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Agia-Cia: un giovane su tre e' senza lavoro; ripartire dai campi

Per ricostruire l'Italia bisogna ripartire dalla terra. E i giovani agricoltori sono pronti ad accettare la sfida, a prendersi la responsabilità della ripresa, accogliendo nel settore chi è rimasto senza lavoro e chi con la crisi un lavoro non l'ha mai trovato. Ma per farlo hanno bisogno di credito e terreni da coltivare. E' l'appello dell'Agia-Cia, l'associazione nazionale dei giovani imprenditori della Confederazione italiana agricoltori, riuniti lo scorso 8 maggio a Roma per l'assemblea annuale.

Al neo Ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo perché incoraggi e sostenga forme di finanziamento agevolato agli "under 40" e, soprattutto, rimetta mano al provvedimento sulla vendita e l'affitto dei terreni demaniali, con diritto di prelazione per i giovani, come previsto dall'articolo 66 del decreto legge 24 gennaio 2012, poi rimasto lettera morta.

Nell'ultimo anno, il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il record assoluto, attestandosi al 35,3 per cento, il livello più alto da 35 anni, ovvero dal 1977 - ricorda l'Agia-Cia. Di contro l'agricoltura è l'unico settore produttivo che, nonostante le difficoltà e i costi alle stelle, ha difeso e moltiplicato i posti di lavoro, con un incremento delle assunzioni del 3,6 per cento nel 2012. Per questo bisogna investire sul comparto, favorendo da un lato il ricambio generazionale in agricoltura, visto che ancora oggi per ogni agricoltore "under 40" ce ne sono 14 "over 65", e dall'altro accrescendo l'attrattività del settore verso una platea più ampia. L'agricoltura, cioè, potrebbe fungere da "calamita" e ammortizzatore sociale, tanto più che oggi la vita nei campi dimostra di avere un appeal tutto nuovo capace di attirare un gran numero di giovani dai curricula più vari.

Ma per agevolare l'ingresso delle nuove leve in agricoltura bisogna prima di tutto agevolare l'accesso al bene terra. In un Paese segnato dalla scarsa mobilità fondiaria, acquistare ai prezzi di mercato è quasi impossibile: se in Francia un ettaro costa in media 5.500 euro e in Germania 6.500 euro, in Italia - sottolinea l'Agia-Cia - un ettaro di terreno viaggia mediamente intorno ai 18.000 euro. E anche l'affitto, soprattutto in alcune zone a forte caratterizzazione produttiva e territoriale, è proibitivo. Fatte queste considerazioni, diventa quindi incomprensibile quanto accaduto alla norma del decreto Liberalizzazioni che prevedeva la locazione e la vendita dei terreni a vocazione agricola di proprietà pubblica, in buona parte nella disponibilità di regioni ed enti locali, con diritto di prelazione per i giovani.

Grazie al provvedimento si sarebbero di fatto "svincolati" circa 380.000 ettari, che vuol dire la possibilità di creare quasi 50.000 nuove imprese guidate da "under 40". Invece il 30 giugno scorso sono scaduti i termini per l'emanazione del decreto con l'elenco dei terreni demaniali da dismettere e tutto è rimasto "congelato". Per questo - ribadisce l'Agia-Cia - ora chiediamo al neo ministro De Girolamo, di concerto con il ministero dell'Economia, di riprendere in mano l'iter del provvedimento, lavorando per emanare entro il 30 giugno 2013 il decreto attuativo con la lista dei terreni da cedere. Ovviamente, oltre al problema della terra, resta ancora irrisolta anche la questione del credito.

Se tre imprese agricole su cinque denunciano difficoltà enormi nell'accesso ai finanziamenti, tra le aziende "junior" la percentuale sale a quattro su cinque. La contrazione record delle erogazioni al settore nel 2012 (-22% pari in termini assoluti a 613 milioni di euro in meno assegnati nell'anno) ha coinvolto soprattutto le imprese giovani, a cui le banche sono più restie a concedere prestiti.

"Bisogna scommettere sull'ingresso dei giovani in agricoltura - ha affermato nel corso dell'assemblea il presidente dell'Agia, Luca Brunelli -. Si tratta di una scommessa vincente, perché gli 'under 40' pensano in grande, sono preparati e creativi, hanno voglia di crescere e di sperimentare, aprono le porte all'innovazione e all'internazionalizzazione". E' vero, in Italia si tratta di un esercito ancora piccolo, le aziende agricole "junior" sono 161.716. "Vuol dire che le imprese con conduttori di età inferiore a 35 anni sono solo il 5,1 per cento, contro l'8,7 per cento della Francia o il 7,1 per cento della Germania - ha evidenziato Brunelli - mentre se si allarga il 'range' agli 'under 40' si arriva al 9,9 per cento del totale. Ciononostante, l'apporto delle nuove generazioni è fondamentale per il settore".

Insomma, "sono i giovani a modernizzare l'agricoltura italiana, a renderla davvero multifunzionale - ha detto il presidente della Cia, Giuseppe Politi, chiudendo l'assemblea - E questo nonostante i vincoli e il carico di oneri e burocrazia che certo non incoraggia a fare impresa".
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