Bagnacavallo (RA): produttori regalano pesche in segno di protesta
"Si tratta di una ennesima svalutazione del nostro antico lavoro in un mercato in caduta libera dove la distribuzione detta le regole", accusano all’unisono Italo e Giuliano. Per rendere palese la loro decisione hanno già cominciato ad espiantare il terreno dove coltivavano pesche nettarine, pagate quest’anno 20 centesimi di euro al chilo e rivendute mediamente a 2 euro sugli scaffali della grande distribuzione.
"Neanche pagando in nero, che è tecnicamente impossibile, riusciamo a stare nei costi", dice Giuliano, 54 anni tutti passati nei campi, che con il fratello ha deciso di offrire gratis l’ultima produzione stagionale di pesche alla gente che nei prossimi giorni vorrà passare lungo la strada che da Bagnacavallo va a Villanova. L’insolita proposta dei fratelli Graziani di far riempire alla gente gratuitamente ceste e casse con le pesche per fare marmellate e succhi di frutta evita se non altro che questo prezioso frutto marcisca sugli alberi.
La famiglia Graziani, detta dei Zizarè, è molto conosciuta nel mondo agricolo e cooperativistico emiliano romagnolo per la serietà e dedizione alla campagna. "Invitiamo la gente a raccogliere pesche, che sono state certificate a tutti gli effetti con ben 360 punti di controllo", afferma Giuliano, e avverte che presumibilmente anche l’uva subirà la stessa sorte. Italo, il fratello maggiore afferma quasi con pudore: "Si tratta forse di una romantica protesta, come quella degli operai giapponesi, che continuavano a lavorare ma con una fascia al braccio per manifestare il dissenso. Però, prima di chiudere definitivamente la nostra azienda vogliamo denunciare l’organizzazione di un sistema produttivo e commerciale che condiziona pesantemente tutto mondo agricolo".
Così il 30 agosto si sono potute raccogliere gratuitamente circa 500 quintali di pesche nel frutteto dell’Azienda Agricola dei Fratelli Graziani di Bagnacavallo, pesche che dovevano essere (s)vendute a 4 centesimi di euro al chilo.