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Intervista a Romeo Fuser, Presidente AIF (Associazione Italiana Fungicoltori)

La fungicoltura italiana è stata per anni un settore che l'Europa ci ha invidiato per tecnologia, capacità organizzativa e commerciale, ma da qualche anno è in atto una rivoluzione che ha profondamente modificato l'aspetto del modo produttivo e commerciale. Dalle centinaia di aziende che negli anni '80 componevano il mondo della produzione, siamo oggi arrivati ad un numero che sfiora le cento unità a livello nazionale, ma con un grado di forte capacità produttiva ed organizzazione di fornitura costante del prodotto in tutto il periodo dell'anno

Abbiamo chiesto al Presidente dell'Associazione Italiana Fungicoltori, Romeo Fuser, di descriverci l'attuale situazione, alla luce della crisi che sta colpendo l'Europa sopratutto nei consumi.

"Purtroppo – ha esordito il presidente Fuser - registriamo un cambiamento nelle abitudini alimentari dei consumatori, dovuto alla difficile situazione economica che il Paese sta attraversando e dal clima di preoccupazione che ha pesato tantissimo nel modo di comportarsi delle famiglie. Si acquistano prodotti solo durante le promozioni, ai prezzi molto vantaggiosi che la grande distribuzione offre e ciò ci penalizza non solo per un minor ricavo da parte delle aziende produttrici, ma anche per la difficoltà a fornire importanti volumi di funghi solo in determinati periodi".

"Va inoltre ben compreso che il fungo è un prodotto molto delicato con indici di deperibilità di tre giorni che non consentono ne un immagazzinamento ne la possibilità di fare scorte e tanto meno il riutilizzo della merce".

"Va anche sottolineato che nel corso dell'anno tutte le nostre attività hanno dovuto fronteggiare una serie di aumenti molto pesanti sul fronte dei costi delle materie prime, vedi la paglia, torba, il costo dell'energia e dei combustibili sia per i trasporti che per la produzione, gli imballaggi, il personale per la raccolta, tutte voci che per noi non sono indifferenti. Da un calcolo condotto su alcune aziende modello, i costi di gestione di una fungaia sono aumentati mediamente dal 18 al 22,55% su base annua 2011".

Come è cambiato l'approccio dei consumatori?
"La prudenza dei clienti è l'atteggiamento comune anche di fronte a promozioni di estrema convenienza e l'acquisto di grandi confezioni non riscuote più interesse. Stiamo perciò cercando, per poterci avvicinare alle richieste delle reti di distribuzione, di omogeneizzare il packaging, ma attualmente siamo ancora lontani dal far sì che questo possa determinare una soluzione al problema 'prezzo'. Ritengo, comunque che si possano verificare gli aspetti positivi dell'apprezzamento del prodotto italiano fresco, che viene identificato dal consumatore con il marchio Funghi Italiani sulle confezioni".

Come si sono comportati i funghi rispetto ad altri comparti?
"La gamma dei funghi, come detto, ha risentito di un calo dei consumi ma in misura molto minore del resto dei comparti; si accentua la tendenza ad acquistare confezioni di grammatura medio-piccola oppure soluzioni da asporto per pasti veloci".

La recente introduzione dell'art. 62 ha comportato modifiche nel vostro modo di lavorare?
"Tutti i nostri rapporti con la gran distribuzione erano già regolati in forma scritta; l'entrata in vigore dell'art.62 ci ha permesso comunque una regolarizzazione dei rapporti anche con le industrie di trasformazione e soprattutto con i mercati all'ingrosso. Anche se la normativa presenta ancora alcuni aspetti da chiarire, è reciproco interesse di tutti gli attori coinvolti sviluppare mercato e vendite rassicurando i clienti finali rispetto alla convenienza, in questo momento così difficile economicamente".

Contatti:
Email: info@fun.go.it
Web: www.fun.go.it
Data di pubblicazione: