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"Associazione dei grossisti: "lavoratori costretti a 46 ore alla settimana"

Mercato di Milano, sul nuovo orario scatta il secondo round: oggi sciopero degli operatori

Di dietrofront da parte di So.Ge.M.I., la società che gestisce il mercato ortofrutticolo di Milano non ne sono arrivati, nonostante i grossisti l'avessero chiesto con gran voce (cfr. FreshPlaza del 12/01/2015).

Così, dalla mezzanotte di oggi e fino alle 12 si serra tutto: i grossisti sciopereranno incrociando le braccia e non ci sarà una contrattazione. "Lo sciopero - spiega Fausto Vasta, presidente dell'A.G.O., l'associazione dei grossisti ortofrutticoli - colpirà anche i cittadini che settimanalmente vengono all'Ortomercato". E per Vasta le responsabilità sono chiare: "è la naturale conseguenza - spiega - del comportamento di un amministratore di So.Ge.M.I., Nicolò Dubini, che invece di agevolare il lavoro degli operatori rifiuta il confronto".

Accanto allo sciopero è poi partita una petizione, indirizzata all'amministrazione comunale, che chiede sia revocato il provvedimento che modifica gli orari di apertura del mercato all'ingrosso milanese, anticipandoli di un'ora, dalle 5 di notte alle 4. Ad oggi la petizione è già stata sottoscritta da 75 aziende e 450 lavoratori. Tra loro anche 100 lavoratrici che, spiega Vasta, "hanno dovuto stravolgere la loro vita, già dura, anticipando alle 3 di notte l'inizio del loro lavoro".



"Insieme al Consorzio Produttori e ai Sindacati di categoria - riprende il presidente dell'A.G.O. - abbiamo chiesto di sospendere il provvedimento, per valutare meglio le conseguenze pratiche per gli operatori, che stimano un aggravio di costi tra il 15% e il 20%, e per i lavoratori e le lavoratrici, ma non abbiamo avuto risposta. Domani incontreremo le Organizzazioni Sindacali, ma il provvedimento è già operativo".

Quel provvedimento, riprende Vasta, "era già stato bocciato due volte dalla Commissione Comunale del Mercato Ortofrutticolo, perché ritenuto inutile e troppo costoso dalla maggioranza degli operatori: infatti, con il nuovo orario le aziende, che non possono chiudere prima delle 10 senza una certa riduzione del fatturato, sono costrette a far lavorare i propri dipendenti per 46 ore settimanali, nella speranza, tesi di Dubini, di una crescita delle vendite. Ma se ci fossero reali possibilità di accrescere il business, allora le aziende sarebbero favorevolissime; i compratori però sono sempre gli stessi e, anche se iniziano un'ora prima, acquistano sempre la stessa quantità di merce!".