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Il ruolo delle Istituzioni pero' e' fondamentale

Agri Mec House: le tecnologie italiane sono pronte per il mercato russo

Dalla fattiva collaborazione tra pubblico e privato, tra le Camere di commercio emiliano-romagnole e il Consorzio Cermac, è nato uno studio di fattibilità, Agri Mec House, che ora aspetta di conoscere di quante risorse pubbliche potrà disporre per diventare realtà, vale a dire una piattaforma comune di servizi tecnici post-vendita in Russia.



Se ne è parlato ieri in ambito Macfrut, durante il convegno organizzato da Unioncamere Emilia-Romagna, Promec-Promozione Modena Economica e Cermac, il consorzio che riunisce i produttori italiani di tecnologie e attrezzature per l'agricoltura, l'agroindustria e la zootecnia.


Da sinistra, Montesi, Costa, Turoni e Quadretti.

"Le piccole e medie imprese di macchine e tecnologie agricole faticano a garantire ai clienti russi adeguati servizi di post vendita, dall'assistenza alla gestione dei pezzi di ricambio - ha dichiarato Paolo Montesi, che si occupa di progetti di internazionalizzazione per Unioncamere Emilia-Romagna - Quindi Promec Modena, Unioncamere e Consorzio Cermac hanno realizzato uno studio di fattibilità per valutare costi e risorse necessarie ad avviare un polo tecnico di assistenza post-vendita di tecnologie per l'ortofrutta nel distretto meridionale della Russia."

"Gli agricoltori russi - ha aggiunto Enrico Turoni, presidente di Cermac e titolare della azienda forlivese TR Turoni - vogliono incrementare le produzioni, aumentare la capacità di stoccare i frutti, nonché migliorare la logistica e la catena del freddo."


Da sinistra, Costa e Turoni.

Le principali criticità del settore ortofrutticolo in Russia riguardano infatti: una produzione interna di macchine e attrezzature specifiche per l'ortofrutta quasi inesistente; l'assenza totale di una filiera di piccoli produttori di meccanica e macchinari; il livello di meccanizzazione dell'intero settore agricolo fermo agli anni '90; la scarsa innovazione nella produzione; il periodo di transizione del settore ortofrutticolo a causa della conversione da colture estensive a intensive; il basso rendimento delle coltivazioni (40 q/ha, 4-6 volte in meno rispetto alle potenzialità dell'area); la mancanza di centri logistici per la raccolta, la conservazione e la trasformazione dei prodotti (solo il 15% dei magazzini è moderno, con una perdita del 30% dei prodotti conservati).

"Una volta selezionate le aziende italiane - ha terminato Turoni - va individuato il profilo del tecnico post-vendita più appropriato in rapporto alle aziende partecipanti. La formazione dei tecnici russi avverrebbe in Italia, identificando il business model più appropriato da costituire in loco. Una stima - attuale - dei costi definitivi di avviamento si aggira sui 40.000 euro mentre il mantenimento della struttura costerebbe 5.800-6.000 euro al mese".



L'embargo sull'ortofrutta europea, di fatto, amplifica la richiesta da parte della Federazione russa di moderne tecnologie che permettano un salto di qualità alla propria agricoltura. Nell'aprile del 2014, il professor Guglielmo Costa dell'Università di Bologna, ha partecipato alla missione a Krasnodar, la principale regione produttrice della Federazione russa, organizzata nell'ambito del progetto BRICST - plus nel cui ambito del quale è stato anche realizzato lo studio di fattibilità.

"Ci sono grandi opportunità - ha concluso Costa - c'è spazio per realizzare impianti e per fornire un prodotto chiavi in mano, ma è fondamentale un'azione concordata con il supporto delle istituzioni italiane e russe. Con alcuni istituti di ricerca, inoltre, sono già state stabilite convenzioni quadro per attività in comune".