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Kiwi, mele e pere

Il punto sulla stagione italiana della frutta invernale con Gianni Amidei, direttore di Agrintesa

FreshPlaza (FP) ha intervistato Gianni Amidei (nella foto), direttore della cooperativa Agrintesa (oltre 6.400 aziende agricole socie) e presidente dell'Organismo interprofessionale (OI) della pera, per fare il punto sull'avvio della stagione del kiwi verde e sull'andamento di mercato di mele e pere.

Agrintesa è anche associata ai principali consorzi che gestiscono le mele Club, come MelaPiù e Modì.

FreshPlaza (FP) - Direttore, in meridione sta terminando la raccolta del kiwi verde, quali le sue impressioni all'avvio della campagna commerciale?
Gianni Amidei (GA) – Innanzitutto l'andamento climatico di questa annata è stato tale da limitare lo sviluppo della batteriosi del kiwi (Psa) quindi, pur consapevoli che il problema non è risolto, siamo relativamente tranquilli. Abbiamo appena terminato le raccolte in settentrione – Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna – e possiamo già prevedere una produzione inferiore a quella dell'anno scorso e con caratteristiche qualitative molto differenti da zona a zona. In Piemonte, le gelate hanno particolarmente ridotto i volumi, nel veronese si registra un leggero incremento mentre in Romagna ci attestiamo sul 30-35% in meno di prodotto. Anche nel Lazio si prevede un 20-30% in meno di produzione, caratterizzata da disomogeneità di pezzatura. In media possiamo stimare un calo del 25-30%.

Di positivo c'è la pezzatura dei frutti, mediamente superiore a quanto ci si aspettava. Le piogge di settembre hanno, infatti, favorito questo incremento, anche se si nota qualche irregolarità in più nella forma. La durezza alla raccolta non dovrebbe dare problemi in fase di conservazione, mentre il grado Brix (tenore zuccherino) è leggermente inferiore all'anno scorso, ma sufficiente.

La produzione di kiwi Hayward di Agrintesa dovrebbe raggiungere i 350.000 quintali in questa campagna, di cui il 65-70% destinato all’export. Il kiwi viene inviato in tutto il mondo, quest'anno anche in Corea del Sud, destinazione su cui il Gruppo punta molto e dove invia un frutto di alta qualità a marchio "Made in Blu".



In Italia, il prodotto è destinato perlopiù alla Grande distribuzione organizzata (GDO) dove è presente con l'altissima qualità di Valfrutta e con il marchio Alegra.




FP – Passiamo alla stagione delle mele in corso. Ci sono molte attese per le mele di pianura, cosa può dirci al riguardo?
GA – Occorre fare una premessa: la mela è il frutto che si consuma di più; si parla di 80 milioni di quintali in Europa, e in Italia se ne producono circa 20 milioni. Si tratta quindi di un prodotto di massa, che permette agli operatori commerciali e/o cooperative di gestire, ciascuno, centinaia di migliaia di quintali. Ecco perché sono dell'avviso che anche l'Emilia-Romagna non possa fare a meno della melicoltura o, meglio, di una gamma di mele capace di garantire quantitativi e di conseguenza servizi. Mi riferisco, ad esempio, alla necessità di effettuare la calibratura in acqua, operazione che richiede investimenti importanti e che può essere sostenuta solo quando si hanno quantità elevate di prodotto.

Nel caso delle mele, è importante diversificare l'offerta, oggi lo facciamo con le mele verdi (tipo Granny Smith) destinate all'export – Paesi dell'Est e Russia in particolare – ma con volumi non importanti, e con le varietà principali gialle e rosse, le più prodotte e consumate, di cui una parte è raggruppata nella commercializzazione in Club.

Chiaramente, in pianura le varietà colorate sono svantaggiate rispetto al Trentino Alto Adige: se la dolcezza delle nostre mele può essere superiore, lo stesso non può dirsi per durezza e colore.

Tra le mele gialle, continua Gianni Amidei, la Golden è la più consumata ma per la sua croccantezza viene destinata prevalentemente al mercato interno – limitatamente al periodo di fine anno – mentre per l'export dovrebbe essere liscia e non rugginosa come quella prodotta in pianura. Per certi aspetti, quindi, è difficile competere a parità di costi con zone più vocate.

Per le varietà rosse, questa annata è risultata particolarmente difficile per fare qualità: non si sono registrati gli sbalzi termici che favoriscono la colorazione del frutto e le piogge dopo l'estate hanno lasciato screpolature e ruggine. I prezzi comunque al momento sono soddisfacenti.

Attraverso i Club, puntualizza Amidei, dovremmo valorizzare i prodotti che, anche se apparentemente meno belli, sono più buoni, puntando su una "diversità migliorativa". La ricerca si sta muovendo in questo senso, per l'individuazione di varietà nuove, differenti, che, non avendo un metro di paragone, possano ricavarsi un proprio spazio sul mercato ed essere riconoscibili.

Le mele Agrintesa sono indirizzate prevalentemente al mercato interno con marchio Valfrutta mentre la Granny Smith è esportata con marchio Alegra. Le varietà Club vengono commercializzate particolarmente in Europa ma anche nei paesi arabi e in Africa.

FP – Come si muove invece il mercato della pera?
GA – Questa è un'annata di scarsa produzione, siamo sull’ordine del 30% in meno rispetto all'anno scorso – che ricordiamo è stata una stagione particolarmente abbondante – e un 20% in meno rispetto a un'annata normale. Anche le pezzature risultano inferiori agli altri anni, mentre la dolcezza è buona.

Ci sono grandi aspettative per i risultati finali, ma i costi di produzione sono alti e la scarsa produzione ottenuta potrebbe non essere sufficiente a coprirli. Il mercato si presenta difficile: al momento sono le pezzature grosse a deludere, mentre quelle inferiori si collocano meglio, soprattutto nel mercato dell'est e ciò è imputabile alla congiuntura negativa che non favorisce la spesa.

FP – Amidei, recentemente lei è stato eletto presidente dell'organismo interprofessionale (OI) della pera (vedi notizia FreshPlaza del 17/10/2012). Quali saranno i vostri prossimi passi?
GA - L'OI pera può fare poco rispetto a quanto ci si aspetta, perché si è appena costituita ma non è ancora riconosciuta dall'Unione europea (una prassi che dovrebbe chiudersi nella primavera 2013). Pertanto l’OI al momento si impegnerà nella programmazione della produzione (catasto, linee guida per la raccolta, ecc.) e in futuro nella promozione del frutto, soprattutto su mercati nuovi, ma non nella commercializzazione.

Vorrei aggiungere che la forza dell'OI sta nella sua efficacia "erga omnes", cioè nel rendere le regole applicabili a tutti. Il processo, però, richiede del tempo perché prima l'OI deve deliberare le norme, che devono essere recepite dai soci per un anno e, solo dopo, possono venir riconosciute e, quindi, diventare obbligatorie per tutti. Non prima del 2014, quindi.

FP – Quali i principali mercati per le pere Agrintesa?
GA - La pera Agrintesa è diretta per il 50-60% alla Gdo italiana, il rimanente viene esportato, anche se con percentuali molto differenti per le singole varietà (ad esempio Decana va sul mercato estero solo per un 4-5%). La pera William invece è destinata anche all'industria in percentuali importanti.

FP – Chiudiamo con un giudizio riguardo l'articolo 62?
GA – Va sicuramente affinato. Innanzitutto, separando le problematiche del prodotto fresco da quelle del trasformato e facendo sì attenzione ai termini di pagamento ma, più importante, prevedendo l'obbligatorietà di accordi quadro che dovrebbero essere simili al modello francese, e cioè con prezzi al netto di ristorni, trasporti e servizi vari.