Il commercio frutticolo cileno colpito dalla crisi economica mondiale
Echeverría ha detto che i prezzi bassi per merce di solito costosa comeciliegie, noci e mirtilli hanno limato i profitti della stagione passata. Inoltre, anche le quotazioni di mele e uva da tavola sui mercati statunitense ed europeo sono diminuite, rendendo la situazione ancorapeggiore.
Il leader dell'organizzazione cilena dei produttori di frutta fresca ha reso noto che le vendite totali di frutta si sono fermate a 3,14 miliardi di dollari, pari a 188 milioni di dollari in meno rispetto alla stagione 2007/2008. In termini di volume, l'export frutticolo ha invece totalizzato 2,45 milioni di tonnellate nella campagna 2008/09, rispetto ai2,41 milioni di ton della stagione precedente.
Secondo Echeverría, la strategia da seguire per il futuro della frutta cilena è quella di rendersi menodipendente dai mercati USA e UE e lavorare per aumentare le vendite in Asia, America Latina e nei paesidel Medio Oriente.
"Dobbiamo effettuare maggiori spedizioni di frutta verso quelle zone del mondo che hanno meglioresistito alla crisi economica, per esempio verso mercati come Cina, Giappone eIsraele", ha detto Echeverría. "Quanto meno dipendenti diventeremo dal mercato statunitense e da quello europeo, quanto meglio staranno i nostri frutticoltori".
In questi giorni Federfruta tiene a Santiago (Hotel Sheraton) la sua 22ma convention annuale sui prodotti frutticoli, ottima occasione per fare il punto sulla situazione, con seminari di aggiornamento anche su aspetti tecnici. L'evento vede anche lo svolgimento della 7ma tavola rotonda internazionale, con la presenza di importatori di frutta cilena da diversi paesi del mondo, come Israele, Cina, India, Italia, Ecuador, Messico e altri.