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La parita' di genere in agricoltura potrebbe aumentare la produzione di cibo del 30%

Il divario tra uomo e donna in agricoltura rappresenta ancora una delle peggiori piaghe della società contemporanea. 

Secondo uno studio condotto dalla FAO (Food and Agricolture Organization), se le donne avessero accesso alle stesse risorse degli uomini, ora ci sarebbero 150 milioni di affamati in meno nel mondo. Numeri paragonabili all'intera popolazione del Regno Unito e della Francia messi insieme. 

La situazione attuale della malnutrizione è drammatica. Solo in America Latina e nei Caraibi si contano 47 milioni affamati, 223 milioni nell'area subsahariana e africana, 295 milioni in Asia meridionale e 167 milioni nell'est asiatico.



Sempre in base ai dati diffusi dalla FAO, le donne che non hanno accesso a pari risorse nel lavoro agricolo rispetto agli uomini sono oltre un miliardo. Donne che potrebbero produrre fino al 30% in più di cibo.

Le differenze di genere riguardano anche l'aspetto economico e salariale. In Pakistan, ad esempio, solo il 20,8 % del reddito totale pakistano è generato dalle donne. In Asia meridionale le cose non sono poi così diverse: solo il 13% delle donne adulte sono lavoratrici autonome e meno del 6% di loro lavora nel settore agricolo. In questo Paese le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini e, spesso, non è riconosciuto loro alcun tipo di retribuzione.

Uno spaccato di quella che è la situazione in Asia meridionale è fornito dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO): nel 2007 il 59% della forza lavoro femminile lavorava come coadiuvante familiare, a fronte del 36% nel Sud-Est Asiatico e nel Pacifico, del 35% nell'Africa subsahariana e del 5% in America Latina. 



I problemi più grandi con cui devono fare i conti le lavoratrici riguardano la difficoltà di accesso al credito e le condizioni di lavoro, che le costringono fino a 12 ore al giorno consecutive di attività nei campi senza riposo settimanale. Il tutto con salari esigui e spesso pagati in ritardo. 

In Asia meridionale, così come in molti altri paesi, si aggiungono inoltre problemi legati alle violenze, alle molestie, ai deboli meccanismi delle ispezioni e al mancano riconoscimento del ruolo dei sindacati.

I Governi di questi Paesi dovrebbero riconoscere i salari minimi, incentivare il lavoro agricolo delle donne, favorire la libertà di associazione e costituzione di sindacati. 



In modo particolare i Governi dovrebbero rendere più agevole l'accesso ai prestiti, in modo tale da favorire il sorgere di appezzamenti di terreno gestiti dalle donne e, di conseguenza, la loro sussistenza economica e la loro autonomia. 

Ovviamente, per far questo serve un sistema di istruzione di uguale accesso per uomini e donne e una legislazione attenta e sensibile a queste problematiche.

Un'altra ricerca in tal senso è stata condotta da ActionAid. Lo studio riguarda i distretti della provincia meridionale del Rwanda: Gisagara e Nyanza. Ciò che emerge con forza dalla ricerca è che le donne del Rwanda lavorano molto, senza ricevere per questo un giusto reddito. 

Le donne non riescono a dedicare molto tempo all'attività agricola perché sono impegnate nelle faccende domestiche e dai mariti non ricevono alcun aiuto. Quindi nonostante l'80% di loro sia impegnato nel settore agricolo, sono davvero pochi i successi che riescono ad ottenere. 

Incontrano inoltre enormi difficoltà nel reperimento dell'acqua. A volte sono costrette a camminare anche 4/5 ore per raccoglierne un po'. 

Per aiutare queste donne le Istituzioni dovrebbero rendere più agevole la reperibilità dell'acqua e fornire strutture o centri per l'infanzia in modo da sgravarle, per quanto possibile, dalla cura dei bambini.

Cosa dovrebbero dunque fare i ricercatori agricoli per dare la giusta attenzione alle donne impegnate nel settore? 

Si potrebbero ad esempio utilizzare dei reclutatori di genere specializzati nel settore o, ancora creare dei programmi su misura, cambiare le modalità di sostegno da parte della politica e delle istituzioni, pensare l'agricoltura in modo diverso, garantire la responsabilità dei risultati. Le soluzioni possono essere tante e diverse. Di strada da fare ce ne è ancora molta.

Fonte: AllAfrica, Dailytimes, The Guardian