L'elenco dei prodotti di stagione commercializzati e le relative quotazioni all'ingrosso sembrano più un bollettino di guerra che un listino. "La scarola – continua il grossista – in casse da 12 pezzi è scambiata a 4 euro, la Romana a 5 euro/cassa, ma parliamo di un prodotto super-lusso. Il radicchio di Chioggia lavorato in una confezione da 3 kg spunta 75/80 eurocent al chilo, mentre per quello lavorato normalmente siamo a 50 eurocent/kg".
"La lattuga, in colli da 16 pezzi, viene venduta a 3 euro al collo. La rucola viaggia a 2,50 euro al chilo, mentre il prezzemolo sta sugli 80 centesimi al chilo contro un prezzo che, per essere in pari, dovrebbe stare in questo periodo a 1,40 euro/kg. Sempre ammesso, poi, di riuscire a vendere perché l'offerta è molta e la richiesta è quella che è (leggasi: scarsa), sicché c'è molto invenduto e molti prodotti appassiscono e vanno gettati via".

Il mercato ortofrutticolo di Verona. (Foto d'archivio)
Ancora, continua il titolare della Continental: "Arance a 40/50 centesimi al chilo per quelle lavorate monostrato e di buona qualità, mentre dei kiwi si vendono solo le pezzature maggiori, quello dai 100 grammi al frutto in su, il resto rimane invenduto".
Speranze di cambiamento nel breve termine non paiono essercene molte. "Guardando avanti – spiega il grossista – il lavoro sui mercati ha cambiato geografia e l'ingrosso ha perso quel ruolo che aveva un tempo. Solo ad aprile, maggio e giugno, con l'arrivo della frutta più estiva, capiremo se quello che è accaduto in questi ultimi mesi sia stata solo una fase o se invece sarà il modello del futuro. Certo è che, se dovesse essere il paradigma cui dovremo abituarci, o si comincia a cambiare qualcosa o le aziende (grossiste) inizieranno a chiudere: senza un reale cambiamento, non abbiamo futuro".