Le etichette dialettali del Ministro Zaia e la tomba dell'economia
Il Ministro Zaia ha giustificato questa decisione, motivandola con la necessità di tutelare, insieme al prodotto, anche la storia e la cultura del territorio, soprattutto nell’ottica di un mercato a chilometro zero. E in futuro Zaia pensa addirittura di estendere il bilinguismo alle spiegazioni in etichetta.
Critica la risposta di Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc (Associazione diritti utenti consumatori), che definisce l'esito di questa iniziativa "la tomba dell’economia", perché i produttori "dovrebbero limitarsi al mercato locale", e si avrebbe "un’economia legata al quartiere; i dialetti sono diversi anche da quartiere a quartiere nel medesimo centro abitato. Altro che made in Italy, il Ministro del Governo sta lavorando per il 'made in Forcella', 'made in San Frediano', 'made in Testaccio', 'made in Niguarda', 'made in Mirafiori'. Usando un termine gergale per l’etichetta, o si tratta di un marchio su cui si investono milioni per farlo conoscere, oppure ci si limita ad un mercato territorialmente ristretto".