Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

"Selvaggi (Confagricoltura Catania): "Solo oggi riparte la raccolta delle arance, ma per non compromettere la prossima stagione"

"Una bellissima produzione non valorizzata, con prezzi a terra: anche a 8 eurocent al chilo alla produzione, quando non ne bastano 22/23 per farne un chilo", spiega Giovanni Selvaggi, produttore di arance e presidente di Confagricoltura Catania. Insieme ad altri agrumicoltori siciliani è stato intervistato da una troupe de La Gabbia, talk show di La7 andato in onda ieri, su uno dei due temi di maggiore preoccupazione tra i produttori ortofrutticoli della Sicilia: la crisi delle arance (l'altra nota dolente è la situazione del pomodoro).

"Molte delle arance, specie i calibri più piccoli e specie il Tarocco comune - riprende il presidente della sezione catanese dell'organizzazione agricola - sono ancora sulle piante. Paradossalmente non conviene nemmeno raccogliere, perché tra manodopera e confezionamento il costo del lavoro va oltre il prezzo alla produzione". Purtroppo questo sembra non limitarsi alle sole arance (cfr. FreshPlaza del 14/03/2016).


A destra Giovanni Selvaggi, presidente di Confagricoltura Catania, durante le riprese de La Gabbia, talk show de La7. (Fonte foto: Facebook)

"Oggi i buyer propongono 8/10 eurocent al chilo ai produttori (per acquistare le arance): a quei prezzi non raccolgo. Attraverso le Organizzazioni di produttori cerchiamo di non soccombere: non si tratta infatti di fare business, ma di sopravvivere. Stiamo assistendo a un momento buio e triste perché si vanificano gli sforzi e i sacrifici fatti fin qui", spiega Selvaggi.

Cerchiamo di capire il motivo della situazione e, dalla sua analisi, il presidente di Confagricoltura Catania spiega che "da qualche parte c'è qualcosa che non va. C'è sicuramente un fattore climatico che, con i 22 gradi registrati fino alla scorsa settimana e un freddo che arriva solo ora, non aiuta di certo né la produzione, né il consumo. Ma questo sugli scaffali non si vede e anzi i prezzi restano costanti. Allora, c'è stato un calo dei consumi o, come immaginiamo, c'è (sul mercato italiano) molto prodotto d'importazione?".

Delle due ipotesi Selvaggi sembra propendere maggiormente per la seconda e punta il dito verso gli agrumi provenienti da fuori Italia, dove il costo del lavoro è notoriamente minore. "Non spendo 6 dollari al giorno per la raccolta, ne spendo 80. I nostri costi sono 4, anche 5 volte superiori a quelli che si trovano in Paesi terzi. Se la concorrenza deve essere reale, allora servono regole che siano uguali per tutti. Giochiamo in quattro a un tavolo in cui ognuno ha regole diverse", si sfoga il presidente di Confagricoltura Catania, che pure avanza alcune richieste: clausole di salvaguardia e barriere fitosanitarie ("perché ad esempio la Spagna usa prodotti fitosanitari che a noi sono vietati da 20 anni, eppure le arance così trattate arrivano in Italia e sono commercializzate").

"Siamo - riprende - una porta aperta in cui ognuno scarica il proprio prodotto. Ci aspettavamo dalle istituzioni un atteggiamento più protettivo, con regole certe e uguali per tutti, ma così non è stato. Quella che manca è la volontà di affrontare la realtà con un po' di buonsenso".


Durante le riprese de La Gabbia.

Ora negli agrumeti qualcosa sembra muoversi e alcuni produttori sono tornati nei filari per raccogliere, ma nulla che lasci pensare a un recupero della situazione, sempre che ad oggi sia possibile, a 30/40 giorni dalla fine della stagione commerciale delle arance rosse siciliane. "Adesso - conclude Selvaggi - molti frutti stanno cadendo a terra da soli, mentre diversi produttori stanno iniziando a raccogliere per vendere la merce all'industria di trasformazione, non solo per rientrare un minimo delle spese, ma per non compromettere la prossima fioritura e, di conseguenza, la prossima stagione".

La situazione è complessa e, probabilmente, un'unica chiave di lettura sulle cause della situazione non esiste. Commentando un articolo di FreshPlaza sulla situazione del pomodoro di Pachino (cfr. FreshPlaza dell'11/01/2016) un nostro lettore, un consulente commerciale che opera nell'export, ci esprime la sua personale interpretazione, che qui vi riportiamo in parte, perché rende bene l'idea di quanto la situazione sia complessa e articolata.

"Oggi - commenta - l'economia è cambiata, i mercati sono in continua evoluzione, i gusti, le preferenze e l'etica dei consumatori sono influenzati a livello globale. Pertanto ritengo che se affidiamo la sorte della nostra economia alla speranza che i singoli governi facciano qualcosa, siamo destinati a fallire miseramente. Avete (voi produttori) un solo strumento per sopravvivere: adattarvi ai cambiamenti. […] allora il singolo agricoltore si attivi per certificare il suo prodotto con una bella etichetta leggibile e tradotta in diverse lingue. Prendo il mio prodotto, descrivo le qualità del mio prodotto, descrivo l'area geografica specifica di provenienza. Descrivo i concimi che vengono utilizzati. Descrivo come viene impiegata la manodopera, quante ore lavorano gli operai, che tipo di contratto lavorativo viene utilizzato. Descrivo come viene conservato il prodotto, come viene distribuito, quanti chilometri percorre prima di essere consegnato, su quali mezzi viaggia".

"A questo punto, una volta che la merce arriverà sugli scaffali, il consumatore si troverà di fronte a una scelta: acquisto un prodotto che costa la metà ma che non mi dice nulla, o ne acquisto uno del quale so tutto? […] Fatto questo, se il mio prodotto non si vende, forse non devo vendere alla grande distribuzione. […] Se neanche questo funziona, allora forse devo rivedere la mia produzione […]".