"Il maltempo deprime in primo luogo il consumo di fragole. Le piogge prolungate, ma soprattutto la mancanza di luce solare incidono sulla qualità globale del frutto e lo possono rendere più suscettibile ai marciumi. Su questo ultimo aspetto giocano altri importanti fattori, da quello genetico a quello nutrizionale - se abbondi con l'azoto, aumenta il lussureggiamento vegetativo e quindi si rischiano più marciumi - fino a quelli di tecnica colturale, in quanto la protezione della coltura può limitare i danni a patto di arieggiare bene i tunnel al fine di evitare fenomeni di condensa. Anche la densità di piantagione incide: una bassa densità significa, infatti, meno marciumi" illustra il direttore del CRA-FRF.
"Il controllo dei marciumi sui frutti viene effettuato con appositi interventi di antibotritici che rispettino scrupolosamente i tempi di carenza. Per questo non farei un dramma se trovo nel cestino un frutto colpito da marciumi: è un segno che la difesa antiparassitaria non è stata troppo intensa e gli effetti si sono esauriti."
"Ritornando al maltempo - aggiunge Faedi - questo è un vero evento calamitoso quando le piogge sono molto intense e si protraggono per diversi giorni nei fragoleti in pieno campo che, per fortuna, in Italia sono sempre meno."
"Negli ultimi anni, purtroppo, questi eventi si sono verificati causando gravi danni uniti a un altro tipo di problematica dovuta all'eccessiva luce solare che spesso segue i giorni piovosi. Questi cambiamenti climatici hanno determinato un cambiamento nelle strategie di breeding del CRA in aree come la Romagna, in cui il 60-70% dei fragoleti è in pieno campo. Oggi viene selezionato del materiale con un particolare habitus vegetativo che protegga il più possibile i frutti dalle piogge e dal troppo sole. Va anche detto che fragole con polpa molto consistente sono più resistenti ai marciumi e hanno una miglior shelf-life rispetto a quelle meno compatte", conclude Walther Faedi.