"Nei prossimi mesi ci potranno essere rincari sul fronte dei prezzi agricoli, per i quali si può prevedere anche una fase di elevata volatilità, con variazioni in più o in meno persino nell’ordine del 20%", l’avvertimento è venuto dal presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, nel corso dell’Assemblea dell’Organizzazione agricola svoltasi stamane a Palazzo Della Valle.
Ad individuare il rischio-rincari, che finirebbe inevitabilmente, almeno in parte, di ricadere sui portafogli degli italiani è uno studio elaborato da Confagricoltura sulla base di un’analisi dei dati forniti dal Ministero all’agricoltura Usa e dall’Ocse-Fao su grandi commodity come cereali, zucchero e carni.
Le proiezioni a breve-medio termine sulla domanda di questi prodotti sui mercati mondiali sono di crescita, mentre la situazione attuale dell’offerta di cereali e carni è sostanzialmente allineata ai consumi, anzi per il frumento sarà necessario attingere alle scorte a causa della scarsa produzione di quest’anno.
Questa "doppia velocità" è un problema, perché già entro due o tre anni l’aumento dei consumi potrà rendere necessario un aumento produttivo pari ad oltre 150 milioni di tonnellate di cereali (+7% rispetto alla produzione attuale) e 6 milioni di tonnellate oli vegetali (+4%). Per soddisfare la maggiore domanda di zucchero si dovrà, invece, aumentare la produzione del 10%, mentre la produzione di carni dovrà crescere addirittura del 16%, con picchi massimi del 25% in più per il pollame. E non è detto che raggiungere questo incremento dei livelli produttivi in linea con la domanda mondiale sia un processo automatico e privo di difficoltà.
"Per non perdere l’appuntamento con il mercato e riuscire a soddisfare i maggiori consumi occorre impegnarsi di più in agricoltura - dice Vecchioni - e serve investire di più, aumentando il potenziale produttivo anche con misure finalizzate ad accrescere la dimensione economica dell’impresa, con la ricerca, l’innovazione di processo e di prodotto, ma anche riducendo i costi a favore degli operatori e creando le condizioni per un mercato ordinato e con regole certe".
"Nei primi dieci mesi dell’anno - aggiunge il presidente di Confagricoltura - l’export di prodotti agricoli è aumentato in valore di oltre il 20%. Le esportazioni complessive del Paese sono cresciute nello stesso periodo per meno del 15%. E’ un fatto importante perché segnala quanto spazio ci sia per i nostri prodotti sui mercati esteri ancora da occupare".
In questo panorama la politica agricola, comunitaria e nazionale, diventa ancor più essenziale.
"Sul fronte dell’Unione Europea - ricorda Vecchioni - si va alla quinta revisione in venti anni dell’assetto della Pac-Politica agricola comune. E’ un percorso cui siamo preparati e che favoriamo, ma che va fatto con la necessaria gradualità e accortezza nei confronti di alcuni comparti tanto strategici quanto delicati dal punto di vista dell’equilibrio di mercato".
"Sul fronte della politica agricola nazionale, invece - prosegue - non dobbiamo nascondere una qualche soddisfazione per i risultati raggiunti negli ultimi tempi e, più recentemente, nelle ultime settimane con la manovra economica di fine anno. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che si è trattato solo di un parziale recupero del terreno perduto negli anni passati".
"Non si è ancor fatto nulla di più per le grandi sfide che ci attendono - avverte Vecchioni - in primo luogo quelle della maggior produzione per fornire cibo a una popolazione mondiale in netta crescita, richiedono un più forte e rinnovato interesse per l’agricoltura. Un percorso che, in Italia, impone di ridisegnare l’assetto normativo che presiede al settore, come ha previsto e proposto Confagricoltura con il suo progetto 'Futuro Fertile'".
"Ma allo stesso tempo - conclude il presidente di Confagricoltura - servono imprese trainanti, sin d’ora in grado di cogliere le opportunità di un mercato in crescita e di un’agricoltura sempre più centrale per l’economia nazionale e del Pianeta".
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