molti prodotti analoghi freschi. Negli Stati Uniti se ne consumano circa 50 kg pro-capite, contro i 18 dell'Italia. Si va sempre di più verso la direzione del piatto unico e in questo Orogel ogni giorno studia idee innovative".
"Il volume di Faben – ha dichiarato Maurizio Pisani, direttore marketing di Colle d'Oro – richiama a delle verità sacrosante. E' uno stimolo alle imprese e agli attori della filiera. Un'impresa non deve mai ritenersi soddisfatta dei propri successi, ma guardare sempre avanti".
Secondo Leopoldo Marrapese, direttore di Santa Margherita, "l'aggregazione è indispensabile per la sopravvivenza. Vi porto un esempio. Alcuni anni fa la coop Agrisarda si è staccata da noi. Il risultato? Noi abbiamo avuto un calo nel nostro peso di offerta pari a 2,5 milioni di euro, e loro sono falliti. Il mercato globale va affrontato con forza e con un adeguato peso specifico; però globalità dovrebbe significare anche regole uguali per tutti. Ma non è mai così...".
Faben ha sottolineato che l'ortofrutta italiana vale 12,2 miliardi di euro, di cui 4 di sola esportazione. I "casi" riportati nelle sue pagine sono sì esempi di imprenditori che ce l'hanno fatta, ma con una continua tensione verso l'innovazione.
Andrea Ferrini, presidente provinciale Forlì-Cesena della Coldiretti, ha affermato che la presenza di così tanti imprenditori, da tutta Italia, è comunque un segnale di un'agricoltura vitale ed è un incoraggiamento per le aziende agricole. Subito dopo è intervenuto Cristian Maretti di Agrinsieme Emilia Romagna: "Il consumatore è attento e, se non trova soddisfazione, cerca altro. Ricordiamocelo sempre".
"Ci vuole più severità nei controlli - ha detto Luciano Trentini di Areflh – facendo attenzione a quel che si importa. Ritengo sterili le polemiche sul pomodoro marocchino: piuttosto bisogna fare attenzione alla Turchia. Nel 2050 l'Europa diventerà la piattaforma per l'Africa: chi ci sarà, se ne renderà conto".
Per Franco Foschi, dirigente del Servizio produzioni vegetali dell'Emilia Romagna, "L'Ocm-Organizzazione comune di mercato aggrega, ma spesso non concentra l'offerta. Questo è un limite. E quando l'offerta è concentrata, occorre anche saperla vendere bene".
Roberto Faben e Giuseppe Castiglione.
Le conclusioni sono state tratte da Giuseppe Castiglione, sottosegretario del ministero dell'Agricoltura. "Solo in Sicilia, le Op-Organizzazioni di produttori sono 48. Direi un po' troppe. A volte ci perdiamo in polemiche sterili, come quelle dell'olio tunisino: si tratta di 35mila tonnellate in tutta Europa, quando in Italia ne produciamo 350mila e ne consumiamo 700mila. Dobbiamo capire cosa vuole il consumatore: la spesa tradizionale non esiste più, aumentano i vegetariani, ma dal 2007 i consumi di ortofrutta sono diminuiti. Solo chi sa distinguersi può pensare di imporsi".
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