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I primi risultati del progetto della Regione Emilia-Romagna sulla batteriosi del kiwi

Il 22 marzo 2013, presso il Centro fieristico provinciale di Faenza (RA) si è tenuto il convegno dal titolo: "Il progetto di ricerca dell'Emilia-Romagna sulla batteriosi dell'actinidia: primi risultati", organizzato dalla Regione Emilia-Romagna e dal CRPV, Centro ricerche produzioni vegetali di Cesena, per presentare i primi dati sugli aspetti agronomici e sul contenimento della malattia.

Il Progetto - promosso dalla Regione Emilia-Romagna e coordinato dal CRPV (vedi notizia su FreshPlaza del 04/11/2011) - coinvolge da un punto di vista scientifico i più qualificati Centri di ricerca nazionali e, da un punto di vista operativo e finanziario, numerose e importanti aziende e istituzioni del territorio romagnolo.

FreshPlaza ne ha parlato con Giampiero Reggidori (presidente di CRPV), Alberto Contessi (responsabile del Servizio fitosanitario regionale) e con l'assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni.

"La batteriosi del kiwi, come del resto tutte le patologie legate ai batteri, comprese quelle connesse alla salute umana, è di non facile approccio in relazione alla lotta - riferisce Giampiero Reggidori (nella foto accanto) - Pertanto, prima ancora di puntare a prodotti curativi oggi inesistenti, dobbiamo rapportarci con tutte le forme di prevenzione della diffusione, sia in presenza che in assenza della batteriosi stessa."

"Ecco perché il progetto ha puntato molto sul circoscrivere vari temi che vanno dalla maggiore e migliore conoscenza dell'epidemiologia del batterio stesso, allo scoperta e allo studio dei potenziali antagonisti naturali, passando per lo studio delle corrette pratiche agronomiche limitanti la diffusione, alla buona pratica vivaistica per allevare piante sane."

"Il progetto è partito da un tavolo comune di ricercatori con varie specializzazioni, appartenenti a diverse istituzioni scientifiche, che insieme a un gruppo di tecnici del settore frutticolo hanno predisposto il progetto e ne seguono i lavori tramite stati d'avanzamento continui. Questo permette di unire sforzi comuni su una tematica che, già in partenza, tutti sapevano non essere affrontabile e risolvibile su un unico aspetto. Un caso simile ha riguardato il colpo di fuoco batterico del pero, Erwinia amilovora."



"L'incontro del 22 marzo - spiega Reggidori - è una divulgazione, a metà percorso, del progetto che in un periodo di soli due anni cercherà di dare varie risposte ai quesiti posti in partenza, primo fra tutti come allentare l'aggressione e ridurre la diffusione della batteriosi."

"Il progetto e i suoi componenti esecutori sono parte integrata di un sistema a rete di altri progetti in materia e lavori in corso, in varie parti d'Italia e del mondo, al fine di unire e discutere tutte le conoscenze che vari studi stanno realizzando su scala internazionale. In questo modo si vuole sopperire alla mancata realizzazione di un indirizzo comune a livello nazionale, che si doveva perseguire negli studi fin dalla nascita del problema."

"Alla fine dell'attività progettuale, nel prossimo inverno, si tireranno le somme dei due anni di lavoro. Dovessimo confermare, come prevedibile, che con la batteriosi si dovrà convivere, speriamo almeno di aver fatto molto per circoscriverla e ridurne i pericoli. Di pari passo ai nostri studi, comunque, avanzano anche le ricerche su nuove selezioni di kiwi, se non resistenti, almeno tolleranti alla batteriosi", conclude Giampiero Reggidori.

Nell'ambito dello stesso incontro, il Servizio fitosanitario ha fatto il punto sulla presenza della batteriosi sul territorio regionale, a partire dal 2009 - anno del primo ritrovamento della malattia in Emilia-Romagna - per arrivare ai circa 600 ettari interessati nel 2012 (quasi il 18% della superficie totale regionale).

"Tutto lascia prevedere che quest’anno ci sarà un ulteriore aumento - spiega a FreshPlaza Alberto Contessi (nella foto accanto), responsabile del Servizio fitosanitario regionale - Siamo quindi di fronte a un modello innovativo, che può rappresentare un valore aggiunto concreto nella messa a punto di nuove metodiche di contrasto della diffusione di questa grave patologia."

"I vari ricercatori che si sono alternati sul palco – continua Contessi - hanno presentato i primi risultati della ricerca: innanzitutto, il batterio può penetrare nelle piante attraverso aperture naturali (lenticelle, stomi, peli) o artificiali (ferite); inoltre, può sopravvivere come epifita all'esterno delle piante e, una volta penetrato, vivere al loro interno in forma latente, senza provocare sintomi. Tutto il materiale di moltiplicazione, compreso il polline, può essere poi veicolo di diffusione della malattia e la recente normativa europea prevede appunto che debba circolare con il passaporto delle piante, a garanzia che sia stato prodotto da vivaisti autorizzati, sotto il controllo dei Servizi fitosanitari."

Sotto l'aspetto agronomico, infine, è stata data l'indicazione di ridurre le concimazioni azotate, di effettuare le potature lontani dalla ripresa vegetativa, prima che la pianta "pianga" (cioè che cominci a mostrare il tipico essudato derivante dalla contaminazione da batteriosi) e in assenza di pioggia.



"Dal settore della difesa - prosegue il responsabile del Servizio fitosanitario - pur essendo ancora in una fase iniziale, è stato confermato che, per ora, non ci sono prodotti curativi, ma è solo possibile fare una prevenzione, e i prodotti che si sono dimostrati maggiormente efficaci allo Pseudomonas sono quelli a base di sali di rame, che non ha mostrato alcuna fitotossicità. Discreta azione ha dimostrato anche un induttore di resistenza, mentre scarsa o nulla efficacia hanno avuto i così detti prodotti disinfettanti."

"In sintesi, occorre che gli agricoltori individuino precocemente le piante infette, estirpandole immediatamente o eliminando le parti colpite, riducendo il più possibile l’inoculo dall'ambiente. Bisogna poi proteggerle con trattamenti con prodotti rameici, in particolare dopo gli interventi di potatura o di diradamento dei frutti, in previsione di forti piogge o dopo una grandinata, e in autunno dalla raccolta dei frutti alla completa caduta foglie", ha concluso Alberto Contessi.

Dall'incontro di Faenza si è usciti convinti che – grazie all'impegno delle istituzioni, dei ricercatori, dei tecnici, dei produttori agricoli e delle loro organizzazioni – sia possibile mettere a punto strategie che consentiranno di convivere con questo problema e salvaguardare la filiera e il reddito dei produttori di kiwi.

Tiberio Rabboni (nella foto a fianco), assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna, ha così dichiarato a FreshPlaza: "Questo progetto pluriennale di ricerca e la legge regionale del 2010 sono il contributo dell'Emilia-Romagna alla lotta alla batteriosi. Noi cerchiamo di fare la nostra parte, ma la malattia richiede ben altro. Innanzitutto, maggiore tempestività e coordinamento a livello nazionale e internazionale. Perché la legge dell'Emilia-Romagna è arrivata un anno prima di quella nazionale e due rispetto alle disposizioni europee. E, soprattutto, perché sulle attività di ricerca sono in campo diversi progetti autoreferenziali, compreso quello del CRA (Consiglio nazionale sulla Ricerca e sperimentazione in Agricoltura), senza una cabina di regia unica nazionale in grado di garantire complementarietà, specializzazione e condivisione. Noi siamo pronti a confluire in un progetto unico nazionale. Occorre una guida unitaria. L'Italia è il primo esportatore mondiale di kiwi. La minaccia del cancro batterico è a tutti gli effetti un'emergenza nazionale."