Uno studio Federalimentare fotografa la riduzione dei consumi alimentari in Italia
Addio, quindi a carrelli strapieni simbolo di diffuso benessere. Ora la spesa viene centellinata e la composizione del pasto ne risente. Ne risente anche la "produzione" di rifiuti, visto che siamo passati da una quota di sprechi del 25-30% sugli alimentari acquistati, ad un ridotto 7% (dovuto, generalmente, al veloce deperimento di frutta e verdura).
L'analisi elaborata da Federalimentare spalanca le porte delle cucine per scoprire come, fra il 2008 e il 2013, la famiglia italiana abbia tentato di arginare la crisi anche variando le portate in tavola.
E' diminuito, per esempio, il consumo di carne - prodotto considerato meno economico - che, misurato attraverso l'incidenza assegnata dall'Istat alla voce nella composizione del paniere alimentare - è passata dal 2,90 al 2,59%.
Sono calati gli acquisti di latticini, pesce, salumi, olio, frutta fresca e biscotti: in tempi di crisi sono percepiti come prodotti di lusso, da tagliare se è il caso. Si bada all'essenziale: è aumentato il consumo di pasta (0,58 allo 0,61 per cento) perché considerato un alimento che permette di risolvere un pasto con poca spesa.
Ma è in crescita anche la vendita di cioccolato e gelato in virtù della loro indubbia capacità consolatoria: per quanto riguarda il bilancio familiare, peccare attraverso una barretta è molto meno invasivo che peccare comperando un vestito nuovo.
La crisi, quindi, sta modificando le modalità di spesa in modo "strutturale". Così dichiara Daniele Rossi, direttore di Federalimentare: "Fino ad oggi, in Italia, i consumi sono diminuiti solo due volte - spiega - nel dopoguerra e in corrispondenza dello shock petrolifero: ma in entrambi i casi si era trattato di crisi di breve durata. Ora invece siamo davanti ad una flessione di lungo periodo destinata ad incidere sulle abitudini".
Federalimentare individua tre nuove tendenze: si fa la spesa più spesso e si acquista di meno, dando vita ad una "maggiore rotazione del frigo e ad una più accorta gestione degli sprechi". La crisi, spiega poi Rossi, ha polarizzato i consumi: è aumentata sia la vendita dei prodotti di primo prezzo, sia quella dei prodotti di alta qualità, ma l’acquisto di tutto ciò che sta nel mezzo è diminuito.
Sembra destinata a svanire anche l’abitudine della spesa settimanale all’ipermercato: riempire molto il carrello aumenta il rischio di spreco. Per evitare di comperare troppo si sceglie il negozio di prossimità: la spesa si fa, con sobrietà, tutti i giorni sotto casa.