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Esportate oltre 2.000 ton in quattro mesi, contro le 1.500 previste

"Il kiwi "Solemio" accelera sul mercato asiatico e Apofruit studia altre referenze"

Sono numeri molto soddisfacenti quelli che Ilenio Bastoni (in foto), direttore commerciale di Apofruit Italia, può commentare a conclusione della campagna di esportazione del kiwi a marchio Solemio destinato al mercato asiatico.



"L'obiettivo iniziale era di esportare ogni anno 70 container da 22 tonnellate di kiwi ciascuno, pari a circa 1.500 ton di prodotto, ma dopo quattro mesi - da novembre a inizio marzo – abbiamo già raggiunto i 91 container, superando cioè le 2.000 tonnellate."

E se prima si parlava di arrivare a 100 container nel giro di tre anni, i risultati di questi mesi invitano ad alzare ulteriormente le aspettative per la prossima campagna: i 120 container non sembrano poi così difficili da raggiungere.


La nuova linea ha previsto un nuovo marchio e un nuovo packaging con colori più vivaci e brillanti, più vicini alla cultura dei popoli asiatici. Il colore predominante, infatti, è il rosso, che la cultura cinese associa alla fortuna e alla gioia.

Diversi i fattori che hanno contribuito a questo successo: innanzitutto l'adozione di tecniche colturali rigorose che permettono ai soci di produrre frutti ottimi, molto graditi dai consumatori asiatici; i clienti hanno anche apprezzato la disponibilità mostrata dal gruppo cesenate di adattarsi alle esigenze e ai gusti di questi mercati, tanto da modificare il marchio Solarelli in Solemio per facilitarne la pronuncia. Terzo fattore a favore, la conclusione anticipata delle produzioni provenienti dall'emisfero sud, che ha allungato la stagione commerciale per il kiwi italiano.

Tutto ciò in un contesto – in particolare quello cinese - di crescita sostenuta dei consumi di questo frutto.


Il nuovo packaging prevede un pratico ed elegante coperchio firmato Solemio che, oltre a caratterizzare l'area espositiva e veicolare in maniera efficace il marchio all'interno dei punti vendita, preserva la qualità dei frutti rendendo la confezione più resistente ed evitando così problemi di decatastamento dei pallet.

Un simile riscontro merita una riflessione e infatti Bastoni conclude: "Ora stiamo valutando altre produzioni del nostro portfolio che hanno i giusti requisiti, vale a dire le autorizzazioni necessarie e una buona conservabilità, per essere esportate verso quei mercati, visto che il transit time di 30-40 giorni è piuttosto limitante."

Mele e uve senza semi sarebbero tra i frutti prescelti, a sottolineare una strategia sempre sotto il segno dell'alta qualità, abbinata all'innovazione varietale.

Maggiori info: www.apofruit.it

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