Ieri, 26 settembre 2014, di fronte ad una nutrita platea, il tema della biodiversità e di ciò che rappresenta per l'agricoltura e non solo, è stato ripreso e analizzato da un qualificato parterre di ospiti, durante il talk show "Coltivare la biodiversità: un valore tutto da scoprire. Confronto di esperienze dalla produzione alla distribuzione".
Sono intervenuti nel dibattito Giuseppe Ciotti (Funzionario Ufficio Sviluppo rurale - Mipaaf), Veronica Bertoldo (responsabile Ufficio associazionismo agricolo Regione Veneto), Claudio Mazzini (responsabile sostenibilità innovazione e valori presso Coop Italia), Cesare Bellò (consigliere delegato di OPO Veneto), Paolo Fontana (presidente della WBA-World biodiversity association), Maria Chiara Ferrarese (responsabile del settore Progettazione & Innovazione di CSQA Certificazioni), Paolo Manzan (presidente del Consorzio di tutela dei radicchi di Treviso e di Castelfranco IGP), Pietro Ciardiello (direttore della Cooperativa Sole), Ruggero Mazzilli (agronomo fondatore e coordinatore della Stazione Sperimentale per la Viticoltura Sostenibile per i biodistretti del Chianti), Laura Tinazzi (imprenditrice agricola - Azienda Agricola Fondo Prognoi di Verona). I lavori sono stati coordinati da Rossella Gigli, direttrice di FreshPlaza Italia. Si è collegato in diretta via Skype per un saluto e un augurio di buon lavoro l'on. Paolo De Castro, presidente per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo.
I partecipanti al talk show. Da sinistra a destra: Mazzilli, Manzan, Ferrarese, Fontana, Ciardiello, Bertoldo, Ciotti, Bellò, Mazzini e Tinazzi.
In apertura dei lavori è stato proiettato il video "Amici della biodiversità", un cartoon che, con intenti informativi, educativi e didattici, spiega in modo semplice e divertente la "biodiversità coltivata". Il tema, tuttavia, seppure lanciato con convinzione da una Regione apripista su questo fronte come il Veneto, ha implicazioni di portata globale, come emerso dai lavori; non è un caso che in direzione della biodiversità si stiano muovendo le politiche agricole più lungimiranti a livello mondiale, europeo e nazionale. Proprio per il decennio in corso la Commissione europea prevede una particolare "strategia per proteggere e migliorare lo stato della biodiversità in Europa", intendendo la biodiversità come "assicurazione sulla vita" e "capitale umano".
"Noi consideriamo la tutela delle vita negli ambienti naturali come una strategia prioritaria e direi quasi come una scelta obbligata per un'agricoltura come quella italiana che ha già la fortuna di annoverare, nel proprio patrimonio, produzioni di qualità, o a marchio di origine geografica, oltre che ecosistemi straordinari," così si è pronunciato Cesare Bellò, il quale ha mostrato alla sala alcune fotografie, risalenti agli anni '80, nelle quali si mostra quanto il suolo del suo territorio fosse stato sfruttato fino al punto di renderlo quasi sterile.
Cesare Bellò.
Il ridursi della quantità di specie animali e vegetali a causa di fattori quali inquinamento o eccessivo sfruttamento dei principali ambienti naturali (suolo, acqua e aria) costituisce un grido d'allarme e mette a rischio la sopravvivenza di tutte le altre forme di vita, Uomo compreso: scegliere la strada della biodiversità significa dunque contribuire all'inversione di questa tendenza distruttiva. Il tutto attraverso specifiche misure a salvaguardia della fertilità dei suoli, la corretta gestione delle risorse idriche, il controllo delle infestanti e dei parassiti attraverso metodi a basso impatto.
Come si legge nell'elenco riportato qui sopra, sono state specificate, nel disciplinare relativo all'ottenimento della certificazione "Biodiversity Friend", le 12 azioni (ciascuna con uno specifico punteggio di merito) che le aziende agricole devono adottare per accrescere quantità di forme di vita e qualità degli ambienti naturali nei quali si realizzano le coltivazioni. Un punteggio minimo di 60/100 consente di accedere alla certificazione, ma l'obiettivo finale è quello di avvicinarsi quanto più possibile ad un punteggio pieno di 100/100.
Durante i lavori, la coordinatrice Rossella Gigli ha appuntato gli elementi salienti del tema su una lavagna.
Finora, le aziende che hanno ottenuto la certificazione (soggetta a controllo e valutazione da parte dell'ente certificatore CSQA) sono una trentina. Il loro percorso virtuoso viene costantemente misurato da metodiche empiriche, ma scientificamente avvalorate, per accertare la presenza di vita in suolo (varietà e numero di invertebrati), acqua (anfibi, pesci, avifauna di fiume, etc.) e aria (numero e tipologia dei licheni presenti sui tronchi degli alberi; la presenza di licheni è infatti correlata alla qualità dell'aria).
La sala.
Molto stimolanti e ricche di spunti le testimonianze che sono scaturite dagli interventi: Maria Chiara Ferrarese e Veronica Bertoldo hanno raccontato in che modo l'ente CSQA da una parte e la Regione Veneto dall'altra abbiano interpretato e tradotto in pratica un'esigenza che scaturiva dal mondo produttivo. "Abbiamo lavorato a vestire l'idea, rendendola di agevole comprensione e concreta applicazione " ha dichiarato Ferrarese; "Il disastro della 'terra dei fuochi' in Campania ci ha fatto riflettere sull'impatto della qualità ambientale nei confronti della percezione dei prodotti agricoli da parte del pubblico. Non potevamo rimanere a guadare," ha aggiunto Bertoldo.
Proprio dalla Campania, Pietro Ciardiello della Coop. Sole ha ricordato tutti gli investimenti fatti nelle aziende del gruppo, fin dagli anni '80, al fine di ridurre al minimo i trattamenti chimici sulle colture: "Oggi investiamo 300.000 euro l'anno per l'acquisto di insetti utili che ci coadiuvano nel controllo naturale dei parassiti all'interno delle serre. Ritengo che il percorso fin qui seguito dalla Regione Veneto debba essere obbligatoriamente intrapreso anche in Campania. Se ci lasciassero in gestione un terreno inquinato per 15 anni, dimostreremmo nei fatti che la Natura può riprendersi se stessa purché sia messa nelle condizioni di farlo." Da parte sua, Giuseppe Ciotti ha espresso la considerazione che le metodiche colturali finalizzate all'incremento della biodiversità possano innestarsi nell'ambito della normativa già esistente sulla Produzione Integrata.
Un confronto tra le posizioni della Grande distribuzione, espresse da Claudio Mazzini di Coop Italia e quelle dei promotori della biodiversità, rappresentate da Paolo Fontana di WBA ha messo in luce, da una parte, il percorso di attenzione alla sostenibilità che una catena come COOP Italia sta seguendo fin dagli anni '80 (proprio Mazzini richiese l'adozione di metodi ambientalmente responsabili alla Coop Sole nel 1989!) ma anche l'esigenza di far procedere gli aspetti sociali con quelli economici e commerciali, senza moltiplicare i messaggi nei confronti del consumatore vista anche l'enorme difficoltà esistente nell'imporre nuovi marchi al mercato (a meno di non disporre di ingenti risorse finanziarie da investirvi); dall'altra parte la precisazione di Fontana che la biodiversità non vuole presentarsi come un "marchio commerciale" aggiuntivo, oltre a quelli già esistenti di "bio" o "ogm-free", bensì intende rimettere al centro la questione del ruolo dell'agricoltore come consapevole custode del territorio e dell'ambiente, in una logica inclusiva alla quale tutti necessariamente contribuiscono.
Di notevole interesse anche l'analisi di Mazzini sul mutamento degli stili di consumo in Italia negli ultimi anni: "Se un tempo gli acquisti si concentravano prevalentemente sui prodotti di fascia media e di marca, oggi la situazione vede prevalere, per larga parte, acquisti in una fascia bassa di prezzo e di qualità (con un consumatore che opta consapevolmente per una minore qualità, pur di risparmiare!), mentre si registra contestualmente anche un incremento di spesa nella fascia molto alta o a valore aggiunto ambientale, equosolidale, biologico, a testimonianza dell'emergere di un consumatore attento e consapevole, che non guarda al prezzo ma ai fattori di valore di un prodotto. Dobbiamo essere consapevoli, analizzando la situazione, che i mutamenti in atto non costituiscono solo gli aspetti transitori di un ciclo economico normale, bensì rivelano un totale mutamento di paradigma. Stiamo entrando in un territorio sconosciuto."
Hanno portato il proprio contributo alla discussione anche l'agronomo Ruggero Mazzilli e l'imprenditrice agricola Laura Tinazzi. Il primo ha sottolineato i rischi derivanti dalle monocolture, l'apporto della biodiversità nella lotta alle patologie vegetali e i risultati di successo della viticoltura sostenibile (oltre 2.000 gli ettari seguiti dalla sua Stazione Sperimentale); l'imprenditrice (tra le prime aziende certificate "Biodiversity Friend") ha sottolineato l'esigenza di affrontare con strumenti nuovi, e la biodiversità è appunto uno di questi, il panorama di un'agricoltura che cambia e che si trova a dover fare i conti con una crescente urbanizzazione.
Ha infine ribadito gli ottimi risultati ottenuti presso la sua azienda agricola "Nonno Andrea" l'imprenditore Paolo Manzan (cfr. FreshPlaza del 25/09/2014): "Siamo a Macfrut con un messaggio nuovo che punta non solo su tipicità e identità territoriale ma anche sulla naturalità delle pratiche agronomiche, la tutela dell’ecosistema dei nostri territori e, come dimostrano gli studi scientifici, la realizzazione di prodotti che si distinguono per migliori valori nutrizionali e tutela della salute."
Paolo Manzan.
"I disciplinari IGP e DOP sono già una garanzia perché particolarmente restrittivi rispetto alle pratiche agronomiche tradizionali e per la presenza di enti certificatori. Si tratta ora di compiere un ulteriore passo in avanti verso una agricoltura rispettosa che ci consenta di fare la differenza sui mercati e che permetta ai consumatori di scegliere i nostri prodotti non solo perché tipici dei nostri territori, ma anche perché più giusti e sani."