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A cura di Luca Corelli Grappadelli

Il progetto AGER Melo si presenta ai frutticoltori piemontesi

Il 23 novembre 2012 si è tenuto presso il CReSO (Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l'Ortofrutticoltura Piemontese) di Manta (Cuneo) un incontro rivolto a frutticoltori, tecnici e altri operatori della catena frutticola. Lo scopo era la presentazione delle ricerche svolte e delle innovazioni più prossime ad un potenziale trasferimento tecnologico ottenute finora nell'ambito dell'iniziativa di ricerca finanziata dal Progetto AGER "Qualità della mela nel'’era della post-genomica, dalla creazione di nuovi genotipi alla post-raccolta: nutrizione e salute".



Circa 200 operatori hanno seguito con vivo interesse i lavori della giornata, intitolata "Ricerca e innovazione per la qualità e la competitività della filiera del melo in Piemonte - Ricadute applicative del Progetto AGER – qualità della mela", articolati in una sessione al mattino e una al pomeriggio.

Il progetto "AGER-MELO"
Il progetto "AGER-MELO" raccoglie 4 sedi universitarie (Bologna, Milano, Padova e Udine), il CReSO e la fondazione Edmund Mach di S.Michele all'Adige (FEM), che lo coordina.

A fronte di un budget complessivo di 4,3 milioni di euro, il progetto gode di un finanziamento da Progetto AGER (www.progettoager.it) di 3 milioni di euro, resi disponibili da un'Associazione Temporanea di Scopo cui hanno aderito 13 fondazioni bancarie del Nord e Centro Italia.

Il trasferimento tecnologico delle innovazioni derivanti dalla ricerca sta particolarmente a cuore a Progetto AGER, che ha bandito a partire dal 2008 numerosi progetti per un budget totale di 27 milioni, di euro di cui 6,3 dedicati al settore ortofrutta. Particolare attenzione è stata posta nella selezione dei progetti, che è stata effettuata con il metodo della "peer review" attraverso 56 esperti di 34 paesi.

Il resoconto dei lavori della giornata

Nel suo intervento il dottor Ugo Dozzio Cagnoni, presidente del Comitato di Gestione di Progetto AGER, ha sottolineato l'importanza che enti privati come le Fondazioni sostengano la ricerca in agricoltura, specie in una congiuntura economica in cui vengono meno fonti pubbliche di finanziamento. Il progetto "AGER-MELO" ha avuto inizio il primo marzo 2011 con una durata prevista di 36 mesi. Alla fine di settembre 2012 è stato raggiunto il giro di boa dei 18 mesi di attività e la giornata del 23 novembre ha consentito di "fare il punto" di buona parte dei risultati ottenuti dal progetto finora.



Riccardo Velasco di FEM (qui accanto in foto), coordinatore del progetto, ne ha illustrato la struttura prima di dare esempi dei progressi della genomica e di altre "-omiche" che già oggi, ma ancor più in futuro, permetteranno di ridurre di anni i tempi richiesti per la selezione di genotipi promettenti rispetto alle tempistiche attualmente possibili, che per il melo spaziano su archi temporali di oltre vent'anni.

FEM ha già individuato alcune migliaia ed ha in programma a breve l'individuazione di circa 15.000 marcatori molecolari legati a numerosissimi caratteri di interesse per la qualità dei frutti e degli alberi (es.: resistenze multiple alle principali malattie; capacità di autoregolazione del carico dei frutti; colore della buccia e della polpa). Questo lavoro mira anche all'abbattimento dei costi di analisi per singolo marcatore: da 3 € si è già scesi a 1, ma si punta ad un ulteriore dimezzamento del costo, che permetterebbe l'adozione più ampia di queste tecnologie.

Collegata a questa è l'attività di selezione precocissima di piante derivanti da incroci, che è al centro dell'attività del "Work Package" 2, che si occupa di immettere nei programmi di miglioramento genetico le innovazioni prodotte dal lavoro precedentemente descritto. Avvalendosi di questi nuovi marcatori si è avviata un'attività di incrocio e selezione tesa a identificare individui che riuniscano in sé resistenze multiple (a partire da quella alla ticchiolatura) e non superabili dai patogeni, a fianco delle quali i genetisti puntano ad inserire anche caratteristiche agronomiche desiderabili, come la capacità di "autoregolazione" del carico produttivo (self thinning) per semplificare la gestione agronomica del frutteto.



Oltre alla genomica e alle sue applicazioni nel miglioramento genetico, il progetto studia i determinanti della qualità organolettica in pre- e post-raccolta: sistemi di monitoraggio e di gestione in tempo reale del processo di crescita del frutto in pianta, sistemi esperti (ancorché futuribili) di gestione dell'intera catena, oltre a studi delle proprietà nutraceutiche e salutistiche della mela, senza trascurare le problematiche legate alla allergenicità che questo frutto può indurre in una fascia ristretta ma significativa della popolazione, soprattutto i bambini.

Il "Work Package" 3 si occupa della fase pre-raccolta e diversi sono stati i contributi presentati, a cominciare da approcci al diradamento innovativi come il Metamitrone, molecola non ancora registrata in Italia (che agisce bloccando la fotosintesi), e il diradamento meccanico che è in una fase di valutazione circa l’efficacia e la convenienza economica.


Diradamento meccanico con macchina Darwin.

Il Metamitrone può indurre riduzioni significative nel carico dei frutti (efficacia confrontabile ai diradanti attualmente in uso), mentre per l'approccio meccanico il CReSO ha valutato l'efficacia della macchina "Darwin" in funzione della velocità di rotazione della spazzola e di avanzamento della trattrice. Fino al 50% dei fiori possono essere rimossi con questo metodo che non sembra indurre particolari penalizzazioni per le ferite che provoca alle piante.

Pur se i frutticoltori svolgono normalmente monitoraggi nel frutteto (trappole sessuali, nutrizione, gestione irrigazione) è ancora insufficiente l'attenzione riposta al monitoraggio della crescita del frutto, che riassume invece in sé l'effetto di tutte le tecniche culturali implementate. Nell'ambito del "Work Package" 3 è stato implementato "a lunga distanza" il protocollo di monitoraggio e gestione del processo di crescita messo a punto da HK - Horticultural Knowledge (www.hkconsulting.it), una start-up del Gruppo di Ecofisiologia del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, da tempo impegnata a promuovere l'adozione di tecnologie di frutticoltura di precisione.


Monitoraggio della maturazione dei frutti.

Gli studi svolti con il CReSO hanno mostrato la possibilità di rilasciare previsioni circa lo sviluppo del frutto, la produzione ettariale e la distribuzione in classi di pezzatura "a distanza", una volta che si sia fornito un adeguato training al personale che deve rilevare i dati. Lo scostamento medio tra le previsioni e i dati reali osservati nel 2011 (i dati 2012 non sono ancora disponibili) è risultato in media del 5-7%, quindi molto positivo.

La crescente difficoltà di controllare avversità come la Cydia pomonella ha stimolato inoltre studi sulla copertura integrale del frutteto secondo il modello "ALT'CARPO" (foto sotto) in cui vengono valutati metodi per l'apertura/chiusura rapida della rete, sia nella soluzione con copertura integrale del frutteto che delle singole file, per consentire l’accesso delle macchine operatrici.



Sono infine stati presentati risultati di studi sulla determinazione non distruttiva della suscettibilità dei frutti al riscaldo al termine della conservazione. I trattamenti con 1-MCP si sono rivelati in grado di ridurre significativamente l'incidenza del riscaldo in frutti normalmente soggetti ad una forte incidenza della fisiopatia. Questi studi sono condotti nell'ambito del "Work Package" 4 dedicato alla gestione della qualità post-raccolta, che sta sviluppando un sistema esperto a supporto delle decisioni che in vari operatori della filiera devono compiere conservandone traccia per la costituzione di banche dati capaci di irrobustire il sistema stesso.

A conclusione dei lavori della giornata il dott. Silvio Pellegrino, Direttore del CReSO ha sottolineato l'integrazione fra i diversi partner coinvolti nel progetto, mettendo in evidenza i benefici derivanti dall'interazione tra centri di ricerca avanzata e partner come il CReSO, la cui missione si concretizza in una prima fase di sperimentazione che si effettua all'interno del CReSO stesso, cui viene fatta seguire una sperimentazione "estesa" a realtà produttive locali selezionate.


Silvio Pellegrino.

Queste ultime costituiscono il banco prova finale prima dell'adozione delle innovazioni nelle linee guida di coltivazione emanate e suggerite dal CReSO. Il progetto è dunque capace di una vivace produzione di conoscenza scientifica e innovazione tecnologica e promette di continuare nella seconda fase di vita.

Per informazioni:

Luca Corelli Grappadelli
Dip. Scienze Agrarie - Università di Bologna
Email: luca.corelli@unibo.it
Data di pubblicazione: