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Non ancora colpito in pieno, il Peru' si prepara al peggio

El Niño picchia duro in America Centrale: distrutte le coltivazioni, centinaia di migliaia di famiglie senza cibo

Confermato che quest'anno El Niño, l'anomalo surriscaldamento delle acque del Pacifico capace di mandare in tilt le stagioni, sarà da record, facendo durare i suoi effetti fino al 2016 (cfr. FreshPlaza del 14/09/2015), ora iniziano a contarsi pure i danni. A riferirlo è la Fao, che riporta danni mai visti prima nell'America Centrale.

In particolare, a pagare il dazio maggiore a questo fenomeno climatico sono El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua, i paesi del cosiddetto 'corridoio secco', una regione spesso soggetta alla siccità e che copre quasi un terzo dell'America Centrale. Difatti per il secondo anno consecutivo qui si stanno facendo i conti con la siccità. Il Consiglio Agricolo dell'America Centrale, presieduto dai ministri dell'agricoltura dei paesi dell'area, ha dichiarato lo stato d'allerta: centinaia di migliaia di agricoltori dei quattro paesi, infatti, hanno perso gran parte, se non tutta, la loro produzione stagionale tra maggio e giugno. In particolare, si stima che sia andato perso il 60% della produzione di mais e l'80% di quella di fagioli.


Gli effetti della siccità in Nicaragua, causati da El Niño. Quest'anno si fa il bis...(Fonte foto: World Food Program/Oswaldo Rivas).

I governi dei quattro paesi hanno iniziato a distribuire alla popolazione aiuti come pompe per l'irrigazione, semi e fertilizzanti, ma pure razioni alimentari perché i danni causati dagli effetti di El Niño stanno portando a un deficit alimentare tra la popolazione. Nella regione colpita, la Fao sta mobilitando risorse finanziarie e persone per distribuire derrate alimentari e per aiutare gli agricoltori.

In totale si stima che nella regione le perdite di derrate alimentari si aggirino intorno ai 3 milioni di tonnellate. Per cercare di limitare i danni della siccità nel El Salvador sono stati spesi 28 milioni di dollari in più in sementi, fertilizzanti e pesticidi. Nelle aree più colpite del Guatemala invece sono andate perse l'80% delle colture e sono state colpite 150mila famiglie, mentre le piogge insufficienti stanno mettendo a rischio anche le semine per la prossima stagione. In Nicaragua è stata danneggiata la metà delle aree coltivabili e nelle zone più colpite la perdita delle produzioni è dell'ordine del 100%.

Stante la situazione, sono aumentate le importazioni dai paesi vicini dell'America Latina e in Honduras, Nicaragua ed El Salvador i prezzi alimentari sono saliti alle stelle, con aumenti record che nel primo paese sono stati anche del 20%. Solo in Guatemala i prezzi sono scesi, visto l'aumento dell'import dal Messico e grazie al fatto di essere un paese-corridoio per raggiungere gli altri tre.


Distribuzione di derrate alimentari in Nicaragua, nel 2014 come nel 2015 (Fonte foto: World Food Program/Sabrina Quezada).

Ma se nei quattro paesi dell'America Centrale il problema è la siccità, in Perù (ma pure in Ecuador) i timori associati al El Niño sono di natura opposta. Come riportato da La Republica le preoccupazioni principali sono per inondazioni e smottamenti, specie nella regione di Piura (Perù), nota per la sua produzione di banane, mango e avocado; grazie a questa regione, il Perù è il primo esportatore mondiale di banane bio e il quinto di mango. La paura principale è che, se le previsioni dovessero trovare conferma, quest'anno gli effetti di El Niño potrebbero bissare, se non superare, quelli causati a cavallo del 1997-98; a memoria l'anno più funesto in Perù. Allora, solo in agricoltura, ci furono perdite per 612 milioni di dollari e venne colpito il 61% dei terreni agricoli.

Per correre ai ripari, il governo regionale di Piura ha stanziato 60 milioni di dollari per interventi contro il dissesto sui fiumi Piura e Chira e per la costruzione di difese costiere. Il governo centrale peruviano invece - segnala Telsur Tv - ha stanziato 1 miliardo di dollari per opere di prevenzione alle prime avvisaglie della portata di El Niño di quest'anno e 500 milioni sono pronti per il post, preparandosi al peggio, mentre da più parti sono arrivate critiche che questi interventi andavano fatti prima e che le opere previste non saranno ancora pronte quando il fenomeno picchierà più duro in Perù.

Rielaborazione FreshPlaza su varie fonti.