
Dunque, anche se il Marocco produce ed esporta frutta - specialmente agrumi in Europa e aree circostanti (oltre 446.000 ton tra arance, mandarini, clementine, mandarini l'anno scorso) - il settore frutticolo cileno lo considera un mercato interessante e in ulteriore sviluppo nel Nord Africa. Infatti, il Cile vi esporta già circa 2.000 ton, passando però tramite la Spagna.
L'idea è quella di esplorare ulteriormente questo centro di consumo, visto che i marocchini, grazie al progresso economico, stanno modificando le loro abitudini alimentari.
L'interesse cileno si è materializzato in un recente seminario internazionale organizzato da ASOEX, ProChile e l'Ambasciata del Marocco in Cile, nelle città di Santiago, Curicó e Coquimbo, e con una missione commerciale programmata da ASOEX per il 7-13 dicembre prossimi.
Quel che è certo, è che esistono prospettive interessanti per mele rosse, uva e kiwi e dunque la necessità di accelerare il reciproco adeguamento dei protocolli fitosanitari.
Ronald Bown, presidente di ASOEX, ha sottolineato: "Il Marocco è diventato una sorta di piattaforma per le esportazioni verso le regioni nord-africane, grazie alla sua stabilità politica e macroeconomica, e come importatore ed esportatore verso i paesi vicini. A livello interno, mostra anche un aumento della penetrazione delle grandi catene di vendita al dettaglio, cosa che fa prevedere un aumento della domanda di frutta importata".
"Ci sono anche cambiamenti nella commercializzazione: dai mercatini e i piccoli negozi si sta passando ai supermercati, grazie al maggior potere d'acquisto della popolazione. Infine, meritano attenzione i canali del commercio alternativo. Il Marocco è un'importante destinazione turistica, con un flusso di otto milioni di persone all'anno, per i quali ristoranti e catene alberghiere necessitano di frutta e altri alimenti".
Fonte: Revista del Campo