All'incontro ha partecipato una folta rappresentanza del mondo agricolo sardo, delle ricerca e delle istituzioni locali, tra i quali il sindaco di Porto Torres, Beniamino Scarpa, e il magnifico rettore dell'Università di Sassari, prof. Attilio Mastino, a testimonianza della collaborazione tra Matrìca e i dipartimenti di Chimica e Agraria.

Il cardo (Cynara cardunculus L. var. Altilis e var. Sylvestris) è una specie erbacea perenne originaria del bacino del Mediterraneo, che si adatta perfettamente ai climi caldo-aridi. Vegeta nel periodo autunnale e invernale, con ottime produzioni di biomassa, anche in assenza di irrigazione (da 15 a 20 ton/ha) e di olio, materie prime per la “bioraffineria di terza generazione”, che sta nascendo nello stabilimento Matrìca a Porto Torres e che produrrà intermedi chimici e bioplastiche.
I risultati ottenuti evidenziano interessanti opportunità di reddito per il settore agricolo, nonché di rispondere ai rischi di abbandono di alcune aree, grazie alle filiere collegate alle bioraffinerie integrate nel territorio, nel rispetto della biodiversità locale: “Il cardo non è soltanto biomassa e olio – spiega Mauro Marchetti del Cnr di Sassari - ma anche sostanze ad alto valore aggiunto, farina proteica e nettare.”
Nel corso dell’incontro di ieri, Luigi Pari del Cra-Ing ha descritto le operazioni di raccolta del cardo e l’impegno nella realizzazione di un prototipo di testata con un diverso sistema di presa degli steli e di massa complessiva ridotta rispetto a quello attualmente utilizzato, finalizzato a incrementare capacità operativa e versatilità. Pari ha inoltre evidenziato che l’attività di sperimentazione sta favorendo la messa a punto di un sistema per la raccolta separata dei pappi.
Michele Falce, coordinatore della filiera agricola Matrìca e moderatore della giornata, ha invece sottolineato l’importanza della raccolta meccanica, operazione che incide per circa il 60% sul costo di produzione del cardo e che ha un significativo impatto sulle rese e sulla qualità della produzione.

Massimo Fagnano dell’Università Federico II ha illustrato la sperimentazione in corso in Campania su cardo e colture oleaginose alternative. I risultati presentati mostrano come il cardo si confermi la coltura idonea: su terreni fertili, al secondo anno di ciclo, raddoppia la sua produttività: oltre 29 ton/ha di biomassa con 2,4 ton/ha di seme.
“La sperimentazione in Sardegna, iniziata nell’autunno 2011 con la semina di circa 15 ha di cardo su terreni marginali della Nurra e a Ottana, è proseguita con la semina nel 2012 di ulteriori 180 ha su terreni non più coltivati da anni - spiega Salvatore Raccuia, Cnr di Catania - Su questi terreni il frumento non è più remunerativo: a fronte di un costo di produzione di 650-700 €/ha i ricavi, con 2 ton/ha di granella prodotta, sono pari a circa 600 €/ha, secondo i dati Coldiretti 2010.”
La produttività del cardo al primo anno di coltivazione nei campi sardi è stata di circa 11 ton/ha di biomassa e 0,76 t/ha di seme. Quella stimata a partire dal secondo anno è di circa 17 ton/ha di biomassa e 1,9 ton/ha di seme. Molto interessante in questo caso, il margine per l’agricoltore: 280-380 €/ha, al netto dei premi comunitari.

“L’efficienza dell’uso delle risorse – conclude Marco Versari, del CdA Matrìca - non rappresenta soltanto un’esigenza strategica di carattere ambientale per il pianeta, ma anche un'enorme opportunità di rilancio per l’economia sarda, a partire dalle nuove tecnologie integrate in modo virtuoso nei territori, attraverso un dialogo continuo e una collaborazione sempre più stretta con il mondo agricolo, imprenditoriale e della ricerca sardo.”