Sulla Frutticoltura Alternativa e' bene non ripetere gli errori del passato
Si è svolto lo scorso 4 dicembre 2015, a Latina, un incontro nazionale sulla Frutticoltura Alternativa. Qui di seguito riportiamo il resoconto del convegno, a cura del Dott. Agr. Ottavio Cacioppo.
Introduzione
L'incontro sulla frutticoltura alternativa ha avuto un riscontro positivo da parte di un pubblico qualificato: questo significa che il momento è stato propizio. La giornata si è rivelata intensa, ricca di relazioni e comunicazioni sui seguenti fruttiferi di origine sub tropicale e tropicale: melograno, avocado, mango, pitaya, fico d'india, feijoa, guava, passiflora, macadamia e pecan.
La sala dell'incontro. (Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
Vi è molto interesse verso le coltivazioni non tradizionali da parte di persone di estrazione diversa, desiderose di svolgere un'attività agricola redditizia.
Un momento dell'intervento di Damiano Avanzato sulla noce Pecan. (Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
Un altro fattore che favorisce l'interesse verso le suddette specie frutticole è la mutazione del clima nel nostro Paese, con l'aumento della temperatura o fenomeno di tropicalizzazione. Inoltre, si riscontra una crescita della domanda verso prodotti quali il succo di melograno, già decantato da Ippocrate, padre della medicina, il quale ne sosteneva l'alto valore nutrizionale e farmacologico.
Non ripetere gli errori del passato (come nel caso di feijoa e babaco)
Nel 1983 vennero realizzate, in provincia di Latina, le prime piantagioni specializzate di feijoa, una pianta da frutto originaria del Brasile australe.
Il frutto ha un gusto gradevole e piace ai bambini; inoltre possiede una caratteristica riscontrata solo in questo frutto, quella di contenere iodio, benefico per i soggetti affetti da ipo- o ipertiroidismo.
In provincia di Latina, negli anni Ottanta, si stimavano 400 ettari destinati a feijoa, oltre a una cooperativa di coltivatori. Per i primi anni di produzione sembrava che le cose andassero bene ma poi, a causa degli attacchi della mosca della frutta (Ceratitis capitata) e della breve conservabilità dei frutti in ambiente refrigerato, la richiesta da parte della distribuzione crollò quasi a zero, per cui le piante vennero estirpate.
Il babaco (pianta ibrida della papaia, originaria dell'Ecuador), coltivata in Italia in serra riscaldata negli anni Ottanta, ha conosciuto un triste epilogo, proprio come la feijoa. Da un entusiasmo iniziale, favorito da un alto prezzo di vendita dei frutti - i quali venivano pagati al dettaglio, anche 20mila lire al chilogrammo - la domanda si ridusse a zero, per cui le conseguenze furono che molti imprenditori che avevano investito in serre riscaldate, si trovarono costretti per molti anni a pagare solo i debiti.
Per evitare oggi il ripetersi di simili fallimenti, occorre investire in base alle richieste di mercato e ai progetti territoriali di sviluppo agricolo che si avvalgono dei risultati della ricerca scientifica.
Considerazioni sulle specie colturali illustrate
Tra tutte le specie frutticole considerate, il melograno è risultato quello più gettonato: una riprova ne sono i numerosi incontri tecnici (affollati da persone interessate a coltivarlo su larga scala) che si sono svolti negli anni recenti in Italia.
(Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
All'incontro di Latina, la specie è stata trattata in vari aspetti: Uzi Cairo e Domenico Annicchiarico (in foto qui sotto) hanno descritto gli aspetti colturali, qualitativi e commerciali, mentre Pierin Preka del CRA-FRU di Roma ha parlato della tecnica colturale, del miglioramento genetico e della fisiologia.
(Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo) Sotto: Pierin Preka.
Ottavio Cacioppo si è soffermato sulle prime esperienze di coltivazione industriale in provincia di Latina, precisamente della tecnica colturale del melograno Wonderfull: le piantine da talea sono state messe a dimora alla fine di giugno del 2014 e hanno prodotto 15 q/ha di frutti che sono stati raccolti nel mese di ottobre-novembre 2015. Hanno concluso la sezione del melograno Ferdinando Cossio e Francesco Maule, descrivendo le caratteristiche delle numerose varietà.
Claudio Monfalcone (in foto qui sotto) ha descritto, in maniera eloquente, la coltivazione del mango in Sicilia, la quale si sta diffondendo molto nell'isola.
(Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
Il relatore ha spiegato che le piante del mango (pesca tropicale) coltivate in Sicilia presentano uno sviluppo inferiore rispetto a quelle delle aree tropicali del Brasile o di altri paesi, mentre la qualità dei frutti siciliani può competere benissimo con quella che si ottiene nelle zone tropicali.
Natale Torre (in foto qui sotto) ha concluso la seconda sezione descrivendo gli aspetti colturali di passiflora, guava e macadamia: quest'ultima è una noce molto interessante, con un potenziale di sviluppo notevole; le nocciole sgusciate e confezionate in piccoli contenitori di plastica trasparente possono arrivare a costare €7 per 100 grammi.
(Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
Torre ha descritto, per le tre specie, le caratteristiche botaniche, le varietà e le tecniche di coltivazione, nonché le aree italiane ove si possono coltivare. Torre ha parlato degli aspetti vivaistici delle specie citate, descrivendo le metodologie di moltiplicazione delle piante per ottenere migliori risultati.
La quarta e ultima sezione, affidata a Ottavio Cacioppo, aveva come oggetto la trattazione della coltivazione di avocado, pitaya, feijoa e fico d'india. Il relatore ha informato che le specie di origine messicana sono coltivate in forma sperimentale, da circa 17 anni, in provincia di Latina, con risultati assimilabili a quelli delle aree tradizionali di coltivazione in vari paesi del mondo.
(Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
L'avocado è coltivato in vari Paesi del mondo: in Messico si contano centinaia di migliaia di ettari. Il frutto ha proprietà nutrizionali paragonabili a quelle del latte, oltre ad altri benefici, come il contrasto al colesterolo cattivo. Può contenere il 15-25% di olio pregiato che viene venduto nelle erboristerie come idratante della pelle. Nel 1987 vi erano un milione di ettari nel mondo e attualmente la superfici destinate ad avocado sono più che raddoppiate. In Spagna, a Malaga e Granada, si coltivano circa 13.000 ettari, con il 90% della produzione venduta all'estero, in buona parte in Francia, grande consumatore.
La feijoa è stata inserita nel programma dell'incontro in quanto con le nuove varietà originarie della Nuova Zelanda si potrebbe riaprire la speranza di risolvere gli inconvenienti che hanno determinato il fallimento della coltivazione in Italia negli anni '80.
Per quanto concerne la pitaya, pianta che produce il frutto del drago (il quale presenta sulla superficie residui di sepali che assumono una forma particolare), è considerato in Colombia un frutto nobile per la sua delicatezza e pregio. Introdotta in Italia (Lazio) dallo stesso Cacioppo nel 1988, può essere coltivata in serra fredda o riscaldata nelle aree dove non si può coltivare in pieno campo (a causa di abbassamenti della temperatura, nei mesi freddi, che vanno oltre -2° C.), mentre può essere coltivata nelle aree meridionali in pieno campo (cfr. anche FreshPlaza del 13/10/2014).
Frutti della varietà gialla, con buccia gialla e polpa bianca. Si tratta della varietà di pitaya più pregiata. (Foto di Ottavio Cacioppo)
Le varietà sono quattro: la gialla originaria della Colombia, che la più pregiata (buccia gialla, polpa bianca e semi piccoli neri); la rossa del Guatemala, Messico (buccia rossa e polpa bianca e semi piccoli neri); la rossa della Thailandia (buccia e polpa rossa, semi neri); la rossa del Vietnam (buccia rossa chiara, polpa bianca e semi neri). Al supermercato i prezzi della pitaya si aggirano intorno a €20/kg.
Il fico d'India coltivato in provincia di Latina da 26 anni, ha dato - con le sue tre varietà gialla, rossa e bianca - ottimi risultati produttivi. Dalle prove sperimentali di tecnica colturale condotte da Cacioppo, è risultata interessante quella di allevare le piante ad alberello, con un solo tronco.
Le considerazioni conclusive dei lavori sono state affidate al Prof. Silviero Sansavini, di fama internazionale nel campo della frutticoltura, già professore di Arboricoltura all'Università di Bologna, oggi docente Emerito, il quale ha sostenuto i lavori di cooperazione nella ricerca per fornire le basi da cui partire par la progettazione di programmi di sviluppo agricolo regionali.
Al termine, è stato consegnato proprio al Prof. Sansavini il 13mo "Oscar Verde", con la seguente motivazione: "Il suo insegnamento ha contribuito allo sviluppo della Frutticoltura italiana"
Il momento della consegna del premio. (Foto per gentile concessione di: Ottavio Cacioppo)
Autore: Dott. Agr. Ottavio Cacioppo
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