Analisi delle emissioni di gas serra nell'Unione europea
Le emissioni della UE-15 sono state inferiori rispetto ai livelli dell’anno di riferimento, attestandosi a una percentuale del 10,7%, che è nettamente più bassa dell’obiettivo collettivo di riduzione fissato all’8% per il periodo compreso tra il 2008 e il 2012. Tuttavia, dei 15 Stati membri della UE accomunati da un impegno comune assunto nel quadro del protocollo di Kyoto (UE-15), alla fine del 2010 l’Austria, l’Italia e il Lussemburgo non erano ancora riuscite a realizzare gli obiettivi previsti dal protocollo.
Proiettandosi nel 2020, è necessario che gli Stati membri della UE attuino le misure previste per assolvere all’impegno unilaterale dell’Unione volto a ridurre le emissioni del 20%. Questo impegno prelude a riduzioni consistenti delle emissioni che, a lungo termine, risultano indispensabili per lo sviluppo di un’economia a basse emissioni di carbonio.
"Molte politiche hanno contribuito attivamente a ridurre le emissioni di gas a effetto serra", ha affermato la professoressa Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’Aea. "Oltre alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, anche gli sforzi volti a ridurre l’inquinamento delle acque provocato dall’attività agricola hanno favorito la riduzione delle emissioni. Questo dimostra che, considerando sistematicamente gli effetti climatici derivanti da diverse politiche, possiamo continuare a favorire tale riduzione".
Risultati principali
Le prime stime per il 2010 segnalano un incremento del 2,4% delle emissioni di gas a effetto serra nella UE rispetto al 2009 (con un margine di errore pari a +/- lo 0,3%), dovuto alla ripresa economica verificatasi in molti paesi, nonché a un maggiore fabbisogno di riscaldamento generato da un inverno più rigido. Tuttavia, il passaggio dal carbone al gas naturale e la crescita sostenuta della produzione di energie rinnovabili hanno consentito di arginare l’aumento di queste emissioni.
Nella UE-15, le emissioni sono diminuite del 10,7% rispetto ai livelli dell’anno di riferimento (nella maggior parte dei casi costituito dal 1990), attestandosi ben al di sotto dell’obiettivo collettivo di riduzione fissato all'8%. I paesi che risultano indietro nel raggiungimento dei propri obiettivi (ossia Austria, Italia e Lussemburgo) devono compiere maggiori sforzi per garantire il rispetto degli impegni assunti, contribuendo a ridurre sempre più le emissioni di gas a effetto serra oppure basandosi maggiormente sui meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto.
I paesi membri dell’Aea e i paesi cooperanti che non appartengono alla UE e che hanno accettato l’obiettivo di Kyoto erano in linea con l’obiettivo alla fine del 2009, tranne il Liechtenstein e la Svizzera. Per raggiungere il proprio obiettivo, la Svizzera ha già deciso di ricorrere maggiormente ai meccanismi flessibili.
I provvedimenti adottati in settori non coperti dal sistema di scambio di quote di emissioni della UE (Eu Ets), quale quello residenziale, dei trasporti o dei rifiuti risulteranno particolarmente importanti per il raggiungimento degli obiettivi nazionali fissati per il 2020 in virtù del pacchetto UE clima ed energia del 2009.
L’analisi dell’Aea sull’andamento tendenziale dimostra che le emissioni di gas a effetto serra sono state fortemente influenzate dallo sviluppo economico degli ultimi venti anni. Ciononostante, le ultime tendenze descritte nell’analisi segnalano anche gli effetti positivi delle politiche della UE sull’andamento tendenziale delle emissioni.