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Il resoconto del convegno Lamboseeds

Angurie e mini angurie: il settore si organizza e pensa a un progetto nazionale di promozione

Fare sistema per comunicare al meglio la distintività delle mini angurie e i loro effetti benefici sulla salute grazie all'elevato contenuto in licopene, sul modello del progetto Nucis relativo alla frutta secca.

Coinvolgere, cioè, a livello nazionale produttori, importatori, confezionatori in un piano di divulgazione rivolto al consumatore e fondato su basi scientifiche con il contributo delle associazioni di medici e la disponibilità di centinaia di punti vendita sull'intero territorio nazionale per conferire il giusto valore alle mini angurie.

E' solo uno degli spunti derivati dalla tavola rotonda organizzata da Lamboseeds venerdì 24 ottobre a Bologna nell'ambito del convegno "Angurie e miniangurie: frutti dell'estate".


Da sinistra: Quadretti, Benetazzo, Malavasi, Guernelli, Piazza, Schiassi. (Foto V. Scandellari).

Caterina Benetazzo (responsabile qualità della Ortofrutta Castello di Stanghella di Padova), Marco Malavasi (società agricola Malavasi - OP La Diamantina), Gianmarco Guernelli (buyer nazionale Conad meloni e angurie), Gianluca Schiassi (category manager frutta e IV gamma di COOP Italia) e Roberto Piazza (direttore Fedagromercati Acmo Bologna) hanno inquadrato il momento commerciale in cui si muove questo che può essere considerato un "prodotto sulla rampa di lancio" (lo ha detto Gianluca Schiassi), evidenziandone limiti e potenzialità (vedi anche articolo correlato).

E, se i rappresentanti della Gdo-Grande distribuzione organizzata hanno chiesto una maggior qualità e omogeneità, Piazza ha esortato una migliore comunicazione e riconoscibilità per un prodotto disponibile sei mesi l'anno senza che il consumatore lo sappia. "La continuità del sistema produttivo - ha detto Piazza - è fondamentale per rimanere nella memoria del consumatore".

Marco Malavasi
ha spiegato le ricadute del progetto Lycomelon da un punto di vista di marketing, apprezzato soprattutto sul mercato estero, particolarmente attento ai requisiti nutraceutici e salutistici; Caterina Benetazzo ha invece sottolineato l'importanza di un packaging innovativo.


(Foto V. Scandellari).

Numerosi spunti anche dalla discussione che ha seguito la tavola rotonda. Ettore Cagna ha lanciato la proposta di un Comitato di prodotto nell'ambito dell'Oi Ortofrutta Italia, all'interno del gruppo di lavoro Melone, o anche a se stante.

"L'Italia - ha detto Luciano Trentini, responsabile Innovazioni e Relazioni europee del Cso di Ferrara - non è sempre capace di sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dall'Unione europea per l'attività di promozione e attua spesso progetti troppo frazionati". Si potrebbero invece unire gli intenti e procedere nella realizzazione di un più grande progetto - non per forza nazionale, potrebbe anche essere multipaese, in accordo con Spagna e Grecia ad esempio - per uno dei nostri pochi prodotti ortofrutticoli che esportiamo con buoni risultati (il 50% circa della produzione).



Nella prima parte del convegno, lo stesso Trentini ha portato i dati più significativi relativi alle angurie e mini angurie. L'Italia, terzo produttore nell'UE27 dopo Spagna e Grecia, può contare su poco più di 10.000 ettari di superficie coltivata, pari a una produzione variabile intorno alle 420.000 tonnellate. Anche se non esistono dati specifici al riguardo, si stima che oggi in Italia le mini angurie rappresentino il 40% della produzione nazionale.



Al Nord la produzione è concentrata prevalentemente in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, al Centro-Sud è la Puglia la prima regione produttrice, seguita da Sicilia, Campania e Lazio.

Le importazioni costituiscono poco meno del 10% della produzione nazionale che, dal canto suo, alimenta una interessante esportazione; sono infatti circa 150.000 le tonnellate di angurie e mini angurie inviate prevalentemente nei paesi europei, e in particolare in Germania, Polonia, Francia, Repubblica Ceca, Austria e Svizzera.



Le famiglie italiane consumano mediamente 200.000 tonnellate di angurie che acquistano per la maggior parte (il 61% nel 2013) presso strutture della Grande distribuzione organizzata: iper, super, discount e self. Trentini ha fatto notare come l'indice di penetrazione delle angurie (il numero di famiglie italiane che acquista il prodotto una volta l'anno) sia pari al 58%, una percentuale che lascia aperti ampi margini di miglioramento per le vendite, e che gli elementi scaturiti dall'analisi dei consumatori (dal 1999, +5,4% di famiglie composte da un solo componente, -6,7% di coppie con figli e una media di 1,4 figli per donna) possono essere la chiave di volta per favorire la commercializzazione di miniangurie di qualità.



Secondo Ettore Cagna (nella foto sopra), presidente della Agricola Don Camillo, tra le prime aziende in Italia per la produzione di mini angurie (circa 7.000 ton nel 2014, con una previsione di ulteriore crescita a 8.500 ton per il prossimo anno) questo prodotto ha grosse potenzialità di crescita sul mercato interno e anche all'estero. "In Italia - ha riferito Cagna - va riconosciuto il valore del servizio fornito. La Spagna, ad esempio, considera già le mini angurie come un segmento distinto dalle angurie tradizionali, con una lavorazione e presentazione che meritano strategie di vendita ad hoc".



Salvatore Dell'Arte (nella foto sopra), presidente della Coop. Aurora di Pachino (SR), che in tre anni ha visto raddoppiare la propria produzione di mini angurie, crede molto nello sviluppo del segmento, anche a scapito del melone, perché più digeribile e consumabile in più occasioni e modalità. "La ricerca - ha spiegato - serve per innovare ma anche per dare continuità, quindi ben vengano le sinergie tra Nord e Sud per dare il via a un progetto italiano, anzi a un vero e proprio Patto di stabilità tra Produzione e Grande distribuzione organizzata".


(Foto V. Scandellari).

Maria Gabriella Marchetti
(nella foto sopra), ricercatore nel Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie dell'Università di Ferrara e docente del corso di Citologia e Istologia, ha spiegato come è nato il progetto Lycomelon, una ricerca che - grazie all'analisi con il metodo NIR di ogni singolo frutto - permette alla Società Malavasi di garantire una concentrazione di licopene molto elevata in ogni mini anguria a marchio Cuoredolce.



"La molla che mi ha spinto a organizzare questa iniziativa è la frustrazione dei clienti", ha concluso Sandro Colombi, direttore commerciale di Lamboseeds, ribadendo l'importanza di un migliore approccio comunicativo nei confronti del consumatore, ma anche la necessità di proporre nuovi modi di consumare angurie e mini angurie.