
"Mio nonno parlava fluentemente tre lingue e aveva studiato in Svizzera. Da subito pertanto orientò il commercio verso i mercati esteri. Se all'epoca in cui io entrai in azienda, negli anni Sessanta, le nostre destinazioni erano una decina, oggi l'espansione ci ha condotti a esportare frutta secca e disidratata verso ben trenta mercati".
Il Gruppo Besana è andato infatti espandendosi nei decenni dalle piazze tradizionali quali Germania, Austria, Belgio, Scandinavia e Svizzera fino a tutta la UE, al Bacino del Mediterraneo, agli Stati Uniti, in Oriente e oltre. "Siamo arrivati sui mercati globali dieci anni prima degli altri", sottolinea il presidente.

Il Gruppo Besana ha recentemente festeggiato i 94 anni d'attività (cfr. FreshPlaza del 26/01/2015)
Un mutato panorama produttivo
Negli stessi decenni, andava drasticamente mutando lo scenario produttivo della frutta a guscio; se nei primi anni del Novecento l'Italia era leader per le principali produzioni (si raccoglievano all'epoca 60mila tonnellate di noci, 70mila ton di mandorle e 35mila ton di nocciole), l'emigrazione europea e armena in California portò con sé la nascita di una fiorente industria della frutta secca oltreoceano. In Sicilia e in Puglia, invece, agrumeti, uliveti e vigneti sostituirono gradualmente le precedenti produzioni di mandorle, noci e castagne.
"Anche la Spagna, un tempo piccolo concorrente per l'Italia - racconta ancora Calcagni - all'epoca franchista avviò imponenti investimenti nel mandorlo, fino a raggiungere i nostri stessi volumi. Per le castagne e le noci, la Francia divenne altrettanto importante. C'è però da dire che ogni paese produttore di frutta a guscio ne è anche diventato nel tempo un forte consumatore. Ciò che è avvenuto in Turchia, paese che prima esportava soltanto e che oggi consuma internamente molte noci, nocciole e uva sultanina, sta avvenendo pure in Cina o in India".

La diversificazione delle fonti di approvvigionamento è andata dunque di pari passo con la globalizzazione: non soltanto oggi il Gruppo Besana importa materia prima da 28 diversi Paesi del mondo, ma la stessa industria dolciaria sta spingendo sulla realizzazione di impianti di nocciolo e mandorlo in paesi diversi da quelli che oggi ne detengono pressoché il monopolio (California per le mandorle; Turchia per le nocciole). "In tal senso - precisa Pino Calcagni - le aree del mondo che appaiono più promettenti sono Sud America e Africa nord-occidentale per le mandorle e Cile, Argentina, Sudafrica, Europa dell'Est per le nocciole".
Un business con eccellenti prospettive
Il mercato della frutta secca è ben lungi dall'essere saturo. Gli spazi per crescere sono ancora enormi e il presidente del Gruppo Besana lo spiega chiaramente: "India, Pakistan, Filippine, Cina, Indonesia... parliamo di 3,10 miliardi di abitanti. Oggi la penetrazione della frutta secca è intorno al 10%; basterebbe, come sta accadendo, che tale percentuale salisse al 15% per ottenere un pubblico di consumatori superiore all'intera popolazione del continente europeo. Queste sono le potenzialità del business e questa è anche la ragione per la quale occorre rimanere al passo con i tempi".

Sul fronte delle innovazioni e delle capacità pionieristiche, Gruppo Besana non è stato mai secondo a nessuno: tanto per ricordare alcuni degli avanzamenti epocali che l'azienda campana ha introdotto nel settore, basti ricordare che furono i primi a implementare la sgusciatura meccanica (che in passato si effettuava manualmente), la pelatura delle mandorle, la tostatura delle nocciole, la trasformazione delle nocciole in pasta; e poi ancora sono seguiti in tempi più recenti investimenti in impianti di pastorizzazione, di fumigazione senza uso di sostanze chimiche, di confezionamento in atmosfera modificata, etc. "Siamo stati i primi - sottolinea il presidente - a importare e investire commercialmente sui Gojiberries e siamo innovatori anche nell'avere, proprio noi produttori di frutta secca, un'area dello stabilimento assolutamente Nut Free".
"Anche per quanto riguarda le tipologie di imballaggio - aggiunge Calcagni - Besana si è sempre distinta. Negli anni Ottanta siamo stati i primi a introdurre i mix di frutta secca ed essiccata, prendendo spunto dalle abitudini degli stessi consumatori, soliti acquistare diverse tipologie di sfuso e miscelarle insieme a piacimento. Disponiamo oggi di ben 750 articoli, personalizzati a seconda delle esigenze della nostra clientela. E se sono 85 anni che serviamo le coop scandinave e 75 anni che serviamo Marks&Spencer, qualcosa sulla nostra professionalità vorrà pur dire. Crediamo che la diversificazione nella specializzazione sia uno dei nostri punti di distinzione, ma certo non il solo".

Tra i fattori di successo del Gruppo, il presidente ne cita due: 1) l'etica del lavoro, ben testimoniata dal rapporto di fiducia costruito nei decenni con la base produttiva e con i lavoratori (abbiamo con noi personale da quattro generazioni!, sottolinea Calcagni) e 2) l'essere "usciti fuori dal guscio" per andare alla ricerca di consumatori sui mercati di tutto il mondo.

Il ruolo pubblico dell'impresa
Pino Calcagni ha ricoperto diversi ruoli di rappresentanza a livello nazionale e internazionale (tra gli altri, ex presidente Aneioa, oggi Fruitimprese, ex presidente Freshfel Europa, attuale presidente del comitato scientifico dell'International Nut and Dried Fruit Council-INC).
"A spingermi - dichiara oggi - è stata la mia curiosità, abbinata al desiderio di assumere ruoli di responsabilità, nella convinzione che l'impegno sociale aiuti a crescere. Sono partito dal presupposto che potevo dare il mio personale contributo al settore. La naturale generosità che mi contraddistingue mi ha permesso di colloquiare anche con i miei concorrenti per finalità più ampie e improntate al comune vantaggio. Oggi, del resto, se non ci si muove con coesione, non si arriva da nessuna parte. Le stesse negoziazioni commerciali bilaterali hanno bisogno di spalle larghe e visioni di lungo termine, come dimostra la politica statunitense nei confronti di mercati assai appetibili come quello cinese. Non a caso, i temi agricoli fanno costantemente parte dell'agenda di presidenti come Obama o Hollande. L'Italia dovrebbe prendere nota".
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