
La marca del distributore continua a registrare un trend di crescita, raggiungendo una quota di mercato del 18% malgrado l'attuale contrazione dei consumi. Rappresenta quindi per il consumatore un ottimo bilanciamento tra prezzo e qualità, spaziando dai prodotti agroindustriali a quelli bio e premium.

Una visuale della sala Gallery durante il convegno. (Foto: FreshPlaza)
Per il professor Guido Cristini, ordinario di Marketing all'Università di Parma e coordinatore scientifico dell'Osservatorio sulla private label, nella filiera agroalimentare la marca commerciale contribuisce in due direzioni: innanzitutto, nella valorizzazione della piccola e media industria italiana che difficilmente potrebbe arrivare da sola al consumatore e, in secondo luogo, essendo il prodotto a marca commerciale venduto mediamente al 18% in meno rispetto all'offerta media assortimentale nazionale, come importante difesa del potere di acquisto dei consumatori.
Da non sottovalutare, poi, lo sviluppo del rapporto fiduciario che si crea nei confronti del distributore.

Il trend della marca commerciale nel 2012 in una slide del prof. Cristini. (Foto: FreshPlaza)
Cristini ha anche sottolineato come nel 2012 - considerando le vendite su tutti i canali moderni della Gdo pari a circa 57 miliardi di euro e la quota di mercato della marca del distributore al 18,1% - il risparmio stimato per le famiglie derivante dall'acquisto di prodotti di marca commerciale sia corrisposto a 1,75 miliardi di euro.
Roberto Della Casa, docente di Marketing dei prodotti agroalimentari e Gestione delle imprese agroalimentari all'Università di Bologna, ha invece presentato i risultati di una ricerca sul ruolo della Gdo e dei prodotti a marchio commerciale nello sviluppo dei distretti dei prodotti Dop/Igp.

Il canale moderno è sempre più importante per i prodotti Dop e Igp. (Foto: FreshPlaza)
Nell'ultimo quinquennio, la Grande distribuzione organizzata ha dato opportunità commerciali rilevanti all'agroalimentare di qualità. Nell'ambito delle circoscrizioni, che sottendono i prodotti di origine e dove l'organizzazione è adeguata, l'apporto positivo della Gdo è progressivamente in aumento anche per i prodotti di nicchia.

Il caso della Mela della Val di Non Dop e della Mela dell'Alto Adige Igp. (Foto: FreshPlaza)
Della Casa ha anche parlato del rapporto tra private label e freschissimi, riportando in particolare il caso di studio delle baby leaf che, disponendo delle adeguate tecnologie in serra, permettono una maggior redditività rispetto alle insalate classiche, sia sul mercato della prima gamma che su quello della quarta gamma.
La distribuzione moderna domina lo sviluppo del mercato dei freschissimi dove è leader con la private label che anche per l'ortofrutta sta diventando la marca di riferimento.
A seguire, Camillo De Berardinis, presidente Adm, l'associazione che riunisce tutti i retailer operanti in Italia, ha sottolineato l'importanza della private label per rilanciare i consumi. In un momento di complicazione finanziaria ed economica indotta dall'articolo 62, si può tuttavia sfruttare la maggiore attenzione della Gdo nei confronti della private label, rafforzando il legame tra produzione e distribuzione.
Analizzando i motivi della crescita dei prodotti a marca commerciale, Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, ha affermato: "Il mondo della distribuzione - che ora si occupa anche di innovazione e marketing - mette il proprio nome a garanzia della produzione e contribuisce al risparmio”.

Nella foto, da sinistra Camillo De Berardinis, Debora Rosciani di Radio24, moderatrice del convegno, e Giovanni Cobolli Gigli. (Foto: FreshPlaza)
Il convegno ha anche previsto un momento di confronto tra i mondi della produzione e della distribuzione cui hanno partecipato Gerhard Dichgans di Vog, Umberto Galassini di Bonduelle, Paolo Micheli di Parmareggio, Riccardo Francioni di Selex, Francesco Pugliese di Conad e Vincenzo Tassinari di Coop Italia.

Nella foto, da sinistra, Tassinari, Pugliese, Francioni, Micheli, Galassini e Dichgans. (Foto: FreshPlaza)
Se, da un lato, la produzione non desidera un rapporto conflittuale con la Grande distribuzione, sa anche che deve presentarsi potendo garantire alcune condizioni chiave quali organizzazione, programmazione, volumi e innovazione.
A queste condizioni, d'altro canto, la distribuzione moderna sembra pronta a investire ulteriormente nella private label dove convergono sia i propri interessi che quelli del mondo produttivo. Le quote di mercato indicano che l'Italia ha ancora margini di crescita e la prospettiva è positiva ma, per essere competitivi, occorre garantire la distintività della marca commerciale.

"Spero - ha aggiunto il ministro - che tutto questo avvenga, da un lato, nell'interesse dei produttori agricoli e, dall'altro, senza mettere in discussione il ruolo storico dei grandi marchi industriali, che rappresentano un grandissimo patrimonio per il nostro paese".
E, riferendosi anche al ritorno della Gdo al Tavolo interprofessionale ortofrutta: "Rendo atto alla grande distribuzione di essersi mossa negli ultimi tempi in modo costruttivo e lineare, cogliendo nuove opportunità".

(Foto: FreshPlaza)
"Dobbiamo entrare in una fase in cui si va progressivamente, nei limiti del possibile, verso un alleggerimento fiscale per l'agricoltura" ha detto il ministro aggiungendo: "ci sono state alcune punte di pressione fiscale, dovute all'Imu agricola, che dobbiamo assolutamente rivedere".