Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

FAO: un quinto del cibo che mangiamo e' prodotto in citta'

Non solo campagna, latifondi, frutteti e piantagioni. Inaspettatamente, per moltissimi cittadini del mondo il fondo agricolo non si trova tra boschi e prati, ma in città. La FAO calcola infatti che siano ben 800 milioni gli agricoltori urbani, a cui si deve il 20% della produzione agricola globale. Tecnicamente l'agricoltura urbana si definisce Upa (urban and peri-urban agricolture) e comprende tutte le coltivazioni e gli allevamenti che si trovano all'interno o immediatamente intorno alle città.

Questo tipo di attività, sempre secondo la FAO, riguarda tipicamente la produzione di cereali, verdure, frutta e funghi (oltre a erbe aromatiche e medicinali e piante ornamentali) e l'allevamento dei più comuni animali commestibili (polli, conigli, capre, pecore, bovini, suini), oltre a dedicare spazio alla pesca. Uno spazio più residuale è occupato da attività quali l'acquacoltura e la legnagione.

"L'Upa contribuisce alla sicurezza alimentare di milioni di persone", sottolinea la FAO, "specialmente in tempi di crisi". Ciò che viene coltivato in città viene infatti di solito consumato direttamente dagli agricoltori, mentre le eccedenze finiscono sui mercatini locali, sempre più apprezzati da larghe fasce di popolazione. Di solito i prodotti vengono commercializzati a basso costo, dal momento che non hanno bisogno di trasporti e refrigerazioni particolari, e risultano in media più freschi e nutrienti di altri. Inoltre, sottolinea la FAO, la resa dei giardini e degli orti urbani è molto superiore a quella dei campi aperti: un solo metro quadro riesce a fornire 20 kg di cibo l'anno, risultando 15 volte più produttivo di una coltivazione rurale".

"Buone notizie anche dal punto di vista economico e occupazionale: l'orticoltura impiega infatti soprattutto donne e soggetti che faticano ad accedere al mercato del lavoro, e si calcola che 100 metri quadrati di superficie urbana coltivata possano generare un posto di lavoro. C'è un unico neo: l'inquinamento e la conseguente potenziale contaminazione del terreno, soprattutto nelle grandi megalopoli del sud del mondo. Un aspetto, conclude la FAO, a cui porre molta attenzione".
Data di pubblicazione: