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Nuova Zelanda: il punto sulla batteriosi del kiwi

In Nuova Zelanda, dopo Te Puke, la batteriosi del kiwi ha raggiunto i frutteti di Pukekohe, vicino Auckland, che distano circa 200 km da Te Puke.

Su un totale di 98 actinidieti, 2 sono risultati positivi alla malattia batterica nell'area di Pukekohe. L'agenzia di biosicurezza neozelandese Kiwifruit Vine Health (KVH), dopo l'esito positivo dei test sui due frutteti, ha richiesto le analisi su altri due appezzamenti sospetti.

Il messaggio è molto chiaro, secondo il direttore generale del KVH, John Burke: "Chi sta coltivando kiwi deve optare per ogni precauzione in grado di proteggere i suoi frutteti". Ha inoltre affermato che la batteriosi non è più limitata a una sola area.

L'indagine ha rivelato finora più di 800 impianti su 3.000 frutteti aziendali sono stati colpiti dal batterio PSA. Tutto è iniziato a Te Puke, dove la malattia delle piante è stata scoperta lo scorso anno, da cui si è diffusa progressivamente in altre aree.

Era impossibile per la Bay of Plenty sopravvivere agli attacchi di PSA, quindi molti kiwicoltori hanno optato per la coltivazione di altre specie che potrebbero sopravvivere alla malattia. Probabilmente una scelta giusta. Altre località, come Katikati, Gisborne e Hawke's Bay, sono invece risultate resistenti al PSA.

Ci sono elevate probabilità che l'esportazione di kiwi si riduca a livello globale. Peraltro, le varietà di kiwi a polpa gialla, che sono le più redditizie, sono anche quelle più duramente colpite dalla batteriosi PSA.

Il presidente dell'Associazione di coltivatori di kiwi, Peter Ombler, ha detto che si tratta di un campanello di allarme per gli altri kiwicoltori al fine di adottare ogni metodo per salvaguardare i loro impianti. Il fatto che i batteri impieghino tempo per coprire lunghe distanze, infatti, potrebbe offrire ai produttori di kiwi l'opportunità di scegliere nuove strategie di difesa nelle loro aziende agricole.

Questa è l'unica soluzione praticabile in questo momento, ha concluso Ombler.