Soltanto dalla rimozione di un prodotto chimico impiegato contro i nematodi (micro vermi del suolo che attaccano le piante di patata), l'industria pataticola della Gran Bretagna potrebbe subire, secondo Clayton, un contraccolpo stimabile in 50 milioni di sterline (oltre 58 milioni di euro). Circa i due terzi dei suoli destinati alla coltivazione di patate nel paese è infatti contaminata da nematodi.
In assenza di pesticidi chimici, l'unica soluzione a breve termine rimarrebbe quella di aumentare gli intervalli di tempo tra un raccolto e l'altro, praticando la rotazione delle colture, mentre una soluzione a lungo termine potrebbe derivare soltanto dalla selezione di varietà di patata resistenti ai nematodi.
L'eliminazione di un principio attivo contro la peronospora (micidiale patologia batterica) potrebbe dal canto suo condurre a una riduzione del 10% del raccolto britannico di patate.
Proprio con riguardo alla peronospora, Clayton avverte che: "sospendere ora l'impiego di mezzi chimici di contrasto che i produttori hanno utilizzato con successo per anni potrebbe essere fatale, anche in considerazione del fatto che dobbiamo fare i conti con un ceppo di peronospora che fa la sua comparsa ben due settimane prima del normale. Ironicamente, l'aumento di coltivazioni casalinghe da parte di normali cittadini che, per rispondere alla crisi economica, hanno deciso di coltivarsi da soli le patate nell'orticello di casa, sta incrementando la diffusione della peronospora e il rischio di trasmissione della patologia ai raccolti commerciali".
Anche il controllo delle infestanti, aggiunge Clayton, potrebbe risultare molto più difficile con la perdita di uno o due principi attivi attualmente utilizzati. In questo caso, il danno potrebbe comportare una riduzione del 14% della resa produttiva.