India, cresce l’export di uva, ma restano le preoccupazioni per i residui
Tuttavia, i mercati europei sono ancora preoccupati riguardo i residui nelle derrate indiane e quest’anno erano riluttanti ad importare dall'India a causa dell’individuazione di concentrazioni di clorocolina (CCC), un regolatore di crescita della pianta, superiori al limite massimo di residuo stabilito (MRL) per l’uva da tavola (vedi articolo precedente).
Di conseguenza, per la prossima stagione viticola, l'Autorità per lo sviluppo dei prodotti alimentari trasformati (APEDA), in accordo con i soggetti interessati, ha modificato il documento dei limiti massimi residuali, portando da 98 a 167 il numero di agrofarmaci chimici da controllare. Il documento è stato pubblicato sul sito web di APEDA. APEDA ha anche approvato un finanziamento di 3,5 crore di rupie (1 crore corrisponde a 10 milioni nella numerazione indiana) a favore del Centro nazionale di ricerca per l'uva di Pune per l'acquisto di strumentazione moderna (oltre 579mila euro).
Inoltre, è stato concesso un aiuto di 10 crore di rupie (circa 1 milione e 656mila euro) ai laboratori autorizzati APEDA per l'acquisto di apparecchiatura di alta precisione. Per potenziare le attività di laboratorio, APEDA sta anche organizzando un programma di formazione per i laboratori. Riguardo l’export di uva, negli ultimi tre anni si è registrata una crescita annuale costante, come ha spiegato il ministro lunedì scorso davanti alla Camera del Popolo del Parlamento indiano.
Negli ultimi anni l'India ha introdotto il Piano di monitoraggio Residui (RMP) che, combinato con Grapenet - un sistema di software su web - fornisce la tracciabilità per tutta l'uva esportata nell’Unione europea.
Secondo APEDA, l'India ha esportato 96.964 ton di uva per un valore di 317,83 crore di rupie (oltre 52 milioni 625mila euro) nel 2008, 124.628 ton nel 2008/09 pari a 408.61 crore di rupie (più di 67 milioni e 656mila euro) e 131.154 ton nel 2009/10 corrispondenti a 545.34 crore di rupie (90 milioni e 295mila euro).