Rosarno: quest’anno le arance sono raccolte da lavoratori bulgari
In questo momento, i produttori di agrumi preferiscono far lavorare i bulgari, che sono comunitari e non necessitano del permesso di soggiorno. Con gli africani temono di incorrere nel reato penale di sfruttamento o favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Da anni i bulgari lavorano nella raccolta delle arance a Rosarno, ma sono stati sempre in numero inferiore rispetto agli africani. Quest’anno sono aumentati e diverse centinaia di loro vivono nel comune di San Ferdinando, una ex frazione di Rosarno, ora diventata municipalità autonoma.
I braccianti bulgari vivono lavorano otto ore al giorno nei campi, con paghe che si aggirano sui 28-30 euro al giorno. Il sistema di reclutamento della manodopera attraverso il caporalato è ancora molto presente nella Piana di Gioia Tauro. Alcuni produttori locali segnalano che ogni due-tre giorni si presenta in azienda qualche caporale bulgaro a chiedere se serve una squadra di braccianti per le arance.
Per gli africani invece la situazione è peggiorata rispetto all’anno scorso. Lavoratori di pelle nera si incrociano ancora andando in giro per le vie di Rosarno. Ma per loro trovare occupazione è più difficile. Vivono in abitazioni sovraffollate o in garage nel cuore urbano di Rosarno, pagando affitti bassi ma comunque sproporzionati alla condizione abitativa. Molti si nascondono nelle campagne, nel timore dei controlli, abitando in vecchi casolari diroccati e rifugi di fortuna, con generatori elettrici forniti dai volontari e fuochi improvvisati per cucinare e scaldarsi.
Sono dispersi in tanti piccoli insediamenti e non trovano lavoro. L’Osservatorio migranti Africalabria, composto da pochissimi giovani volontari della zona, continua come fa da anni a portare conforto con generi di prima necessità e coperte. L’Osservatorio stima una presenza di circa 500 africani in tutta la Piana di Gioia Tauro.