L'accordo politico messo a punto dai i negoziatori del Parlamento, del Consiglio e della Commissione europea, è stato poi approvato nel pomeriggio di ieri, a larga maggioranza dalla Commissione agricoltura (ComAgri) del Parlamento europeo.
Tra i punti del nuovo mandato negoziale del Consiglio vi sono:
- la riduzione progressiva obbligatoria dei pagamenti diretti del 5% per gli importi superiori a 150.000 euro
- la fine delle quote zucchero nel 2017 (al massimo 2018)
- il mantenimento dell'attuale numero delle agenzie di pagamento negli Stati membri
- una sanzione pari al 25% del pagamento per le misure di greening nel caso di una loro mancata applicazione.
"Alcuni punti sono rimasti fuori dal negoziato, tutti quelli sulle prospettive finanziarie, cioè convergenza interna, capping, degressività che mi auguro possano proseguire nell'ambito dell'MFF. Ora dovremo attendere i testi legislativi ed avremo il voto finale che spero possa arrivare entro l'autunno."
Si tratta, ha concluso De Castro, di "importanti traguardi dunque che, se si raggiungerà un accordo sul bilancio pluriennale dell'Unione, scriveranno le pagine dell'agricoltura europea dei prossimi sette anni."
L'aspetto finanziario resta quindi ancora in sospeso e verrà affrontato oggi dal Consiglio Europeo e dal Consiglio dei Ministri dell’Economia, in riunione straordinaria. Il Parlamento rilascerà un voto definitivo solamente quando sarà stato raggiunto un accordo sul QFP 2014-2020 e finalizzati i testi giuridici.
Le prime reazioni contrastanti
L'accordo finale del trilogo europeo è una delusione per le 14 associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica (Aiab, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, Fai, Federbio-Upbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Slow Food, Touring Club Italiano, Pro Natura, Società Italiana Ecologia del Paesaggio, Wwf). Per la portavoce del Tavolo, Maria Grazia Mammuccini, si tratta nella sostanza di una falsa riforma che non avrà sostanziali ricadute positive sulla tutela dell'ambiente, sulla salute dei cittadini, sulla competitività e l'innovazione delle imprese agricole italiane ed europee.
Sono numerosi i motivi di delusione per le 14 Associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica per una annunciata riforma della Pac che non avrà nella quotidiana gestione delle pratiche agricole delle effettive ricadute positive per la tutela della biodiversità, il contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile dell'acqua, il sostegno all'agricoltura biologica e multifunzionale, come ad esempio: la spesa minima obbligatoria per le misure agro-climatiche-ambientali, le direttive Ue su acqua e pesticidi, le aree d'interesse ecologico-Efa, Greening e diversificazione delle colture (articolo 30), nessun reale rafforzamento del secondo pilastro sullo sviluppo rurale vero strumento strategico per le imprese agricole e per il territorio.
"Sono stati migliorati tantissimi aspetti – ha invece dichiarato Giuseppe Politi, il coordinatore di Agrinsieme – di una riforma nata male e che nel disegno dell'Esecutivo comunitario risultava fortemente penalizzante per le nostre imprese. Dobbiamo questi miglioramenti all'intensa attività negoziale del Parlamento europeo, per la prima volta coinvolto a pieno titolo ad approvare una riforma così complessa, della Presidenza di turno irlandese e dello staff degli uffici del Mipaaf che ha seguito il dossier."
"Rileviamo inoltre con soddisfazione – ha proseguito Politi – che buona parte delle istanze proposte da Agrinsieme sono state considerate nell'accordo politico raggiunto in questi giorni anche se la complessità della materia impone un approfondimento su alcuni temi chiave, in particolare per quanto riguarda i diritti di impianto vitivinicoli, le misure di mercato e lo sviluppo rurale. Mentre su tutto pesa l'incertezza del budget per '’agricoltura europea, non ancora definito vista l'impasse del negoziato sulle prospettive finanziarie pluriennali 2014-2020; tema affrontato da domani (oggi per chi legge, ndr) al Vertice dei Capi di Stato e di Governo."