La tecnologia Rfid ridurra' i costi della filiera ortofrutticola?
La filiera del fresco ha una serie di costi nascosti legati alla inevitabile deperibilità delle merci. Nell'arco di tempo intercorrente tra la fase di raccolta o produzione, trasporto, confezionamento e distribuzione sugli scaffali è inevitabile che parte della frutta o della verdura raccolte abbiano una percentuale di merce deteriorata. I consumatori, quando acquistano i prodotti freschi, spesso non pensano che il prezzo includa una piccola quota aggiuntiva che va proprio a coprire le spese sostenute dalla filiera per questa voce di costo.
Nel dettaglio questo aspetto può sembrare relativo ma, guardando una scala nazionale, si capisce dai numeri che la questione è un problema che andrebbe affrontato in modo più diretto, aiutando così i consumatori ma anche tutti gli operatori della catena ad azzerare l'impatto economico. La sola Inghilterra, ad esempio, ogni anno butta via 38,6 miliardi di dollari in frutta e verdura andati a male. Il cibo inglese deteriorato o guasto rispetto al volume movimentato è il 21.
Sono queste le cifre che i ricercatori americani del Syngenta Sensor University Innovation Center di Manchester hanno preso come spunto per iniziare un progetto che utilizzando l'Rfid (identificazione a radiofrequenza) può monitorare il livello di deperibilità delle merci e i costi associati in modo da permettere un controllo in tempo reale per attuare interventi mirati a ridurre il fenomeno.
"Esistono fattori economici ed ambientali che impongono l'utilizzo dell'identificazione a radiofrequenza per questa tipologia di comparto – ha spiegato Bruce Grieve, direttore del Syngenta Sensor University Innovation Center dell'Università di Manchester - La motivazione economica per le aziende della supply chain alimentare è quella di ridurre i costi nascosti che tutti noi sosteniamo quando acquistiamo i prodotti freschi. Solo una percentuale della merce acquistata e movimentata dalla filiera arriva sui nostri piatti ed è per questo che, al momento dell'acquisto anche noi paghiamo un'invisibile tassa che serve ad ammortizzare i costi sostenuti".
L'idea è di poter controllare in tempo reale le merci attraverso l'integrazione di sensori posizionati nei contenitori e nelle varie vaschette di confezionamento che misurano le variazioni di temperatura dei prodotti sfruttando un modello previsionale accurato che consente di stabilire la shelf-life del cibo agevolando il presidio dei prodotti e ottimizzando così i sistemi di immagazzinamento, stoccaggio e distribuzione sugli scaffali dei punti vendita.
La prima sperimentazione progettuale è stata fatta su sensori al silicone, che i responsabili del progetto ritengono sarò ancora uno standard da qui al 2012 ma in futuro puntano a un'evoluzione tecnologica che consentirà di utilizzare materiale plastico in modo da poter abbassare il costo di produzione per questo tipo di etichette.
Un gruppo di esperti tra chimici, tecnici e fisici stanno lavorando per mettere a punto un sistema che utilizza tag Rfid passivi del costo di 10 e i 20 cent americani rispetto ai 20 attuali per controllare e registrare quello che chiamano lo stress dei vegetali e della frutta. La rapida diffusione di questo approccio che ottimizza il mondo della distribuzione sicuramente porterà a un ulteriore riduzione dei costi legati all'implementazione di questo tipo di tecnologia.