FreshPlaza (FP): Come commenta la campagna produttiva e commerciale del cachi?
Marco Eleuteri (ME) - Nel corso del 2012, si è associata alla Op IdeaNatura - e quindi alla Aop Armonia - la Società Agricola Divano, un'azienda di Sessa Aurunca (CE) specializzata nella produzione e nel confezionamento di cachi (vedi anche notizia su FreshPlaza del 26/03/2012). La famiglia Divano, da oltre 50 anni dedita alla coltura dei cachi, ha affinato negli anni sia le tecniche di coltivazione sia quelle non certo semplici della conservazione e maturazione del prodotto, raggiungendo un know-how della gestione del prodotto che oggi può considerarsi decisamente all'avanguardia.
La stagione appena conclusa ha dovuto scontare un andamento generale di mercato piuttosto negativo ma, nonostante ciò e nonostante tutte le problematiche che inevitabilmente accompagnano l'adozione di una nuova identità commerciale da parte di una realtà produttiva di lunga tradizione, come la Divano, possiamo dire di essere sostanzialmente soddisfatti.
La quantità commercializzata di cachi nel corso della campagna 2012 ha raggiunto i 15.000 quintali (sia cachi a polpa soda che a polpa morbida): quantità leggermente inferiore a quella commercializzata l'anno precedente e che sconta gli effetti di un andamento climatico piuttosto avverso, caratterizzato da temperature molto alte e da un elevato tasso di umidità durante i mesi di ottobre e novembre, condizioni che hanno influito negativamente sulla maturazione e colorazione naturale del prodotto, aumentando gli scarti e accorciando anche il calendario di commercializzazione.
Cachi Rojo Brillante.
Il 2012 è stato comunque un anno ricco di novità e di investimenti, a partire dal nuovo impianto per la detannizzazione dei cachi (trattamento a base di anidride carbonica), nonché l'inizio della collaborazione con il Prof. Di Renzo dell'Università della Basilicata - che ci assisterà per ciò che concerne la maturazione e conservazione del prodotto - e l’avvio di un piano di rinnovamento varietale che, nel giro dei prossimi anni, vedrà una rapida e consistente diffusione della varietà Rojo Brillante.
Il Prof Di Renzo e Mimma Divano, accanto al nuovo impianto per la detannizzazione (trattamento a base di C02).
Infine, abbiamo rinnovato il packaging con una nuova veste grafica e ampliato la gamma delle confezioni disponibili, affiancando alle tradizionali confezioni filmate e flowpaccate anche quelle cosiddette "bomboniera" e quelle termosaldate.
Confezione termosaldata (a sinistra) e "bomboniera" (a destra).
Per quanto riguarda il mercato, l’intera nostra produzione di cachi è venduta in Italia. Il canale prevalente, sebbene in calo, è ancora il mercato tradizionale, che nel 2011 assorbiva l’intera produzione, mentre in forte crescita è il canale della Grande distribuzione organizzata che, in quest'ultima campagna, ha convogliato poco meno del 30% della produzione ma che, per la prossima, dovrebbe crescere in maniera ancora più marcata fino a raggiungere una quota del 60% del commercializzato.
Positiva, infine, è stata anche l'esperienza fatta all'interno del programma europeo "Frutta nelle Scuole", attraverso il quale abbiamo distribuito poco meno di 150.000 porzioni di cachi presso le scuole di Campania e Basilicata coinvolte nell'iniziativa.
Ritengo che questo processo di ammodernamento che coinvolge tutte le fasi aziendali, dalla produzione al confezionamento per finire con la distribuzione del prodotto sul mercato, sarebbe stato difficilmente realizzabile in questi termini, se l'azienda fosse rimasta piccola e sola. In questo modo, abbiamo gettato le basi per fare dell'azienda Divano il nostro polo produttivo per i cachi, un centro specializzato in cui potrebbero confluire anche altri produttori, sempre che condividano le nostre indicazioni in termini varietali e i nostri disciplinari di produzione.
Ad esempio, per chi volesse coltivare del cachi Rojo Brillante nel Sud Italia, oggi ci riteniamo sicuramente un partner interessante, in quanto controlliamo direttamente ogni fase del processo distributivo: abbiamo una struttura specializzata in grado non solo di conservare e confezionare i cachi, ma anche dotata di una tecnologia all'avanguardia per la loro detannizzazione, e un ufficio commerciale ben organizzato che si preoccupa di trovare per loro la migliore collocazione sul mercato.
FP - Come si inserisce l'esperienza della Aop Armonia nel panorama dell'associazionismo meridionale?
ME - Sull'associazionismo meridionale pesa un vizio originario particolarmente evidente: molte delle Op nel Sud Italia non sono altro che dei veri e propri "castelli di carte". Quando parliamo di associazionismo nel meridione d'Italia, purtroppo, dobbiamo inevitabilmente distinguere chi fa veramente aggregazione - cioè organizzazioni che commercializzano sotto una direzione unica le produzioni degli agricoltori associati - da quelle associazioni che raggruppano intorno a sé un numero più o meno grande di aziende con l'unico fine di ottenere un aiuto pubblico, buona parte del quale utilizzata per mantenere l'apparato burocratico che governa le stesse organizzazioni, spesso del tutto prive di un ufficio commerciale.
Questo, secondo me, è un grosso deficit di modernità, particolarmente grave e diffuso al Sud. Purtroppo mi sembra si faccia ben poco, per non dire nulla, per sovvertire questa versione "gattopardesca" di aggregazione che ha enormemente disatteso gli obiettivi originari della disciplina comunitaria.

Marco Eleuteri durante Fruit Logistica 2013.
La nostra Aop non è nata per motivi "assistenziali", ma al fine di creare più redditività per gli associati sfruttando tutte le sinergie interne al gruppo, aumentando la massa critica dell'offerta e, di conseguenza, il peso commerciale sul mercato: ossia per le ovvie ragioni di chi vuole fare impresa e deve confrontarsi tutti i giorni con un mercato sempre più difficile.
FP - Come commenta il primo triennio di attività di Aop Armonia?
ME - Nel corso di questo primo triennio di attività, la nostra Aop è cresciuta senza soluzione di continuità: è aumentato il valore della produzione commercializzata - che ha raggiunto i 30 milioni di euro (erano 20 all'inizio) - così come il numero degli agricoltori associati.
Questo non significa che abbiamo trovato una formula magica, una soluzione miracolosa capace di risolvere tutti i problemi strutturali di un settore che negli ultimi anni è stato incapace di adeguarsi ai cambiamenti del mercato. Tuttavia, forse stiamo andando nella direzione giusta: quella di un aumento della dimensione media aziendale, senza il quale diventa veramente difficile dotarsi dei mezzi necessari ad affrontare il mercato del futuro con professionalità ed efficienza. Sono convinto che il nostro settore possa ancora dare delle soddisfazioni, ma dobbiamo vincere la diffidenza e metterci insieme: oggi siamo troppo piccoli, troppo frammentati, troppo divisi.
Non abbiamo dati affidabili in merito alla dimensione media delle aziende ortofrutticole meridionali, ma credo che la stragrande maggioranza di queste rientri nella fascia di fatturato che va da 2 a 10 milioni di euro. Dobbiamo essere coscienti che, con queste dimensioni, non si va da nessuna parte, e se non lo capiamo in tempo, sarà il mercato a spiegarcelo, anche se sarà troppo tardi per cambiare rotta.
FP - Come vede lo sviluppo futuro della Aop Armonia, crede ci siano gli spazi per far aderire altre Organizzazioni di Produttori (OP) alla vostra associazione?
ME - La nostra Aop è cresciuta grazie alla crescita delle due organizzazioni che la compongono. Sono aumentati gli agricoltori che hanno aderito alle due Op Poma e Idea Natura e spero che questa dinamica continui positivamente; in fondo si tratta del metro che misura il risultato della nostra gestione.
All'interno delle due organizzazioni, abbiamo spazi e capacità per accogliere nuovi agricoltori nella compagine sociale. Penso a produttori di kiwi e fragole, ma anche a quelli di drupacee e agrumi, prodotti per i quali vantiamo già rapporti consolidati con alcune delle maggiori insegne distributive italiane ed estere e su cui abbiamo importanti spazi di crescita.
Per quanto riguarda l'eventuale ingresso di qualche altra Op nella Aop Armonia, con le dovute cautele del caso, sono convinto che l'unione faccia la forza quando si condivide un sistema di lavoro e se ne accettano le regole. Quindi, perché no?
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