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Le OP di mele italiane hanno ottenuto la certificazione di Dichiarazione Ambientale di Prodotto (E.P.D.)

Assomela: quando la produzione e' a basso impatto ambientale

In una prospettiva in cui le tematiche legate all'ambiente e alla sua tutela si fanno sempre più importanti e decisive per il futuro, diventa di fondamentale importanza l'impegno dei singoli e delle aziende affinché l'impatto ambientale dovuto alla produzione frutticola sia il più contenuto possibile.

Proprio per testimoniare l'impegno volto alla limitazione delle emissioni di CO2 nell'ambiente, Assomela, l'Associazione delle Organizzazioni di Produttori di mele italiani, rende noti i risultati dello studio sull'impatto ambientale della filiera di produzione, confezionamento e commercializzazione delle proprie mele.

Assomela rappresenta l'80% della produzione melicola nazionale, a cui si associano le OP VOG (Marlene), VI.P e VOG Products della Provincia di Bolzano, Melinda e La Trentina della Provincia di Trento, COZ e Nord Est della Regione Veneto, Melapiù della Regione Emilia-Romagna, Rivoira e Lagnasco della Regione Piemonte e Melavì della Regione Lombardia. La mission di Assomela è quella di rappresentare gli interessi dei produttori associati verso i vari stakeholders coordinando e realizzando progetti di ricerca su vari ambiti di interesse comune.

Un importante programma portato avanti assieme consiste nel partecipare attivamente alla limitazione di emissioni di CO2 nell'ambiente. Grazie all'impegno e alla dedizione a questo progetto, le cooperative coinvolte in questo obiettivo comune hanno raggiunto la certificazione E.P.D.

E.P.D., ovvero Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Environmental Product Declaration) è uno schema di certificazione volontaria di valenza internazionale che rientra fra le politiche ambientali comunitarie: un verificatore terzo ed indipendente ha controllato ogni singola fase della filiera, dalla produzione, al confezionamento fino alla commercializzazione, per cercare di tradurre fedelmente in termini numerici quante risorse naturali siano necessarie ad ogni fase produttiva delle mele del Trentino Alto Adige.

Nello studio la metodologia di base del progetto è quella del Life Cycle Assessment (LCA): l'analisi dell'intero ciclo di vita del prodotto a partire dall'impianto del frutteto fino alla distribuzione del prodotto, evidenziando gli aspetti ambientali significativi nella filiera in esame attraverso precisi protocolli di calcolo tra cui il Carbon Footprint (la quantità totale di gas ad effetto serra emessi direttamente e indirettamente dalle attività antropiche lungo tutta la filiera e viene espresso in termini di unità di CO2 equivalente), il Water Footprint (misura il volume di acqua utilizzata, realmente mediante l'irrigazione o virtualmente a causa dell'evapotraspirazione, ed inquinata) e l'Ecological Footprint (la misura della superficie terrestre biologicamente produttiva necessaria per rigenerare le risorse consumate e per assorbire i rifiuti prodotti).

Alla base del Progetto, la prima considerazione generale che balza all'occhio è che tra tutta la frutta consigliata nella piramide del consumo alimentare, le mele sono il frutto con il più basso indice di CO2 emessa per kg prodotto (circa 370 gr/Kg in media di cui la metà legata alle fasi di conservazione, packaging e trasporto). Altrettanto basse risultano l'impronta idrica (78 litri/kg) e l'impronta ecologica (0,97 metri quadrati globali per kg).

Un punto sensibile, che incide notevolmente sulle emissioni, è il trasporto: comparando un kg di mele italiane con un kg di mele importato da oltreoceano, emerge che la CO2 emessa è superiore per le mele importate rispetto alle mele di produzione nazionale.

Per questo è fondamentale una corretta educazione del consumatore che deve scegliere consapevolmente: la produzione nazionale delle mele non è importante solamente per l'elevato standard qualitativo che garantisce ma anche per il minor consumo di risorse non rinnovabili ed il ridotto impatto ambientale che assicura.
Data di pubblicazione: