Il ferro dei broccoli aiuta a contrastare la sindrome premestruale
Questo metallo è, infatti, importante per la sintesi della serotonina, nota anche con l'appellativo di "ormone del buonumore". Tuttavia, gli autori dello studio, ricercatori presso l'Università del Massachusetts e quella di Harvard, hanno svelato che quando si mira ad aumentare i suoi livelli attraverso l'alimentazione non tutti i cibi hanno lo stesso effetto.
In particolare, è il ferro non-eme, cioè quello che non è contenuto all'interno di proteine come l'emoglobina o la mioglobina (che, invece, è detto ferro eme), ad esercitare un effetto positivo in caso di sindrome premestruale. I cibi di origine animale, ad esempio la carne, sono più ricchi di ferro eme che di ferro non-eme. Per questo, se si vuole cercare di ottenere i benefici osservati in questo studio è bene fare affidamento sui vegetali. Oltre ai broccoli, che contengono 1 mg di ferro non-eme in 100 g, sono ricchi di questa forma del metallo i semi di sesamo tostati (che ne contengono 14,8 mg in 100 g) e le albicocche secche (in cui i livelli di ferro non-eme sono pari a 6,3 mg ogni 100 g di prodotto).
Anche se la ricerca in questione ha coinvolto un gran numero di individui (circa 3 mila donne) e sia durato per ben 10 anni, si tratta pur sempre di uno studio basato solo sul confronto fra l'incidenza dei disturbi e le abitudini alimentari dei soggetti coinvolti. Per questo non è ancora possibile affermare che frutta e verdura siano il rimedio definitivo contro la sindrome premestruale. Come ha precisato la responsabile dello studio, Elizabeth Bertone-Johnson, "i risultati ottenuti devono essere confermati da altri studi. Tuttavia, le donne a rischio di sindrome premestruale dovrebbero assicurarsi di raggiungere le dosi giornaliere raccomandate di ferro non-eme".