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Resoconto giornata tecnica Piccoli frutti alla Fondazione Mach

"Contro Drosophila suzukii serve un approccio integrato"

Già nei giorni scorsi eravamo tornati ad occuparci della Drosopila suzukii (cfr. FreshPlaza del 29/02/2016), l'insetto asiatico che tanti grattacapi sta dando ai cerasicoltori e ai produttori di piccoli frutti. Ieri, primo marzo 2016, il tema D. suzukii è stato uno degli argomenti portanti della terza Giornata Tecnica dei Piccoli Frutti organizzata dalla Fondazione Edmund Mach, a Baselga di Pinè (TN).

L'appuntamento di ieri è stata l'occasione per fare un po' il punto della situazione, soprattutto sul versante della ricerca trentina; questo per due motivi. Il primo è che, per quanto la Drosophila suzukii sia presente in Italia già da alcuni anni, ha ancora diversi segreti. Un esempio è quello dei modelli previsionali: in Oregon (USA), dove pure conoscono la D. suzukii, ne hanno sviluppato uno che, applicato in Italia, ha dato ottimi risultati durante la fioritura, indovinando o sbagliando solo di pochi giorni la previsione sull'arrivo delle ovodeposizioni, ma d'estate ha clamorosamente sbagliato: preannunciava un calo dei voli, mentre si è verificato l'esatto contrario. La spiegazione fornita ieri è che il modello non contempla la peculiarità del territorio trentino: è stato pensato per colture "in piano", quando quelle trentine si sviluppano a quote anche molto diverse, dato che è la caratteristica della regione.


Un momento della giornata tecnica di ieri, a Baselga di Pinè (TN).

Il secondo motivo per parlare dell'insetto parassita sta nel fatto che, ad oggi, non esiste una soluzione unica ed univoca di contrasto. In conclusione del proprio intervento Luciana Tavella, docente dell'Università di Torino, mette a fuoco la situazione: "Per la Drosophila suzukii serve un approccio integrato". Tradotto: una sola arma non è efficace, tant'è che ad oggi non ci sono formulati chimici specifici per combattere l'insetto. Tuttavia, per quanto meno efficaci, si possono usare dei mix di armi; ieri sono state proposte due tipologie di difesa (ancora in fase di studio), diciamo una attiva e una passiva.

Quella passiva ricade sotto il filone delle reti antinsetto. Se per il caso delle ciliegie questo filone di ricerca è già piuttosto avanzato (cfr. FreshPlaza del 12/02/2015) non bisogna dimenticare che l'insetto asiatico ha una certa predilezione anche per i piccoli frutti. Negli ultimi anni, la Fondazione Mach ha studiato l'applicazione di reti antinsetto anche sulle colture di piccoli frutti, rilevando come non ci fosse differenza né qualitativa né quantitativa tra le produzioni scoperte e quelle coperte e che, anzi, queste ultime risultavano meno trattate e con meno residui delle prime: l'uso stesso delle reti bloccava all'esterno la Drosophila suzukii, rendendo superflui i trattamenti.

Tuttavia è stato sottolineato che l'uso delle reti modifica il microclima in cui crescono i piccoli frutti, con temperature più elevate di alcuni gradi; il che rende necessario l'uso d un piccolo impianto di climatizzazione o l'uso di coperture parziali, con delle "finestre" lasciate aperte per far sfogare il caldo e permettere il ricircolo d'aria; aperture da lasciare nella zona alta della copertura, in quanto l'insetto predilige voli a basse altezze.


Luciana Tavella, Università di Torino, ieri all'incontro organizzato dalla Fondazione Edmund Mach.

Alla voce difesa attiva troviamo invece l'uso di insetti antagonisti
e questo è probabilmente il settore in cui la ricerca anti-drosophila è più attiva, con sperimentazioni in Giappone, Corea, nella costa statunitense del Pacifico, in Francia, Spagna e Italia. Del resto, l'uso di un insetto antagonista ha permesso in questi anni non tanto di debellare, quanto di arrivare a un equilibrio con un altro insetto alieno (il cinipide del castagno). Quindi perché non bissare quell'esperienza anche con la Drosophila suzukii?

Al momento, la ricerca è molto attiva, con studi anche in Italia in Emilia Romagna, in Piemonte, Lombardia e Trentino da parte della Fondazione Mach, anche in collaborazione con i ricercatori dell'Oregon (USA). Si studiano insetti come Pachycrepoideus vindemiae, Leptopilin boulardi, Leptopilin heterotoma, Trichopria drosophilae (quest'ultimo sta attirando l'interesse anche del mondo commerciale e la Bioplanet ce l'ha in allevamento), Asoba tabida, Spalangia erythromera, Dalotia coriaria, Orius laevigatus e Orius majusculus (quest'ultimi tre non sono insetti parassitoidi che depongono le proprie larve nelle uova altrui, bensì insetti predatori).

In estrema sintesi, la ricerca è ancora in corso e dati univoci non ce ne sono, se non che è emerso che, tra tutti gli insetti studiati, nessuno può ancora essere definito il "nemico perfetto" della Drosophila suzukii.

Negli ultimi test condotti dalla Fondazione Mach, spiega il ricercatore Valerio Rossi Stacconi, "c'è stato un calo significativo del numero di uova (di drosophila) sui frutti, ma non è un dato ancora definitivo. Apre a ulteriori sperimentazioni nel biennio 2016/17"; anche perché ci sono ancora alcune domande irrisolte: "è possibile la specializzazione (cioè degli insetti parassiti che nel corso del tempo migliorano la propria efficacia contro la Drosophila suzukii, ndr)? Si possono usare più specie contemporaneamente? Se sì, poi queste competono o collaborano tra loro? Qual è il sistema economicamente più vantaggioso?".


Il pubblico all'appuntamento di ieri.

Drosophila suzukii a parte, durante la giornata tecnica di ieri - moderata dal responsabile dell'Ufficio frutticoltura e piccoli frutti della Fondazione Mach, Tommaso Pantezzi - sono state presentate le principali sperimentazioni in corso sui piccoli frutti nella sede periferica della fondazione, a Vigalzano. Paolo Zucchi ha illustrato l'utilizzo del cocco come substrato per fragola come alternativa alla torba, mentre Paolo Martinatti ha evidenziato l'attività della Mach per la valutazione delle varietà di fragola all'interno del progetto liste di orientamento varietale. Gianluca Savini (Coop. Sant'Orsola) ha parlato delle esperienze condotte con fragole di tipo rifiorente, sempre più diffuse in Trentino. Daniel Bondesan ha parlato infine della deriva, presentando i risultati di prove su fragola coltivata in tunnel.