Il Simposio internazionale sulla Fragola, tenutosi in data 25 settembre 2012 in anteprima Macfrut, è stato organizzato in due sessioni, una dedicata al marketing e l’altra alla ricerca.
Ha aperto i lavori della seduta mattutina il prof. Carlos H. Crisosto (nella foto sotto), dell’università di Davis, California, che ha esposto sugli aspetti generali di tecnologie ed esperienze post raccolta. Tra le diverse “raccomandazioni”, Crisosto ha insistito in particolare sull’importanza di una buona ventilazione per ottenere risultati efficienti (e cioè raffreddare in fretta e in modo uniforme i frutti) nella conservazione delle fragole.
Una tavola rotonda di relatori provenienti da diversi paesi ha quindi discusso le varie esperienze di marketing, commercializzazione e la percezione dei consumatori relativamente alla fragola.
Stephen Dallman, di Total Worldfresh, ha spiegato come i supermercati del Regno Unito attualmente facciano indagini e sondaggi per conoscere e soddisfare le esigenze del consumatore, mirando però a mantenere un equilibrio tra prezzo e qualità.
L’importanza in Belgio dell’aspetto salutistico è stata sottolineata da Jan Engelen di Veiling Hoogstraten: la fragola viene proposta in porzioni ridotte e comode per il consumatore.
Crisosto ha ricordato che negli Stati Uniti esiste un “flavour code” (codice del sapore), un insieme di caratteristiche che permette a una varietà di avere una “personalità specifica”.
Da sinistra, Tolevski, Van Endschot, Dallman, Engelen, Giannetti, Buccella e Crisosto.
Per Gordan Tolevski di Edeka aspetto, profumo, consistenza e durabilità sono i requisiti desiderati dal consumatore tedesco.
Alessandro Giannetti di CoopItalia ha indicato una crescita del 3-4% nelle vendite di questo frutto per l’insegna che tratta 90.000 quintali di fragole/anno. Oltre a gusto e qualità, Coop ha cercato la soddisfazione del cliente grazie a un nuovo packaging, una confezione rigida che permette il trasporto dal punto vendita a casa senza danneggiare il frutto. L’85-90% del prodotto commercializzato è italiano, si utilizza fragola di importazione (prevalentemente spagnola) solo durante i picchi d’offerta, ad aprile ad esempio.
Walter Buccella di Apofruit ha illustrato la politica di valorizzazione del gruppo che sfocia nella linea di qualità i Solarelli, marchio che punta sull’importanza del legame tra produzione e territorio: sotto un brand ombrello, sono riunite varietà selezionate per determinate caratteristiche e che, in determinati territori, garantiscano i migliori risultati possibili. Una politica di marca che non trova riscontro nel Regno Unito, ha spiegato Dallman, dove ogni catena promuove il proprio brand, mentre Crisosto ha confermato che il consumatore statunitense viene influenzato dal marchio.
La preferenza dei singoli mercati, tra origine, varietà e marchio
Se il mercato tedesco ricerca la qualità standard, quello inglese insegue un mix di origine, varietà e marchio mentre il mercato olandese tiene in forte considerazione il marchio.
Sorprendendo un po' tutti, per Giannetti il concetto di qualità è legato alla produzione. La coltura della fragola esige un ingente investimento iniziale per cui va considerata prioritaria la remunerazione del produttore. Di qui l’importanza di un prezzo che non sia né troppo basso (a svantaggio dell’agricoltore) né troppo alto (a danno del consumatore).
Tutti i panelisti si sono trovati d’accordo nel definire tra il 25 e il 30% la differenza di prezzo che il consumatore del proprio paese è disposto a pagare per l’acquisto di un prodotto standard o premium.
La sessione pomeridiana ha affrontato aspetti quali la situazione attuale e le prospettive della ricerca sulla fragolicoltura europea (nord Europa, Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Spagna e Portogallo, Turchia), della California e della Cina. Di seguito i dati più significativi.
Evoluzione della superficie destinata a fragola a Huelva.
Con i risultati produttivi della campagna 2011/12, ha annunciato Juan Jesus Medina Minguez dell’IFAPA di Moguer (Huelva), la Spagna si conferma terzo paese produttore mondiale di fragola dopo Stati Uniti e Cina. La concentrazione della superficie e produzione destinata a questa coltura nella costa di Huelva continua ad crescere, rappresentando più del 90% del totale nazionale (6.400 ha). Il 26% della superficie è stato destinato a ‘Sabrosa’ (Candonga®), il 22% a ‘Splendor’, quindi ‘Camarosa’ (16%), ‘Florida Fortuna’ (13%), ‘Sabrina’ (7%). Durante le ultime tre stagioni, la produzione è oscillata tra le 225.800 e le 302.600 ton. La produzione 2011/2012 è stata destinata per il 75% al consumo fresco e per il 25% alla trasformazione. L'export in Europa ha rappresentato l’80-85% delle vendite, principalmente verso Francia, Germania, Inghilterra e Italia, con un fatturato di 404,10 milioni di euro (+18%).
Yuntao Zang, della Beijing Academy of agriculture and forestry sciences, ha confermato come la Cina – con una superficie nel 2010 di 113.989 ettari e 2 milioni di ton di produzione (vedi foto sotto) - stia affermandosi come primo paese produttore ed esportatore di fragole nel mondo. Tra le cultivar più diffuse ‘Toyonoka’, ‘Sweet Charlie’, ‘Camarosa’.
A partire dal 1990, nei distretti e province della Cina sono stati avviati diversi programmi pubblici di miglioramento genetico sulla fragola, finanziati perlopiù dal ministero dell’Agricoltura e dalle Provincie e finalizzati a: grossa pezzatura dei frutti (aromatici, consistenti), alta produttività, resistenza alle malattie e adattabilità alle diverse condizioni climatiche.
La fragola domina la fascia alta del mercato cinese attraverso canali come la "raccolta fai da te" e il regalo di rappresentanza.
Nel 2011/12, la fragolicoltura italiana ha interessato circa 3.700 ha, segnando un calo del 15% in dieci anni e del 41% in vent’anni (dati CSO di Ferrara). Tuttavia, secondo Walther Faedi (nella foto), direttore del CRA-FRF di Forlì, alcuni elementi fanno intravedere segnali positivi per il futuro: ad esempio, la leggera crescita (+4%) rispetto a un anno fa. Gli incrementi più vistosi nel metapontino (da 500 a quasi 600 ha, +17%) e nell’agro-aversano in Campania.
Lo standard varietale italiano è sempre più finalizzato alla maggiore qualità dei frutti. Il “fenomeno” Candonga®Sabrosa è quello più rappresentativo: negli ambienti meridionali si è pienamente affermata e, nel metapontino, è arrivata a rappresentare l’84% dei fragoleti. E' l’esempio della “qualità premiata dal mercato”, anche se non accontenta pienamente il produttore in quanto non raggiunge sempre elevati livelli produttivi (è il caso del 2012).
In Italia, all’inizio degli anni ’90 il Mipaaf ha avviato il progetto finalizzato “Liste di orientamento varietale dei fruttiferi”, che coinvolge 12 regioni, 14 unità operative e 17 campi sperimentali.
Infine, Bruno Mezzetti, dell’Università politecnica delle Marche, ha parlato di fragola e biotecnologie e, in particolare, della qualità nutrizionale di questi frutti. Le tecniche del miglioramento genetico tradizionale si basano sull’identificazione delle migliori risorse genetiche da usare nelle combinazioni di incrocio e nei programmi di selezione tesi ad identificare nuove varietà commerciali caratterizzate da una combinazione di importanti caratteri agronomici, qualitativi e nutrizionali. L’applicazione di marcatori molecolari associati ad interessanti caratteri, come la resistenza alle malattie, nei programmi di miglioramento genetico è invece confinata in pochi centri di ricerca. Il limite della tecnologia OGM in fragola resta, come per altre colture, la mancanza di accettazione da parte dei consumatori. Per questo risulta fondamentale una corretta comunicazione dei risultati.
Nelle conclusioni, Faedi ha mostrato soddisfazione per l’esito dell’iniziativa organizzata dal CRA-FRF di Forlì (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in Agricoltura – unità di ricerca per la frutticoltura di Forlì) che, ricordiamo, è in gara per l’Oscar Macfrut 2012 con la pera rossa Falstaff (
vedi notizia su FreshPlaza del 17/09/2012).